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Un giardino sul muro

La tecnica

L’elemento basilare del sistema inventato da Blanc e perfezionato con successivi interventi è il supporto verticale in feltro sintetico. È un materiale dotato di una buona capillarità già utilizzato nella coltivazione in serra. La sua caratteristica è quella che una volta inumidito dall’alto, mantiene a lungo l’acqua che può essere così attinta dalle radici. Il telo di feltro è munito di una serie di tasche realizzate con lo stesso materiale. In queste vengono piantate le piantine. Il sistema è leggero, ma occorre sostenerlo con un pannello in plastica rigida che viene a sua volta agganciato al muro con un distanziatore che garantisce l’aerazione della parete. Nella vasca posta ai piedi della parete si raccoglie l’acqua eccedente. La stessa acqua, arricchita con fertilizzanti, viene nuovamente pompata in cima alla parete, secondo cicli irrigui che dipendono da fattori ambientali e climatici.

La rapida ascesa dei “giardini in verticale” è cominciata così. Anno dopo anno si moltiplicano i progetti per decorare pareti interne ed esterne di prestigiosi edifici parigini. Da qui al resto della Francia. La lista dei lavori si allunga ad altri continenti New York, Osaka, Bangkok, Hirosaka, New Dehli.

Un verde che non cambia le cose, ma che le fa sembrare più belle o meno brutte a seconda dei casi.

I muri di sostegno verdi

La superficie di accumulo di terra mossa, si dispone secondo un angolo che dipende dalla natura del terreno stesso. Se si desidera ottenere un piano più inclinato della disposizione naturale occorre intervenire con artifici, chiamati genericamente armature. Le terre armate sono dunque terre che si presentano con un piano innaturale, molto più verticale di quello che potrebbero mantenere per loro natura. I muri verdi sono sempre più arditi. Vere strutture di ingegneria. Ma possiamo stare tranquilli? Partendo dal concetto che nulla è eterno, c’è da domandarsi: quanto dureranno, in che modo avvertiranno del proprio cedimento? Sarà un processo di lento degrado o uno schianto improvviso? Come si potranno monitorare opere di sostegno che con gli anni saranno ricoperte da fitta vegetazione arbustiva e arborea… Dobbiamo sperare che l’effetto consolidante della vegetazione funzioni da struttura permanente. Ma sarà proprio così? Speriamo. Nel frattempo non perdiamo d’occhio le realizzazioni che vanno moltiplicandosi.

 

 

Sviluppo verticale

All’origine, il verde verticale pareva essere una semplice questione di giardinaggio. Una questione nata e risolta all’interno di orti e giardini, per favorire lo sviluppo di piante rampicanti. Significativo il passaggio di un manuale, che cita: “non scordatevi dello spazi che potete regalare al verde utilizzando le situazioni meno favorevoli. Oppure create da voi nuovi spazi all’interno del vostro giardino per potere dare a fiori e piante occasioni di mettersi in mostra e di svilupparsi con vigore”. L’argomento è fine a se stesso. In precedenza troviamo coltivazioni in verticale in campo agricolo, da sempre principale fonte di ispirazione delle tecniche di giardinaggio. Per avere una riprova di quanta affinità ci sia anche in questo caso fra i due campi, è sufficiente visitare un solo sito storico, dove si può cogliere l’origine delle tecniche che ancora oggi sono utilizzate per coltivare il verde decorativo. È le Potagere du Roi di Versailles, per lunghi secoli il luogo di sperimentazione e ricerca dei migliori giardinieri di Francia. Ancora oggi mostra intatto il suo fascino di produzione e ricerca e non è un caso che gran parte delle coltivazioni frutticole si sviluppano in verticale. Alti muri sono stati elevati per riparare dal freddo e dal gelo le coltivazioni che sorgevano in piena campagna. Il muro è qui fonte di vita e non è mai lasciato spoglio. Serve anche per sorreggere e scaldare la frutta, gli ortaggi e le pochissime piante decorative che il giardino produce. I muri sono il carattere vitale di questo vastissimo giardino dei frutti. Mirabile sintesi di bello e utile, che si contrappone alla magnifica inutilità del giardino confinante, ben più famoso.

Una diversa presa verso altri campi avviene quando oltre ai consigli, alle tecniche ed ai trucchi, per abbellire il giardino, si fanno breccia teorie più generali e culturali sul modo di vivere in città e sul ruolo del verde. In particolare a partire dagli anni 70 in Germania, queste teorie hanno portato allo studio e alla diffusione di alcune tecniche per il sostegno del verde in facciata. Grazie al prezioso contributo di architettura e design e ad una popolazione già sensibilizzata, molti parcheggi, muri ciechi, strutture tecnologiche, hanno potuto ricevere la vellutata carezza del verde.


Conclusioni

Tutto nasce da un muro. O intorno a un muro, che costruisce e protegge l’ambiente per le funzioni dell’uomo, ma sottrae quelle della natura. Lo spazio che resta è più piccolo, spesso sviluppato in verticale, con meno sole. È questo il modo corretto di vedere il verde verticale: un nuovo modo per compensare ciò che è stato sottratto. Se tutto questo fa moda, spettacolo, ben venga, sarà più facile fare capire l’importanza di proporre strutture autonome e determinate da funzioni propositive.

Il nemico del verde in facciata è la disinformazione e la pretesa di capire le cose senza filtrare preconcetti e luoghi comuni. Del tipo: il verde sporca, porta insetti, rovina l’intonaco, costa caro e procura molta manutenzione. È facile seguire queste “intuizioni”. Più difficile semmai provarne la veridicità o valutarne i reali effetti, molti dei quali positivi.

È ancora la mancanza di informazioni che ci nega risposte di cui abbiamo bisogno per dimostrare l’efficacia del verde in facciata: quanto vale in estate una protezione contro il sole? Quanto si può stimare il controllo microclimatico degli spazi urbani? Quanto incide sulla vita di una parete la protezione del verde contro l’azione del vento, del sole e dell’acqua battente?

Una seria ricerca deve valutare le caratteristiche microclimatiche del sito, la morfologia dell’edificio di progetto, con riferimenti all’estensione e all’orientamento delle pareti. Non è quindi facile reperire i dati e avviare le esperienze, ma da qualcosa è necessario partire, se non altro per gli interessanti risultati che il verde verticale ci mostra in altri paesi, ormai approdati al concetto di “giardino verticale”. In questo percorso, si è rivelato fondamentale l’apporto di molti progettisti e tecnici, autori di nuovi paesaggi urbani. Nuovi spazi intesi come risorse, acquisiti grazie alle tecniche, ma soprattutto alla capacità di guardare lontano, volere bene ad una città e curarne l’aspetto. Un muro verde non cambia nulla, ma è la dichiarazione di un nuovo atteggiamento.

 

Paolo Villa

architetto del paesaggio

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