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Dalla sottovalutazione del manager alla formazione frammentata

La figura del manager

Giuseppe Truglia, Presidente Manageritalia Lombardia,  si dice assolutamente in linea con la tesi di Arabia, per cui il sapere è premessa irrinunciabile e  a nulla vale un sorriso se, tolto questo, non c’è una solida competenza alle spalle.

«In qualità di rappresentante di un’associazione di manager posso affermare che il clima di sfiducia che circonda oggi il direttore d’albergo è lo stesso che aleggi in molti altri settori: così come la frammentarietà dell’università è assolutamente speculare rispetto alla frammentarietà dell’impresa. Oggi il manager è visto più come un ladro di bonus che come un professionista capace di assommare in sé competenze tecniche e qualità umane. C’è una grande confusione attualmente su quello che è il ruolo del manager, frutto di un uso scriteriato ed abusato di questo termine. In Italia ci sono circa 100.000 manager e noi di Manageritalia ne rappresentiamo all’incirca 35.000 nel settore, anche se nel 2009 il numero delle espulsioni è drammaticamente aumentato.

Il vero problema – come suggeriva in chiusura Arabia – è che bisogna aumentare la presenza di manager nelle piccole realtà ricettive perché non è affatto vero che dove c’è il padrone, il manager non è più necessario. Questa considerazione fa capo ad una concezione del manager come costo più che come risorsa: è su questo punto che bisogna operare dal punto di vista culturale, facendo capre che il direttore è il primo, insostituibile ausilio per l’imprenditore. Inoltre, vorrei soffermarmi su un punto che non è ancora stato citato: per uscire dalla crisi è necessario investire sulla qualità delle risorse, investire sul servizio.  È piuttosto allarmante il dato  registrato dalle nostre indagini biennali sulla soddisfazione del cliente in albergo:  negli ultimi anni la costumer satsfaction è calata  di oltre 5 punti  rispetto a qualche tempo fa.  È essenziale recuperare il terreno perso. Anche per questo il manager post-crisi dovrà adattare più che mai il proprio profilo a misura di cliente, dovrà avere una flessibilità totale (24 ore al giorno senza sabati né domeniche),unita ad un’effettiva capacità di fare risultato. Inoltre dovrà adottare la filosofia del self-management, nel senso che dovrà pensare in modo autonomo e flessibile al proprio futuro, partendo dal presupposto di essere utile ma considerando anche l’eventualità che la sua carriera duri più dell’azienda stessa, che oggi crescono, rifondono e muoiono al ritmo dei funghi».

Milano città aperta (all’arte)

A concludere la mattinata, l’intervento di Massimiliano Orsetti, Assessore al turismo, Identità e Marketing del comune di Milano, che illustra le iniziative messe in campo dall’amministrazione comunale in vista dell’appuntamento con l’Expo 2015. «Indubbiamente l’evento catalizzerà l’attenzione del mondo intero ed il comune di Milano ha bisogno anche della vostra collaborazione perché tutto si svolga per il meglio. Quello su cui il Comune sta attualmente puntando è una politica di marketing territoriale ed identità con il territorio che, a nostro avviso, sono i concetti chiave che rivoluzioneranno l’offerta turistica milanese che, ad oggi, conosce  per l’80% un turismo business e solo per il  20% un turismo leisure. Bisogna dunque anzitutto sfatare la concezione di Milano come città brutta, non degna di essere visitata, perché invece Milano contiene tra chiese, teatri basiliche e monumenti ben l’11% del patrimonio artistico nazionale». E chi se lo aspettava, in effetti? Ho sempre sentito dire che a Milano c’è solo la nebbia. «Abbiamo scelto – prosegue Orsetti – di investire parecchie risorse per rilanciare Milano come città d’arte. Il comune, assieme con la camera di Commercio, Assolombardia, ATM e SEA (aggiuntasi dopo e non come socio fondatore) sta vagliando dei progetti per trasformare la tappa business all’Expo in un’occasione di soggiorno leisure a misura Duomo (ops: d’uomo). Uscirà presto la carta del turista, che avrà sconti e facilitazioni nell’utilizzo dei mezzi e dei servizi cittadini; è poi in fase di costruzione un nuovo e moderno portale del turismo da cui si potranno effettuare direttamente le prenotazioni alberghiere, la costruzione di un osservatorio sul turismo nonché, dulcis in fundo, una politica volta alla valorizzazione del brand di Milano».

Missione manager

Tanti e consimili, dunque, gli spunti di riflessione che verranno approfonditi in occasione di un prossimo appuntamento, previsto per il 17 novembre e di cui vi riferiremo sul prossimo numero.

Ciò che è certo è che la categoria dei direttori d’albergo rappresenta la colonna vertebrale delle strutture ricettive in tutto il territorio nazionale ed è una risorsa inestimabile per l’economia del settore. Il mondo dell’accoglienza appare attualmente molto frammentato e scollato nelle sue parti fondanti ed è necessario impegnarsi per instaurare un dialogo tra le parti: il direttore con l’imprenditore, l’università con l’impresa. Solo attraverso una sforzo congiunto, una politica di formazione continua e una rigorosa cultura del merito si potrà, infatti, riportare  in auge il profilo del manager che, ultimamente, non gode di un adeguato riconoscimento sociale in Italia e non è più molto richiesto neppure all’estero, forse “vittima” consapevole della stasi perpetua in cui versa l’economia italiana.

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