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Giardini di benessere: l’integrazione al paesaggio delle strutture ricettive del sud Italia

(tratto da: “GSA” n.11, Novembre 2009)


Una buona struttura ricettiva, non deve rispondere solo a richieste estetiche funzionali, ma deve essere attenta a tutto ciò che contribuirà a rendere il soggiorno un’esperienza unica e irripetibile.


Gli spazi verdi al servizio dell’accoglienza rappresentano un tema di grande attualità e in progressivo sviluppo, alimentato da richieste sempre più specifiche ed esigenti.
Molte località, che propongono vacanze di cultura e di relax, si avvalgono di elementi peculiari quali natura, clima mite, esposizione solare e panorama, per garantire esperienze inedite a chi sceglie di viverle.

Storia, arte e cultura insegnano come il contesto naturale sia da sempre elemento fondamentale per la scelta dei luoghi da insediare.

La ricerca del confort e del benessere trova le sue origini agli inizi della storia del costruire, ottenendo una posizione sempre più centrale nella progettazione architettonica contemporanea.

Le strutture ricettive, rappresentano un esempio fondamentale dei risultati di questa ricerca. Più che in ogni altro luogo, qui l’ospite vuole in poco tempo rendere il proprio ricordo più intenso.
Questo carattere accresce nelle strutture che offrono la possibilità di approdare in terre fantastiche e godere di un contesto ambientale e climatico favorevole, come quello del nostro sud Italia.
Tali costruzioni  diventano vere e proprie porte di ingresso privilegiate, di un paesaggio sempre più accoglienti. dove gli spazi interni si fondono a quelli esterni e la cognizione del tempo si dissolve in momenti di alta intensità.

Viaggiare stanca,  soprattutto in quelle località dove non si finirebbe mai di cercare, scoprire e ammirare. la vicinanza di bellezze e di ricchezze artistiche e naturali spinge i visitatori  a riempire  le giornate con attività, che pur essendo piacevoli e appaganti, finiscono per gravare sul fisico.

Per riprendersi da giornate intense e prepararsi al lavoro che li attende al rientro delle vacanze sono necessari spazi che consentono una vacanza delicata e leggera, dove il corpo e lo spirito possano ritrovarsi a condividere gli stessi piaceri.

Stare all’aperto
Per vivere piacevolmente all’aperto,  è fondamentale valutare il rapporto tra gli spazi esposti al sole e quelli in ombra. I turisti che scelgono di trascorrere le vacanze al sud Italia, sono tendenzialmente alla ricerca del sole ma allo stesso tempo, nei momenti di riposo, non vogliono precludersi la possibilità di ripararsi all’ombra di un albero o un pergolato.
La temperatura favorevole non è l’unico fattore che soddisfa l’esigenza di vivere all’aperto. Occorre un posto confortevole, accogliente, rilassante. Un posto che sappia coniugare la necessità di intima scoperta con la condivisione del piacere con altre persone. Un dilemma che è risolvibile solo con una progettazione attenta ad ogni dettaglio e che consideri ogni tipo di uso.

Aprirsi verso l’esterno
Nella progettazione di edifici siti in località calde, quali quelle del sud Italia, e’ fondamentale considerare l’orientamento e l’esposizione solare dello stesso, per poi lasciare alla composizione architettonica la valorizzazione del rapporto con l’esterno.
La disposizione dei volumi, la loro composizione spaziale, l’utilizzo dell’ipogeo e dei piani sopraelevati, l’aggetto di pergolati, le nicchie e le logge, le ampie pareti vetrate, le superfici continue, non sono che alcuni dei più semplici modi per ampliare e ammorbidire il contatto fra spazi interni ed esterni.
Tanti sono i sistemi, uno è l’obiettivo: annullare le barriere e consentire una facile fruizione nella completa continuità degli spazi.

Microclima
E’ in buona parte compito della struttura edilizia, favorire il microclima adatto per la vita all’aperto e soddisfare la ricerca di un piacere che può derivare solo dal vivere a contatto con gli elementi naturali. Molte sensazioni all’interno non sono così facili da ottenere.
Vanno però considerati anche gli effetti negativi e le giuste contromisure. ombra quando necessario, protezione dal vento, frescura quando serve e sole quando occorre.
Il tutto nel rispetto della natura, che con i suoi colori, luci e suoni, offre sensazioni che nessuna opera umana riuscirebbe a creare.
Molte vacanze vengono archiviate tra i ricordi sottoforma di colori, vibrazioni e profumi, pertanto e’ fondamentale che il mondo sensoriale non venga trascurato.

Particolari non trascurabili

“Oramai tutti abbiamo interiorizzato la velocità, come se fossimo nati in un treno in corsa e vedessimo che non e’ il treno ad attraversare lo spazio, ma sono gli alberi, le case, il paesaggio a correre intorno a noi. (…) la storia degli ultimi secoli e’ quella di una crescente riduzione dei tempi, della vittoria del tempo sullo spazio.” (Franco Cassano, “Modernizzare stanca, prendere tempo guadagnare tempo”.)

La vacanza e’ un momento di lentezza che rompe con i ritmi frenetici della quotidianità e ci restituisce alla nudità delle piccole cose che ci circondano, trasformandoli in ricordi.
Quando siamo in vacanza notiamo tutto. Il colore delle tovaglie, la decorazione del soffitto. Scrutiamo ogni puntino all’orizzonte come se ognuno di quelli fosse la ragione della nostra esistenza. Osserviamo: cosa che capita di rado nella vita di tutti i giorni, dove lo studio dei dettagli può sempre essere rimandato ad un domani che non verrà mai.
Per questo chi si occupa di ricezione deve studiare ogni dettaglio. Perché la gente li nota finalmente, li vede. Li cerca. Vuole ripartire avendo immagazzinato il più possibile delle sensazioni e delle emozioni che un posto fantastico può avere dato loro.
Per fare fronte ad una situazione così coinvolgente per i nostri sensi, ci vogliono degli esperti. L’improvvisazione non paga. Se in città, al macellaio dell’angolo, basta esporre un vaso di fiori sul bancone per riscuotere l’interesse e l’ammirazione dei pochi cittadini che l’avranno notato. In vacanza il vaso deve essere quello giusto, i fiori scelti con cura, la posizione non casuale. E la gente si fermerà ad annusarli, a toccarli, a discutere della posizione, della scelta, dell’accostamento con la tappezzeria e con i marmi del pavimento.
La gente del nord Europa è più abituata ad osservare la vegetazione e non c’è da stupirsi di loro se fanno certe considerazioni. Ma anche gli italiani, che notoriamente non sono un popolo di botanici e naturalisti, in vacanza si trasformano e guardano tutto.
Una buona struttura ricettiva, non deve rispondere solo a richieste estetiche e funzionali , ma deve essere attenta a tutto ciò che contribuirà a rendere il soggiorno una esperienza unica e irripetibile.

La vegetazione del sole
In questi luoghi la vegetazione ha un carattere particolare e personalissimo. E’ rigogliosa, stupefacente, coloratissima. Porta lontano la fantasia giocando con le trasparenze delle chiome, le tessiture dei tronchi, l’abbondanza e la bellezza dei frutti, che rimangono come nella tradizione, le piante preferite dei giardinieri. L’esigenza dell’acqua non ne limita l’uso, perché le varietà sono selezionate da secoli per affrontare questo problema, così come le altre esigenze manutentive.

Uso dei materiali  e dei colori

I materiali e i colori, nella progettazione delle strutture ricettive hanno un ruolo fondamentale  non solo per assecondare l’identità del luogo in cui essa sorge, ma anche per condizionare lo stato emotivo degli ospiti.
L’elemento che più di ogni altro contribuisce alla valorizzazione delle superfici e’ la luce. Le località del  meridione d’Italia godono di una intensa luce solare che ne esalta le tonalità cromatiche nella sua purezza. allo stesso tempo vivifica la finitura dei materiali (rugosità, trasparenza, lucentezza, levigatezza, ecc).
Alle origini degli insediamenti mediterranei la scelta dei colori delle costruzioni erano dettate da esigenze funzionali, soprattutto nelle zone marittime, prevaleva l’uso del colore bianco per respingere i raggi solari e quindi ridurre la trasmissione di calore all’interno delle abitazioni. Il colore azzurro di porte e finestre serviva per allontanare gli insetti. Con lo stesso criterio si sceglievano le tinte rosse e gialle per gli edifici immersi nel verde, rispettando la logica e l’abbinamento dei colori complementari e contigui.
Nel campo della progettazione cromatica, l’abbinamento di colori complementari (esempio il rosso al verde) viene utilizzato quando si vuole ottenere il massimo contrasto tra i due colori prescelti, mentre l’abbinamento di colori contigui (esempio il giallo al verde) per alterarne sensibilmente la percezione luminosa di quello meno predominante.
La scelta dei materiali, era invece, determinata da aspetti pratici, legati al trasporto e alle caratteristiche climatiche del luogo. Con l’apporto delle nuove tecnologie, abbiamo oggi a disposizione una gamma più vasta di materiali, ma il criterio di scelta si lega sempre alla coerenza con l’ambiente e col clima in cui si opera.

Colori e profumi

Dicevamo prima che  di molte vacanze riusciamo a ricordarne solo i profumi. Di conseguenza questi, diventano elementi importanti, anche se non possono essere illustrati nelle cartoline.
La percezione di un profumo può essere determinata da fattori artificiali o naturali. Generalmente la prima e’ associata agli spazi interni mentre la seconda agli spazi all’aperto come i giardini, il mare, la sabbia, la macchia mediterranea.
Ai profumi spesso sono associati i colori. Profumi e colori insieme possono dar luogo ad una percezione spaziale differenziata e ad una forte esperienza emotiva. Negli spazi esterni è soprattutto la vegetazione che assume il ruolo fondamentale di dare un forte carattere olfattivo.

Luci

Dall’architettura moderna abbiamo ereditato il concetto di luce come generatrice di spazi, tanto che uno dei segni distintivi di un edificio il rapporto tra massa e luce. La prima considerata in senso fisico, come sostanza della costruzione e la seconda come energia che vivifica lo spazio. In una struttura destinata al relax e allo svago, il ruolo dell’illuminazione è fondamentale perché deve rispondere ad esigenze funzionali, per poi divenire essa stessa materia.
Se nella progettazione architettonica la luce deve confrontarsi con la massa dell’edificio, nella progettazione paesaggistica questa non può sottrarsi al dialogo con gli elementi naturali.

Il giardino della vacanza estiva è uno spazio che deve funzionare 24 ore al giorno. In ogni momento deve presentare un aspetto interessante. La luce artificiale non si richiama più ad un concetto di sicurezza, che è il motivo principale della sua applicazione all’esterno (illuminare per vedere), ma punta piuttosto ad altri aspetti più legati al relax e alla contemplazione (illuminare per stupire, per focalizzare, per rilassare).
Quindi anche gli impianti sono concepiti in modo completamente diverso, soprattutto per stare in funzione molto più a lungo (la vita notturna a volte riempie tutti i tempi lasciati da quella diurna).

La luce artificiale non deve negare nulla di quello che è visibile e bello fuori dalla proprietà. Il tramonto per esempio, non deve entrare in competizione con l’apparato scenico luminoso (l’alba, è argomento più da pescatori che da turisti). Ma anche le magnifiche immagini della costa illuminata, che prende la luce solo dalla luna.
Il fuori deve rimanere sempre i vero protagonista. Il cielo è un altro esempio. Un esempio banale, ma importante. In città pochissimi vedono le stelle: luci, nebbia, cappa di inquinamento. Mancanza di occasioni. Tutti sanno che ci sono ma in quanto a vederle, se ne parla solo d’estate.
Per questo sono da evitare (soprattutto nei punti di sosta) le luci zenitali, le lampade poste su pali alti, i fari che illuminano dall’alto in basso.

Con uno sfondo molto buio (il paesaggio da vedere) è molto più facile incorrere in fenomeni di abbagliamento, che come è noto non dipende dall’intensità luminosa dei corpi, ma dal contrasto fra la luce che producono e il buio che hanno intorno. In città è difficile essere abbagliati perché c’è molta luce diffusa. In una zona isolata è sufficiente un lumino per cerare un disturbo visivo.
La luce artificiale deve avere obiettivi differenti rispetto alla luce naturale. Deve essere selettiva, puntuale, calibrata, morbida. Anche colorata all’occorrenza, ma con molta prudenza se si vuole soddisfare più ampiamente i gusti delle  persone.
Le piante illuminate sono piante diverse. Prendono una forma diversa, un portamento diverso. Un colore diverso. Possono avere un grande tronco oppure non averlo affatto, dipende dall’orientamento del fascio luminoso.

Poi l’acqua…
Dopo il sole c’è l’acqua. Non c’è vacanza senza acqua. L’acqua riposa, rilassa, diverte, incuriosisce. Ha mille positività e qualche controindicazione.  Accoglie. E accompagna. E quando non la si vede più la si sente ancora scrosciare, zampillare, saltare.
Il suono dell’acqua deve essere calibrato per non sovrapporsi ai mille suoni della natura. La priorità va alle manifestazioni naturali, che rimangono indimenticabili. Solo dopo, quando si verifica la mancanza di  qualcosa si possono apportare ulteriori positività. Questa rimane la prima capacità del paesaggista, che riconosce e valorizza le risorse.
L’acqua è natura e arte. Difficile trovare una linea distintiva. C’è addirittura chi non considera mai l’acqua come elemento artificiale, in qualunque contenitore, in qualunque modo venga proposta, l’acqua rimane un elemento naturale in tutto e per tutto.
L’acqua rinfresca. È l’associazione più semplice ed immediata con la frescura. Sia piscina che laghetto, canale o rivolo, fontana o abbeveratoio per uccelli. In questa direzione, la tecnologia al servizio dell’acqua ha fatto passi da gigante, permettendoci di proporla in tutti i modi pensabili,  dalla cascata alla nebbia, dallo zampillo al getto concentrato.

Il senso dell’acqua
La percezione dell’acqua conferisce effetti estetici, rilassanti, rassicuranti, rinfrescanti. Induce anche ad  un certo dinamismo.

Le ultime ricerche  idrauliche e commerciali si sono concentrate selle tecnologie dell’acqua e della luce. Per l’acqua hanno prodotto degli effetti nebulizzanti che hanno il doppio effetto estetico e rinfrescante. In particolari certi prodotti che vaporizzano ad alta pressione e che consentono di vaporizzare l’acqua in particelle così minuscole da annientare l’effetto umidità (ci si può tranquillamente leggere il giornale sotto) e mantenere l’effetto rinfrescante.

Il fuoco amico
Stare bene riavvicinarsi alle cose ed ai gesti più semplici. Ai desideri più atavici. Il fuoco sulla spiaggia è uno dei pensieri più ricorrenti e non può essere soppiantato da nessun sistema di illuminazione, neppure il più sofisticato ed efficace. Come nessun impianto di riscaldamento può competere con il calore e le sensazioni del fuoco libero. Solo di recente ci si è riavvicinati al fuoco in esterno, passato da esigenza a motivo di piacere fisico ed emotivo.

Giardini per sognare

Giardini dell’Hotel Ravesi,  Isola di Salina, (ME)
Progetto e realizzazione Gda S.r.l – Tremestieri Etneo (CT)

Un piccolo albergo che punta sulla qualità e sui dettagli. La struttura recuperata e riadattata, aiuta a costruire angoli di intimità e di svago, ma riesce anche a far nascere uno dei più belle viste su Panarea e Stromboli. Una ristrutturazione ha molti vincoli ma anche la possibilità di misurare il risultato sin dall’inizio. Capire gli spazi,  misurarli calibrarli, metterli in proporzione al tutto.
Così il progetto è più semplice, basta poco per mettere in risalto il carattere eoliano e assegnare il compito di accogliere i visitatori.
Il giardino dell’Hotel  si divide in due parti.  Una più dedicata alla passeggiata, al relax. L’altra più piccola e semplice si concentra su una grandiosa vista sul mare.
La piscina è un elemento scenografico che si fonde col paesaggio lontano, acqua su acqua, specchio su specchio, per non perdere niente della maestosità del sito.
La zona piscina è aperta e solare. La palma, l’acqua, la linea dell’orizzonte, l’architettura sobria dell’albergo.
Gli fa da contrasto il giardino accanto, ombreggiato da un pergolato rustico e  da un soffice prato con vegetazione vivace e profumata.
Nella prima parte è posta in risalto la vista, nella seconda (che pure vanta una vista altrettanto bella) sono valorizzati i temi legati alle altre percezioni sensoriali. Si può camminare sul prato, godere dei colori e delle forme di specie vegetali tipiche della macchia mediterranea, di vegetazione che a tratti sembra del tutto spontanea. I toni sono smorzati dalla natura e sembra quasi che  i luoghi contenessero già ciò che è stato pensato.

Il giardino interno propone una passeggiata profumata dal parcheggio all’hotel, il percorso degli odori  con piante aromatiche ed officinali come il timo, il rosmarino, la lavanda, il gelsominoe comprende  caratteri sobri degli elementi presi a prestito da un paesaggio millenario: il frutteto, l’agrumeto, le siepe di ibisco e di pittosporo a far da cornice, jacaranda, falso pepe per arrivare al giardino roccioso ed alla siepe di oleandri.
I fruitori della struttura possano immergersi nella natura  e sostare in totale relax

Giardini e corti dell’Hotel Hilton, Portorosa, (ME)
Progetto e realizzazione  Gda S.r.l – Tremestieri Etneo(CT)

L’hotel non ha lo stesso panorama del precedente, anche se è in una  bellissima posizione.
Impone la propria presenza con un edificio poco incline all’ironia. Un ordine severo si pone davanti al visitatore chiudendo la vista del porticciolo. Troppo grande per essere benvoluto, troppo austero per far sognare i visitatori. Peccato usare così male il cemento. Non sempre è questione di metri cubi, a volte è solo questione di buon gusto.
Difficile fare un giardino che sappia contrastare una partenza così brusca. Ma il compito del paesaggista a volte impone sfide impossibili.
Sono stati evitati interventi retorici di pari austerità. Il verde non ama essere trattato in modo austero, quando ci si prova, a volte si ribella. Le piante hanno una loro anima che non si fa governare. Provate a insegnare ad una palma come ci si comporta, se ci riuscite. Sarà sempre una palma. Pianta perfetta e maestosa, libera e allegra. Una pianta che contende personalità ad ogni edificio. Per questo il  terribile flagello che le sta decimando è così temuto: non c’è pianta che possa mantenere la stessa personalità e la capacità di prendere spazio.
Le palme quindi non sono una scelta casuale e all’Hilton ne sono state piantate molte. Palme che si agitano nel vento impongono una presenza importante e distolgono l’attenzione.  Palme sui due piani di ingresso e palme anche sul tetto che si affacciano e mitigano quella linea a scimitarra che fende il cielo.
Si gioca sui dettagli, si cura tutto della vegetazione, ultimo baluardo che può aiutare una situazione  compromessa.
Il giardino che si frastaglia che scende al piano di sotto, si concretizza e si rafforza nella roccia, nell’acqua e nella luce. Riesce ad ottenere in poco spazio quello stupore e quell’ammirazione che l’edificio non riesce ad ottenere.

Parco dell’Hotel Altafiumara, Scilla, Rc
Progetto dal paesaggista Ernesto Viccardi, Realizzazione Gda S.r.l – Tremestieri Etneo (CT)

Un grande spazio di 10 ettari a picco sul mare, nello splendido scenario naturale dello Stretto.
Spesso ci si lamenta quando non si ha molto spazio a disposizione. Ma cosa accade quando lo spazio disponibile è più di quanto strettamente necessario? E’di rigore una bella pensata. E’ facile piantare alberi e tracciare strade. La cosa difficile è fare di tutto questo un giardino che funziona. Il giardino funziona quando le parti sono unite con armonia, quando risulta semplice ed economica la gestione e la manutenzione, quando sono soddisfatte le esigenze degli ospiti.
Innanzitutto è necessario trovare le funzioni più adatte alla struttura, ma anche al luogo  e alla clientela, che ad Altafiumara è molto selezionata. Gli ospiti possono scegliere un “percorso espositivo” permanente con sculture di artisti contemporanei che si snoda all’interno del Castello ed all’esterno dello stesso; le attrattive naturalistiche sono altrettanto accattivanti: passeggiare lungo il percorso delle erbe aromatiche e all’interno dell’orto biologico, il tutto in uno scenario naturale elegante e raffinato .
Ed ancora muoversi all’interno del resort,  facendosi cullare di profumi e dai colori, prima ancora che dalle terapie acquatiche della spa.

Parco dell’Hotel Kempisky, Mazara del Vallo, (TP)
Porgettazione e realizzazione Gda S.r.l – Tremestieri Etneo (CT)

L’Hotel Giardino di Costanza è albergo a 5 stelle lusso. L’idea progettuale della struttura si ispira
al concetto di antico baglio trapanese, anch’esso immerso in uno splendido scenario, tra distese di vigneti ed oliveti
Il verde della struttura ricettiva risulta ben armonizzato con il contesto e rispettoso delle preesistenze vegetali. La vegetazione è molto varia, ed attraverso dei percorsi in terra stabilizzata, ci si immerge in oasi contrassegnate da alberature a volte dalla chioma leggera come la Jacaranda o la Melia e l’Albizia, e tipiche della macchia mediterranea come la Quercia, l’Olivo ed il Carrubbo. Tutti gli scenari sembrano pensati per essere ricondotti ad una ricerca di unitarietà, sebbene gli stessi forniscano singolarmente un’immagine netta e ben definita, sottolineata talvolta da strutture, giochi d’acqua, percorsi, o ampie scarpate di cespugli. Il viale di ingresso, che divide il parco in due parti, è enfatizzato dal doppio filare di palme (Phoenix) che accompagnano all’edificio principale.
Nei giardini interni il carattere diventa più intimo, e l’aspetto mediterraneo diventa ancora più spiccato, ne è  testimonianza una collezione di agrumi e di essenze aromatiche ed officinali.

L’impostazione è quindi tipicamente mediterranea anche se a tratti vengono fuori elementi che collegano la tradizione mediterranea con la tradizione araba. Ecco che il simbolismo islamico che si manifesta attraverso canali d’acqua  labirinti e fontane. Il concetto di acqua, elemento di grande rilevanza all’interno del giardino, richiama simbolicamente alla vita e alla purezza, e si manifesta in modo sempre differente e sottoforma talvolta di vasche, canali, e getti d’acqua, conferendo al giardino anche un carattere sonoro. Anche la luce svolge il suo ruolo. Di notte le luci scenografiche illuminano le chiome, sottolineano i dettagli, danno un’altra forma all’acqua.

Paolo Villa e Filippo Ajello

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