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La corruzione e l’irregolarità mettono in difficoltà le imprese virtuose, rappresentando un problema cronico del nostro settore

Appalti truccati, mazzette, scambi di favore, corruzione: e non si tratta soltanto dei casi che sono emersi all’attenzione della magistratura. La corruzione è cosa capillarizzata, e chi lavora nel nostro settore lo sa bene. Le imprese oneste devono spesso fare i conti, quando si tratta di lavorare con la pubblica amministrazione, con la concorrenza sleale. In questo modo il fenomeno corruttivo, fra l’altro pericolosamente contagioso, rischia di devastare il funzionamento fisiologico dei contratti pubblici e il settore delle imprese che lavora per la pubblica amministrazione. E di rappresentare un costo enorme, economico e sociale. Le regole sono scavalcate o aggirate: basti pensare che nell’ultimo anno le trattaive private per le piccole opere sono schizzate in alto del 362% e, ad oggi, si stima che almeno 13 miliardi di lavori siano restati fuori del circuito delle leggi ordinarie.

Che fare? Una proposta arriva dall’Autorità di vigilanza, sui contratti pubblici, la stessa che ha denunciato la salute malata del sistema degli appalti: si parla di un sistema di qualificazione più rigoroso per le imprese e un sistema di qualificazione per le pubbliche amministrazioni, oltre che di rafforzare gli strumenti per la trasparenza a disposizione dell’Autorità stessa.

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