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Dagli hotel ai paesi poveri: il progetto Global Soap

Quante volte, in albergo, utilizziamo le saponette in dotazione due o tre volte e poi le lasciamo lì, abbandonate alla loro sorte, in attesa che vengano buttate? Ebbene: quella saponetta scartata e usata una o due volte nelle camere di albergo e poi buttata potrebbe aiutare i bambini dei paesi poveri a combattere le malattie causate da scarsa igiene. A dirlo è Derreck Kayongo, rifugiato in Kenia e poi emigrato dall’Uganda negli USA. Dopo avere scoperto che solamente nel Nord America vengono buttate ogni anno centinaia di milioni di saponette quando nel mondo ci sono persone, soprattutto bambini, che ogni giorno rischiano la vita per le precarie condizioni igieniche rimane scioccato. Dai dati OMS sono oltre 2 milioni i bambini che vivono in paesi a basso reddito e che muoiono di malattie diarroiche ogni anno. E il problema non è la disponibilità di sapone, ma il costo: quando si ha a disposizione un dollaro al giorno e una saponetta costa 25 centesimi, la priorità viene data ad altro.


Nasce così, nel 2009, il progetto Global Soap: con la collaborazione degli alberghi che aderiscono al programma, il progetto si occupa di organizzare la raccolta di saponette usate che, invece di finire in discarica, vengono pulite, disinfettate, rielaborate e impacchettate con l’aiuto di volontari e spedite a paesi poveri come Haiti, Uganda, Kenya e Swaziland. Partita da alcuni alberghi di Atlanta, oggi l’attività è cresciuta con 300 hotel che partecipano e che hanno donato oltre 100 tonnellate di sapone. Ad oggi sono stati inviati gratuitamente oltre 100.000 pezzi a diverse comunità di nove paesi, e l’amministrazione di Atlanta ha addirittura dedicato al progetto una giornata: il 15 maggio, Global Soap Project Day.

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