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Il caro energia frena gli investimenti nella sostenibilità

Il caro energia frena gli investimenti nella transizione sostenibile nonostante la crescita di  attenzione delle imprese.

Segno + per tanti indicatori: la sostenibilità diventa sempre più una leva di business, soprattutto per l’industria e il commercio all’ingrosso. Acquisire nuovi clienti, dimostrando di operare in una filiera sostenibile, ha generato in media una crescita di circa il 13% dei ricavi

  • Il 23,4% delle imprese intervistate redige il report di sostenibilità o il bilancio ambientale, con una crescita del 3,5% rispetto al 2021. Oltre la metà di queste lo fa spontaneamente, senza obblighi di legge;
  • L’attenzione alla sostenibilità risulta in crescita generale, nonostante una improvvisa impennata delle difficoltà nella transizione green: oltre il 58% delle aziende (+10% rispetto al 2021) dichiara di aver avuto problemi nel proprio percorso;
  • Nell’ultimo biennio il principale ostacolo per la sostenibilità è la burocrazia: per il 37,4% delle imprese intervistate nel 2022 e per il 46,2% di quelle ascoltate nel 2021. Nel 2019 e nel 2020 la principale difficoltà era di natura endogena (mancanza di budget). Rimane costante la mancanza di personale qualificato;
  • Il 71,0% delle imprese dichiara che avrà dei problemi per l’incremento dei costi energetici. A causa di questo, il 20,5% ha intenzione di rinunciare in tutto o in parte agli investimenti programmati. Tra queste ultime, il 34,5% rinuncerà proprio agli investimenti in sostenibilità;
  • La sostenibilità sta diventando sempre più centrale per migliorare la propria competitività: il 17,8% delle imprese dei settori industriale e del commercio all’ingrosso dichiara di aver acquisito nuovi clienti negli ultimi due anni dopo aver dimostrato di operare in una filiera sostenibile. Un dato in costante crescita rispetto al biennio precedente (+3% sul 2021 e +9,3% sul 2020);
  • In termini di sostenibilità sociale e di attenzione al benessere dei propri dipendenti, rimane costante il numero delle imprese che prevedono benefit aggiuntivi per i propri addetti (57,5%). In calo le aziende che fanno ricorso ad attività di welfare aziendale non richieste dalle normative (35%). Quest’ultimo dato è tornato su valori simili a quelli del 2019 (36,1%), nonostante il deciso aumento del biennio 2020-2021 (rispettivamente 41,4% e 39,6%);
  • Migliora la comunicazione delle buone pratiche. Il 16,9% delle imprese intervistate trasforma in statistiche rendicontabili quanto messo in campo in termini di sostenibilità. Nel 2021 lo ha fatto l’11,4% e nel 2020 ancora meno, il 10,3%;

La sostenibilità gioca un ruolo sempre più decisivo nella vita delle imprese e molti dei principali indicatori mostrano un trend positivo ma sul futuro aleggia lo spettro del caro energia. L’impennata senza precedenti dei costi energetici spaventa ben 7 imprese su 10, minacciando di rallentare la crescita e frenare investimenti e assunzioni. È il dato principale che emerge dal sesto Osservatorio Sostenibilità & Comunicazione condotto da Format Research e promosso da Mediatyche e Homina.

I risultati della ricerca sono stati al centro del dibattito tenutosi oggi a Roma, a Palazzo Theodoli-Bianchelli, a cui hanno partecipato Massimiliano Valerii, direttore del Censis, Sergio Costa, vicepresidente del Senato (M5S), Luca Squeri, deputato di Forza Italia, e Stefano Vaccari, deputato del Partito Democratico.

“Uno degli elementi che colpiscono maggiormente è la contrapposizione tra la discreta crescita di consapevolezza da parte delle imprese, sempre più consce di quanto sia diventata importante l’impegno alla sostenibilità, e le difficoltà che queste hanno dichiarato di incontrare nel proprio percorso di transizione – dichiara Pierluigi Ascani, founder di Format Research – Ben il 58% delle aziende intervistate ha dovuto fare i conti con intoppi di vario genere, in particolare legati alla burocrazia. Un dato che spaventa, soprattutto se confrontato con quello dell’anno scorso, rispetto al quale è cresciuto di circa dieci punti percentuali”.

Un contesto difficile, che tuttavia non ha vanificato il miglioramento generale delle performance. Cresce il numero di imprese che redigono il report di sostenibilità o il bilancio ambientale (+3,5% rispetto al 2021) e di imprese che si ritengono “molto” o “abbastanza” sostenibili (+6,5% in 4 anni). Cresce anche l’impatto che la sostenibilità sta avendo sulla competitività e sui bilanci. Il 17,8% delle imprese dichiara di aver acquisito nuovi clienti negli ultimi due anni dopo aver dimostrato di operare in una filiera sostenibile (+3% sul 2021 e +9,3% sul 2020), con un conseguente aumento dei ricavi di circa il 13%. In calo il numero di imprese che investe in attività di welfare aziendale non richieste dalle normative (- 4,6% rispetto al 2021).

“Dal nostro punto di vista, non possiamo che essere felici di notare che tra gli indicatori in crescita c’è anche quello relativo alla comunicazione. Le aziende stanno finalmente capendo che per essere credibili è necessario trasformare le attività messe in campo in statistiche misurabili – sottolineano Massimo Tafi e Omer Pignatti, rispettivamente founder di Mediatyche e Homina – Detto questo, risulta evidente che il futuro si presenta ricco di incognite: ci troviamo in una situazione che potrebbe impattare in maniera pesante sul percorso verso la sostenibilità. L’auspicio è che le imprese, dalle piccole alle grandi, possano resistere ai colpi che arriveranno e che le Istituzioni facciano quanto possibile per supportarle”.

 

  

 

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