HomenewsCosì le utility si aprono al mercato

Così le utility si aprono al mercato

Un po’ in ritardo, ma ci siamo: la liberalizzazione dei servizi pubblici locali verrà attuata in tre fasi, stando al regolamento approvato il 22 luglio dal Consiglio dei Ministri. Gli affidamenti in house delle utility (e quindi anche della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, dello spazzamento stradale, ecc.), dovranno lasciare il campo a un mercato più libero, a decorrere dal 31 dicembre di quest’anno (e con varie scadenze). Si allarga, fra l’altro, la platea degli affidamenti non soggetti all’Antitrust (si parla di lavori con valore fino a 200.000 euro/anno) e si ammorbidisce l’obbligo di assunzione del personale tramite concorso. Mentre l’assoggettamento al patto di stabilità delle società affidatarie in house è rimandato all’attuazione del federalismo fiscale.

La decisione di evitare la concorrenza –si legge nel testo definitivo- va formalizzata in una delibera in cui l’ente locale deve mettere in evidenza, dimostrandoli, i fallimenti del sistema concorrenziale per quanto concerne il servizio di cui si chiede la deroga e i benefici che derivano dal mantenimento dell’esclusiva.

Tre, come detto, le scadenze da rispettare per riorganizzare il mercato in direzione della liberalizzazione: si parte il prossimo 31 dicembre con gli affidamenti in house a società pubbliche senza rispettare dei principi comunitari; se si rispettano queste regole, si potrà aspettare il 31 dicembre 2011 oppure la scadenza del contratto se entro fine 2011 le amministrazioni cedono almeno il 40% del capitale o individuano mediante gara il socio operativo; per gli affidamenti a società miste  resta il 31/12/10 o il 31/12/11 se il socio è stato individuato con gara. O ancora, la scadenza del contratto se la gara ha affidato anche compiti operativi. Per gli affidamenti diretti a società controllate quotate in borsa la situazione è più articolata: si può continuare fino alla scadenza del contratto, ma solo se se la partecipazione pubblica scende sotto il 40%, entro il 30 giugno 2013 e sotto il 30% entro il 31  dicembre 2015.

C’è poi una deroga riservata al settore idrico, in cui le polemiche sulla privatizzazione dell’acqua si accompagnano a regole sempre più morbide per l’ingresso ai privati, limitato peraltro alla sola gestione del servizio.

 

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