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Il Covid è infortunio sul lavoro

Già dal mese di settembre l’Inail aveva evidenziato una ripresa dei contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Istituto. Numeri che ora tornano dunque a galoppare, così come le preoccupazioni degli imprenditori, che nonostante le rassicurazioni pervenute nei mesi scorsi dallo stesso Istituto previdenziale, e l’estrema difficoltà di stabilire con certezza luoghi e modalità del contagio, rischiano sempre grosso. Fino addirittura al piano penale, con lo spettro delle lesioni o, in caso di decesso, addirittura dell’omicidio colposo.

Tutto parte dall’equiparazione fra contagio da Covid-19 e infortunio sul lavoro messa nero su bianco già a marzo dal DL 18/2020, successivamente convertito in legge sul finire di aprile, che se da un lato offre al dipendente la possibilità di accedere alla copertura assicurativa Inail, dall’altro ha come risvolto l’imputabilità del datore che, ricordiamolo, in virtù del Testo unico sulla sicurezza (dlgs 81/2008) ha il dovere di tutelare la salute dei suoi dipendenti.

Ora, nel frattempo nessuna previsione normativa è intervenuta per sollevare l’imprenditore da tale rischio, il che significa che il rischio di incorrere in procedimenti penali (e civili) resta più che presente e concreto, anche laddove siano stati rispettati protocolli e norme di contenimento.

Ora, caliamo tutto ciò nello specifico delle imprese di  pulizia, multiservizi, servizi integrati, che non solo sono ad altissimo contenuto di manodopera (tanti dipendenti= più probabilità di contrarre il virus), ma lavorano molto spesso a contatto con clienti, clienti di clienti (pensiamo a centri commerciali, hotel, ecc.) e, se ciò non bastasse, operano proprio in prima linea sulla frontiera del rischio. Insomma, non ci sono certo le condizioni per dormire sonni tranquilli.  Senza contare poi il versante civilistico, legato al risarcimento di eventuali danni subiti o presunti.

Link comunicato Inail 

DL 18/20

 

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