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Dal vademecum l’Abc del lavaggio manuale

(tratto da “GSA Regionale PMI” n.2/2009)

Il lavaggio manuale dei pavimenti con mop o frangia piana non ha segreti per il Vademecum Afed, miniera inesauribile di conoscenze e pratiche e strumento preziosissimo per la piccola e media impresa. Approfondiamo, in particolare, il sistema con carrello a due secchi.

Il Vademecum della Pulizia Professionale pubblicato da Afed è davvero una miniera culturale e tecnica inesauribile, per tutti i settori. Ponderoso nei volumi ma estremamente pratico nell’utilizzo, il Vademecum è, come è noto, un work in progress tagliato su misura per un settore in continua e rapida evoluzione. E’ strutturato in tre parti: Prodotti e tecniche di pulizia, Resario e Capitolati-tipo e Corso di Formazione-Livello Base, per coprire tutte le esigenze e le casistiche che possono occorrere a chi si occupa, a qualsiasi titolo, di cleaning professionale.

Un settore, quello del pulito professionale, fatto di operazioni che, pur semplici all’apparenza, celano un patrimonio di conoscenze, tecniche e tecnologie frutto di anni di elaborazione. La stessa nomenclatura, fino a poco tempo fa (e in parte ancor oggi) non era affatto chiara, e proprio per questo gli estensori del Vademecum hanno scelto di aprire ogni capitolo tecnico relativo alla formazione chiarendo nomi e definizioni condivisi.

I ferri del mestiere per una buona scopatura manuale

Strumento utilissimo per tutti, il Vademecum si rivela addirittura quasi indispensabile per le piccole e medie imprese, che si trovano quotidianamente alle prese con problemi da risolvere e cercano una guida sicura su come farlo. Prendiamo il caso di una delle operazioni fondamentali per la pulizia di tutti i giorni: la scopatura manuale dei pavimenti. Il modulo 4, sequenza 4 del Manuale del Formatore (volume terzo del Vademecum), definisce innanzitutto le attrezzature da impiegare. Si comincia dal mop, costruito con cordoncini di cotone, di sintetico o microfibra, lunghi da 30 a 50 cm, doppi e cuciti insieme. In alternativa si possono impiegare le frange, strisce rettangolari ricoperte da corte frange e fissate con il velcro, tasche o pinze grazie a un supporto in plastica o un’armatura metallica. Il frettazzo è invece una tavoletta in plastica, con impugnatura o manico, utilizzata con un tampone abrasivo e con un panno di diversa grana o durezza. Serve per pulire sporco incrostato o spazi non accessibili al mop. Si utilizza anche nei bagni, soprattutto quelli di piccole o medie dimensioni.

Armati di carrello, mettiamoci al lavoro

Fondamentale è il carrello per i mop. Il sistema di lavaggio con i carrelli mop permette di organizzare il lavoro razionalmente, perché tutti gli attrezzi sono trasportati senza fatica dal carrello; lavorare in maniera igienica, perché evita all’operatore di venire a contatto con mop e frange contaminate dallo sporco; incrementare l’efficacia del lavaggio, grazie alla separazione dell’acqua pulita da quella di recupero. Armati di questi ferri del mestiere, si può procedere con le operazioni di pulizia.

In un altro articolo della rivista è trattata l’importanza di scegliere detergenti più idonei per rimuovere i diversi tipi di sporco rispettando le superfici su cui opera.

Tecnica con carrello a due secchi

Tra le più utilizzate c’è senza dubbio la tecnica con carrello a due secchi. Il carrello a due secchi è composto da: telaio con ruote e solitamente manico, secchio per il detergente (blu) e per l’acqua sopca (rosso), oltre che da una presa orientata sul secchio rosso per strizzare mop o frangia piana.

La tecnica di lavaggio con carrello a 2 secchi ha come scopo primario quello di evitare che mop o frangia sporchi vengano strizzati nel secchio della soluzione pulita.

La soluzione detergente, da versare nel secchio blu, può essere composta di detergente/disinfettante e acqua tiepida. E’ importante rispettare i dosaggi raccomandati dal produttore: troppo prodotto, infatti, rischierebbe di provocare sovrabbondanza di schiuma e, quindi, di macchiare il pavimento con aloni o opacità.

Il secchio blu va riempito con 2/3 di acqua, mentre il rosso con 1/3.

Movimento per movimento, operazione per operazione

Nel Vademecum sono poi descritti, movimento per movimento, i passaggi per un lavoro corretto.

Dapprima occorre immergere il mop/frangia nel secchio blu per impregnarli di soluzione pulente; quindi introdurre il mop nella presa e strizzare leggermente, azionando la leva della pressa. Quindi passare il mop sul pavimento, facendo in modo che aderisca bene alla superficie. E’ opportuno lavorare su aree di 2×2 metri, con movimento a “S” per fasce successive, sempre retrocedendo.

In quarto luogo, introdurre il mop/frangia nel secchio rosso per diluire lo sporco accumulato, quindi strizzare il mop nella pressa con forza, per eliminare il più possibile acqua e sporco, che in questo modo andranno a depositarsi nel secchio rosso. Infine, sesto movimento, immergere soltanto la punta del mop nel secchio blu, per assorbire una quantità di soluzione sufficiente a inumidire, ma evitando assolutamente lo sgocciolamento.

Una parentesi: lo sporco non è tutto uguale!

Ma lo sporco, si sa, non è tutto uguale. E per sconfiggere il nemico è necessario innanzitutto conoscerlo, no? E’ sempre il Vademecum a distinguere fra i vari tipi di sporco. Si badi bene: anche se i non addetti ai lavori la possono considerare una classificazione inutile, vale la pena di approfondire la questione.

Si scopre così che c’è uno sporco libero, quello mobile, che poggia sulla superficie senza aderirvi, uno sporco aderente, che resta attaccato alle superfici e a sua volta attira sporcizia, e, il più insidioso, uno sporco invisibile e difficilissimo da combattere (microrganismi invisibili ad occhio nudo).

Quando lo sporco si fa sentire…

Come ci si deve comportare, allora, in presenza di sporco tenace? La guida del Formatore è chiara su questo punto: oltre ad aumentare la quantità di soluzione distribuita sul pavimento, occorre lasciare al detergente il tempo di agire e procedere secondo le indicazioni fornite dal manuale. Si deve lavorare per aree, bagnandole e asciugandole progressivamente, una dopo l’altra. Quando si impiegano detergenti-disinfettanti, bisogna fare in modo che il pavimento resti bagnato per almeno 5 minuti. Con alcuni “nota bene”: per evitare di rendere vano il lavoro, è necessario cambiare l’acqua del secchio rosso quando è sporca. La frequenza del cambio dipende dal grado di sporco del pavimento. Inoltre bisogna considerare che per togliere dal pavimento gli sporchi più tenaci, è anche possibile applicare a cavallotto sul mop un tampone abrasivo che, all’occorrenza, verrà sfregato sulla superficie da pulire. Seguono poi esemplificazioni di situazioni pratiche con altri sistemi di lavaggio, come il lavaggio manuale di un ufficio con mop e quello con frangia (mop piano). Non mancano indicazioni ergonomiche sulle corrette posture di lavoro, e approfondimenti su vantaggi e inconvenienti dei diversi metodi di lavaggio.

E’ importante il codice-colore

Chiude il capitolo una serie di indicazioni sull’utilizzo del codice-colore di secchi, mop e frange, e sull’abbinamento del colore alle diverse zone di rischio. Ad ogni zona, a seconda del rischio, andranno convenzionalmente abbinate apposite attrezzature per la pulizia del pavimento, e nell’ambito delle varie zone in codice-colore può essere applicato per i singoli ambienti e per le specifiche operazioni. In sintesi, il codice-colore permette di: identificare il materiale; destinare il materiale a una zona di lavoro, a una specifica operazione, a un ambiente; ritrovare facilmente il materiale; creare automatismi negli operatori; facilitare la memorizzazione, la gestione e il controllo del materiale, la scelta e la preparazione dello stesso con maggiore efficacia.

Simone Finotti

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