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Appalti pulizie scuole: 5000 disoccupati e 80milioni di NaSpi per le imprese

Di Enza Colagrosso

ANIP-Confindustria, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi durante una conferenza stampa, svolta a Montecitorio il 13 novembre scorso e a cui GSA ha preso parte, hanno voluto denunciare la gravissima situazione dei lavoratori delle aziende e dei plessi scolastici, oggi interessati dalle internalizzazioni disposte dal Decreto legge 126/2019: “Misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti”. Con questo Decreto, da gennaio 2020 partiranno ben 16mila procedure di licenziamento con la promessa che solo 11.263 tra questi lavoratori verranno riassunti dal ministero della Pubblica istruzione. Saranno così almeno 5mila i lavoratori che passeranno, dalla sera alla mattina, da una condizione lavorativa a tempo indeterminato, a quella di disoccupati.

Lorenzo Mattioli (Presidente Anip-Confindustria) ha spiegato come sia completamente mancato il confronto con il governo, nonostante si siano cercati degli interlocutori sia con il Conte 1, che ora con il Conte 2. “Quello a cui abbiamo dovuto assistere, senza poter replicare, è il fatto che a fine ottobre il governo si è messo a lavoro per cercare di portare avanti una decretazione, che risulta essere in contrasto con tutte le norme di questo Paese, con quelle dell’Unione europea e soprattutto con il dettato politico di questo governo. Quello che lascia sconcertati è il fatto che per la TAV è stata fatta un’analisi costi e benefici ma, per questo caso specifico, non è stato fatto nulla, mentre noi siamo in grado di dimostrare che ci sarà un aggravio di costi per lo Stato, molto importante. Nei prossimi 10 anni si andranno a spendere più di 2 miliardi dei soldi dei contribuenti, per mantenere efficienti e puliti i 30mila plessi scolastici italiani”. Mattioli ha inoltre precisato: “Proprio perché il decreto si pone in contrasto con svariate leggi sia nazionali che dell’Unione Europea, sicuramente dalla sua pubblicazione scaturiranno i ricorsi delle imprese, dei sindacati e degli operatori della scuola, con il risultato di renderlo inapplicabile nei tempi necessari”.

Fabrizio Bolzoni (Direttore di Legacoop Produzione e Servizi ), ha posto invece l’accento sul fatto che: “Diciotto anni fa, abbiamo assunto questi lavoratori con quelli che furono i progetti per la stabilizzazione dei Lavoratori LSU. In quel frangente sicuramente le imprese furono utili, altrimenti i lavoratori in questione avrebbero maturato i diritti per essere assunti dalla Pubblica amministrazione. Ora, a distanza di diciotto anni, tutto cambia. Per gli 11.263 lavoratori che saranno assunti, è già stata ventilata una riduzione dell’orario lavorativo. Quindi per chiarezza va detto che oltre ai 5mila disoccupati, per quelli che passeranno “il filtro” e saranno assunti, grazie al Decreto 126/2019, ci sarà un ridimensionamento del loro orario lavorativo. Inoltre per delineare un quadro completo della situazione che si creerà, va anche ricordato che le imprese dovranno pagare la NaSpi per 16000 lavoratori, impiegando una somma pari a 80milioni di euro”.

Massimo Stronati, (Presidente Confcooperative Lavoro e Servizi) ha evidenziato infine come: “Un’internalizzazione che crea esuberi non è un bel segnale al Paese. Il lavoro e le imprese sono il fulcro del public procurement che può rilanciare il PIL. Internalizzando si penalizzano le imprese che sono cresciute mettendo il lavoro al centro del loro interesse e si crea un dramma per la gran parte di quei lavoratori che passeranno allo stato di disoccupati, in poche ore. Tra questi, molte sono donne, con un’età compresa tra i 50 e i 55 anni che, venendo da un contratto a tempo indeterminato avranno ben poche possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro, alle stesse condizioni. Poi non bisogna dimenticare anche tutto l’indotto, tutto quel personale cioè che nelle imprese lavora nel settore degli appalti e che subirà sicuramente una restrizione delle ore lavorative. Ecco allora la vera entità del dramma! E il mercato non è certo nella possibilità di coinvolgere tutte queste persone in una nuova attività lavorativa.

Restano pochi giorni fino all’inizio del 2020 in cui gli effetti del Decreto 216/2019 inizieranno a farsi sentire e probabilmente va detto che un’azione che coinvolge un intero comparto, quello delle pulizie e della piccola manutenzione nelle scuole forse non andava rivisto con una decretazione di urgenza ma probabilmente con uno strumento maggiormente adeguato come un Disegno di legge, anche perché non risulta esserci una situazione di emergenza: le scuole sono pulite.

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