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 XXII Congresso FARE, gestire il cambiamento e le nuove responsabilità

XXII Congresso FARE, una due giorni molto attesa e di particolare importanza attende gli economi e i provveditori della sanità, che si riuniranno in congresso a Roma il 26 e 27 ottobre prossimi. Ne abbiamo parlato con il Presidente Salvatore Torrisi.

Il XXII Congresso FARE assume una valenza molto significativa perché è di fatto il primo a svolgersi definitivamente fuori dagli anni Covid-19. Qual è stato il percorso che ha ispirato la scelta della location e del taglio da dare a un tema attualmente molto dibattuto sotto diversi aspetti?
La scelta di Roma come luogo di svolgimento del congresso è stata fortemente voluta perché a marzo del 2022 si è ricostituita l’associazione del Lazio, che per tanti anni era stata carente. Ne siamo ovviamente molto orgogliosi e la location vuole essere anche il riconoscimento di questo ritorno. Naturalmente ha avuto un notevole peso specifico l’importanza che la Capitale ha dal punto di vista politico, soprattutto in relazione agli argomenti trattati. Come impostazione generale è qualche anno che abbiamo scelto di svolgere il congresso nazionale nelle città più importanti, perché essendo più facile l’accessibilità dal punto di vista logistico, ci si può concentrare sulla parte contenutistica. Il comitato scientifico, composto dal consiglio di Presidenza nazionale e dai componenti del direttivo nazionale, è guidato da un coordinamento di cui fanno parte il sottoscritto in quanto Presidente, i Vicepresidenti ing. Leli e dott.ssa Barone, la Presidente dell’associazione ospitante dott.ssa Caira e, per la prima volta, la Vicepresidente della Fondazione FARE dott.ssa Colombo, che istituzionalmente ha proprio il compito di curare la formazione e l’aggiornamento continuo.

Entriamo nel vivo dei temi. La prima sessione plenaria si intitola ‘Governo del cambiamento: valutazione e stima di sé nel ruolo. Aspetti psicologici, formativi e di leadership’. Avete scelto di andare oltre l’analisi del nuovo codice degli appalti, privilegiando gli aspetti gestionali e applicativi?
Il tema era, per così dire, scontato perché questo codice rappresenta davvero una svolta epocale. Il principio del risultato che prevale sulla forma comporta una variazione sostanziale non solo degli aspetti organizzativi, ma anche di quelli psicologici. Per questo non abbiamo voluto limitarci a trattare l’impianto formale e normativo, ma anche il contesto di applicazione, nelle sue diverse componenti e realtà.  Dal punto di vista psicologico l’impatto sarà molto importante. Mi piace riportare a tal proposito questa similitudine: dopo anni di gestione, permettetemi, quasi in sordina e ingessata da cavilli e formalismi, è come se si aprisse lo sportellino della gabbia a un canarino e lui non uscisse per paura ed abitudine a vivere nello spazio assegnatogli. Con questo nuovo codice la discrezionalità è alla base della valutazione per l’ottenimento del risultato. Tenendo conto naturalmente sempre degli aspetti di efficienza e di economicità, la variazione di approccio sta nel non scrivere capitolati di 100 pagine riportando per intero le linee guida ANAC o le sentenze degli ultimi 10 anni, ma documenti snelli che contengano gli elementi essenziali espressi in modo chiaro, privilegiando l’oggetto dell’acquisto funzionale al risultato, rispetto alla forma nella procedura di acquisto. Dal 1 luglio del 2023 il provveditore ha dovuto inevitabilmente incominciare ad agire secondo questi parametri e l’aspetto psicologico e di comprensione del ruolo che ne deriva è di primaria importanza.

L’aspetto interpretativo è affidato alla seconda sessione, dal titolo ‘L’amministrazione del risultato e della fiducia. Interpretazione di un codice tra diritto e cultura’. Come si affronta questo cambio di mentalità?
Questo è un passaggio importantissimo ma, se vogliamo, anche un po’ mortificante. Mi spiego: se si è dovuti arrivare a scrivere in un codice che vige la fiducia, è come se prima valesse un clima costante di dubbio sulla legittimità dell’azione di funzionari e operatori.  Ne deriva pertanto una certa diffidenza da parte della categoria che viene da anni di generalizzazioni, penalizzazione e mortificazione. Per questo risulta difficile uscire dalla gabbia in cui siamo stati chiusi. Vero è che negli ultimi due o tre anni si è incominciato a vedere un’inversione di tendenza, anche nella metodologia di controllo di ANAC, passando dall’invio diretto alla Procura e alla Corte dei Conti, a giuste raccomandazioni a porre in essere soluzioni che possano rimuovere le eventuali incongruenze rilevanti. Questo approccio avvalora indubbiamente il principio della fiducia.

‘Gli strumenti per il conseguimento del risultato’ è il titolo della terza sessione. Quali sono dunque questi strumenti?
Celerità, qualificazione delle stazioni appaltanti, discrezionalità, partenariato con il privato, come affermato nel sottotitolo. La tempestività è essenziale. Fino a prima del Covid quando c’era un ricorso su una procedura di gara si doveva aspettare la decisione del giudice, rallentando molto l’azione amministrativa. Ora se non c’è espressamente una dichiarazione di sospensione si procede ed è chiaramente un cambio di passo importante, così come la presenza dell’operatore privato all’interno di quelle che sono le progettualità della pubblica amministrazione. La discrezionalità, come già detto, non è più una variabile residuale ma diventa il fattore principale. Altro importante aspetto che guarda al risultato e ‘libera’ le procedure è l’ammontare dell’affidamento diretto a 139.000 Euro, che valorizza ulteriormente la discrezionalità perché non dobbiamo mai dimenticarci che noi siamo gli operatori del settore, conosciamo molto bene il mercato e siamo in grado di valutare fornitori e condizioni.  

La quarta sessione è dedicata a ‘Tecniche e competenze multidisciplinari richieste al RUP’
Il Responsabile Unico di Progetto, e non più di procedimento, è la figura che si impadronisce degli elementi trattati nelle prime tre sessioni, proprio per potere esercitare al meglio la propria autonomia con una responsabilizzazione maggiore.  Ci sono poi seminari con tematiche particolari.

Che tipo di risposta vi aspettate dal XXII° Congresso?
Il Congresso FARE di Milano del 2021 aveva registrato 400 iscritti, ma eravamo ancora soggetti a limitazioni COVID. Ora contiamo sicuramente di aumentare notevolmente il numero dei partecipanti.  A tal proposito vorrei enfatizzare la finalità prettamente scientifica del nostro Congresso che non ha aree espositive ma predilige i desk che corrispondono alla finalità divulgative e informative del Congresso stesso.

Veniamo al suo doppio mandato, che si conclude con questo Congresso. Che bilancio fa?
Innanzi tutto, devo dire che sono felice che la nostra associazione abbia statutariamente il divieto di svolgere più di due mandati consecutivi, perché questo è un elemento chiave per favorire la partecipazione e la variazione all’interno degli organi di rappresentanza. Sono convinto che ci debbano essere nuovi stimoli per lo sviluppo associativo, che rischiano di indebolirsi con lunghe gestioni. Detto questo, sono molto grato di questi due mandati e la soddisfazione di avere guidato l’Associazione in questi anni è grande. Sono orgoglioso di due cose in particolare: la prima è quella di aver voluto affermare il principio che la nostra è un’associazione di professionisti che, come tale, ha una sua rappresentanza che deve essere riconosciuta e tutelata. Ho quindi fatto registrare il logo contro il rischio di utilizzo improprio e non in linea con le finalità associative.  La seconda è sicuramente la ricostituzione dell’Associazione del Lazio dopo più di un decennio di tentativi. Siamo riusciti a trovare chi si è fatto carico dell’avvio dell’associazione, della Presidenza ed è iniziata un’intensa attività di formazione e di partecipazione, inserita perfettamente all’interno del contesto associativo. Mi fa piacere che ci sia stato un aumento dei soci nei miei due anni di mandato.

Lei è stato presidente in uno dei momenti più critici e più inaspettati della storia: la pandemia. Come ha vissuto il suo ruolo in quegli anni?
Nella sua drammaticità devo dire che è stato un periodo di grande attenzione verso la nostra categoria, che ci ha portati inevitabilmente agli occhi della gente e della classe politica. Un elemento evidentemente sconosciuto rispetto ai medici che erano in prima linea, ma che ha reso possibile la gestione della lotta al virus. La nostra capacità, pur nell’immanenza di un sistema normativo ingessato, repressivo e non in linea con la gestione di momenti così critici, ha fatto sì che rispondessimo a quanto ci veniva chiesto con tempestività, nonostante la difficoltà maggiore fosse quella di reperire i prodotti.

www.congressofare2023.it

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