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Verde urbano e Processionaria del pino

Sono numerosissime le specie che possono compromettere, attaccare ed indebolire le piante cittadine e rappresentare una minaccia anche per la salute delle persone e degli animali. Tra queste troviamo la ben nota Processionaria del pino.

di Claudio Venturelli e Carmela Matrangolo*

Un fragile equilibrio

Agli inizi degli anni ’60 del secolo scorso, alcune città si sono sviluppate in maniera disordinata con un’urbanizzazione “selvaggia” e si è assistito al nascere di interi quartieri al solo scopo abitativo, con edifici addossati l’uno all’altro. Sebbene gli ambienti antropizzati siano luoghi sviluppati in funzione delle necessità abitative e lavorative delle popolazioni umane, la ricerca di una armonia col paesaggio che li circonda, può renderli più belli esteticamente e migliori dal punto di vista dell’accoglienza.

Fin da bambini viene insegnato che gli alberi e la vegetazione in generale rigenerano l’aria che si respira, ma anche perché migliorano il modo in cui viene percepito l’ambiente circostante e favorite le relazioni tra gli individui. In altre parole si hanno ricadute positive e benefici concreti sulla salute, nel più ampio significato del termine, incidendo positivamente sull’interazione tra i vari membri della comunità.

Tuttavia, le piante cittadine vegetano solitamente in un ambiente complesso, nel quale spesso gli equilibri ecologici e fisiologici sono compromessi. La presenza di autoveicoli, di sostanze inquinanti e dei molteplici lavori eseguiti in più volte sugli stessi tratti stradali, rappresentano fattori di rischio per lo stato vegetativo e fitosanitario delle piante che vivono in ambiente urbano. L’impatto delle escavazioni sull’apparato radicale degli alberi è considerevole così come lo sono anche le frequenti e drastiche potature, spesso causa del deperimento degli alberi in città. Insomma, la buona cultura del verde si espleta quando avviene la scelta della “pianta giusta al posto giusto”.

Parassiti del verde urbano

Con riferimento agli insetti, sono numerosissime le specie che possono compromettere, attaccare ed indebolire le piante cittadine. La presenza di alcuni parassiti può compromettere lo stato vegetativo delle piante, in quanto se attaccate da insetti possono indebolirsi a tal punto da permettere a funghi patogeni molto aggressivi di infettarla e portarla alla morte. I parassiti del verde possono attaccare, a seconda della specie, tutti gli organi delle piante, dal fusto ai rami, dalle foglie ai fiori sino ai frutti e alle radici.

Tra le avversità di interesse urbano, oltre agli afidi, più noti con il nomignolo di “pidocchi delle piante” che infastidiscono per l’emissione della loro melata che imbratta le auto in sosta sotto le loro chiome possono essere citati quegli insetti che durante il loro ciclo vitale si nutrono delle foglie di numerose piante presenti in città. Tra questi troviamo anche la ben nota processionaria del pino.

La processionaria del pino: morfologia

Essa appartiene alla Classe degli insetti e all’Ordine dei Lepidotteri. Il suo nome scientifico è Traumatocampa (=Thaumatopea) pityocampa (Den. & Schiff.), si tratta di un lepidottero defogliatore di varie specie di pini ma che può attaccare anche cedri i larici, ed è diffuso in tutte le regioni temperate del bacino del Mediterraneo. Gli adulti di questo insetto hanno abitudini notturne (falene), di colore variabile dal bianco sporco al giallino con apertura alare di 3-5 cm, compaiono a giugno-luglio a seconda dell’altitudine e dell’esposizione. In seguito all’accoppiamento, le femmine si mettono alla ricerca di un luogo idoneo per la deposizione delle uova, percorrendo in volo anche distanze superiori ai 10 km, qualora non vi sia un ambiente ideale per lo sviluppo della progenie. Le oltre 200 uova vengono deposte dalla femmina attorno agli aghi, come una sorta di guaina ricoperta da squame argentee, preferibilmente su giovani piante e con esposizione soleggiata. Tra agosto e settembre (e comunque dopo 30-45 giorni dalla deposizione), le larve neonate e gregarie attaccano gli aghi, scheletrizzandoli e costituendo dei provvisori nidi sericei (= di seta) all’interno dei quali trovano riparo. In ottobre, sopraggiunta la terza età, le larve costruiscono un caratteristico nido sericeo “permanente” a forma di cono di colore bianco-argento, nel quale trovano riparo durante l’inverno e da cui fuoriescono saltuariamente anche durante le soleggiate giornate invernali per alimentarsi. In certe annate, su una stessa pianta se ne possono osservare a decine.

Biologia e sviluppo

La presenza massiccia delle larve di processionaria può generare defogliazioni più o meno evidenti che possono ritardare la crescita della pianta o indebolirla, predisponendola all’attacco di altri infestanti e/o agenti patogeni. Le sue numerose larve ricoperte da setole urticanti, vivono in forma gregaria sviluppando un certo tepore che consente loro di sopravvivere senza problemi ai rigori invernali, resistendo anche ai-18°C. Raggiunta la maturità, con le prime giornate di sole della primavera successiva, le larve mature abbandonano la chioma degli alberi e, in fila indiana, iniziano le loro “processioni” (da cui il nome comune dell’insetto), che vedono centinaia di larve scendere in colonna fino al terreno sottostante. Dopo aver percorso alcuni metri si interrano tra 5 e 20 cm di profondità, in posizioni soleggiate, dove si trasformeranno in crisalidi aspettando la magia della metamorfosi fino a quando riemergeranno dal terreno sotto forma di farfalla. In condizioni avverse, può accadere si verifichi uno stop alla loro fuoriuscita dal bozzolo, facendo saltare una generazione e facendo comparire gli adulti nella primavera successiva o addirittura fino a 4 anni dopo. Una strategia di sopravvivenza vincente per il mantenimento della specie.

Quando avvengono le “processioni”

 Al contrario, con inverni miti tipici di questi ultimi decenni si sta assistendo ad un anticipo delle processioni che iniziano a manifestarsi già a partire dalla fine di febbraio sino a aprile-maggio. Quella sorta di peluria che ricopre le larve a mo’ di pelliccetta, è in realtà composta da speciali setole che portano al loro apice una piccola ampolla contenente una sostanza urticante. Durante le loro mute invernali, tali setole rimangono all’interno dei nidi costituendo un pericolo igienico-sanitario se dispersi nell’ambiente circostante, in quanto a contatto con la pelle o con le mucose, creano fastidiose reazioni allergiche sia a danno delle persone che degli animali.

Precauzioni da adottare

È molto importante evitare qualsiasi azione meccanica di asportazione dei nidi senza indossare adeguato abbigliamento, occhiali e guanti che impediscano il contatto delle setole con pelle, mucose e occhi. I nidi non vanno aperti poiché si avrebbe la dispersione delle setole e le relative conseguenze anche molto gravi potrebbero colpire sia le persone che gli animali presenti nei paraggi. Un discorso a parte va fatto per i cani che, incuriositi dalla presenza delle larve, spesso vanno ad annusarle e subendo così un involontario ma pericoloso contatto con le setole che le ricoprono. La sostanza urticante, in questo caso, crea edemi alle vie respiratorie che possono portare a morte l’animale.

La lotta alla processionaria

La lotta contro la processionaria del pino è regolamentata dal Decreto Ministeriale 30 ottobre 2007 e stabilisce che è obbligatoria solo se siano state emanate specifiche disposizioni da parte dell’autorità sanitaria competente (Sindaco). Nel raro caso invece in cui la processionaria dovesse minacciare seriamente la sopravvivenza del popolamento arboreo, la competenza sarebbe del Servizio Fitosanitario che dà indicazioni su come procedere. Di norma si suggerisce l’asportazione meccanica dei nidi invernali e, negli ambienti privati, l’impiego di Bacillus thuringiensis kurstaki da eseguirsi preferibilmente in autunno. In alcuni casi si può intervenire anche con il metodo dell’endoterapia che consiste nell’iniettare all’interno della pianta un prodotto insetticida che agisce sulle larve che si alimentano degli aghi di pino. Contro gli adulti possono essere impiegate trappole attivate con feromoni sessuali per la cattura dei maschi. Queste trappole vanno impiegate da inizio giugno, quando inizia il volo della Processionaria e si consiglia di applicarne 4-5 per ettaro.

*AUSL della Romagna

 

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