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Nuovi climi, nuove zanzare: Aedes koreicus in Piemonte

Andrea Mosca, entomologo presso IPLA Piemonte, racconta il ritrovamento di specie di zanzare (Aedes koreicus)  nuove per la regione: ne descrive le caratteristiche  e conclude con qualche consiglio per evitare la loro eccessiva diffusione.

di Gaia Venturelli

Recentemente anche in Piemonte è stata trovata la zanzara Aedes koreicus. Come siete riusciti a individuarla?

Quasi per caso. Nel mese di marzo eravamo andati a cercare delle zanzare comuni (Culex pipiens), le cui femmine svernano allo stadio adulto, per fare dei test su alcuni prodotti adulticidi. Ci siamo quindi recati in una delle località dove sapevamo di trovarle: le “case-grotta” di Mombarone, non lontano da Asti.Presso l’ingresso di una grotta, un collega ha notato un recipiente di cemento pieno d’acqua e, come succede a chiunque si occupi di zanzare, non ha potuto fare a meno di guardarci dentro, nonostante fossimo ancora verso fine inverno. Con un certo stupore ha visto che vi nuotavano centinaia di larve di zanzara. Così ne ha pescate un po’ e le ha portate presso il nostro laboratorio di entomologia di Torino. Già dall’aspetto delle larve abbiamo capito che avevamo a che fare con zanzare del genere Aedes. Queste hanno infatti un sifone respiratorio corto e tozzo, a differenza di altre zanzare che non ce l’hanno affatto (es. genere Anopheles) o ce l’hanno lungo e sottile (es. genere Culex).

Dopo alcuni giorni, le larve si sono trasformate in pupe e dalle pupe sono sfarfallate delle zanzare piuttosto scure, tipo la zanzara tigre (Aedes albopictus) ma più grandi. Così le abbiamo osservate al microscopio e abbiamo capito che avevamo trovato non una ma ben due specie di zanzare esotiche laddove non ce le aspettavamo: la zanzara coreana (Aedes koreicus) e la zanzara giapponese (Aedes japonicus). Quest’ultima l’avevamo già trovata due anni prima, presso il confine tra Piemonte e Canton Ticino (in Svizzera, infatti, la sua presenza era già nota da alcuni anni), ma per la coreana si tratta della prima segnalazione per il Piemonte, sebbene non per il nord Italia. Ora dovremo capire come sono arrivate in provincia di Asti, visto che nelle province limitrofe non se ne sono trovate (il maggior indiziato è un vivaio della zona ma non è detto che non scopriremo altre vie).

È possibile riconoscere queste zanzare da quelle già presenti in Italia? In cosa differiscono?

Con una buona lente e un occhio esperto è possibile distinguere entrambe queste specie, tra l’altro molto simili fra loro. Anche l’habitat in cui si sviluppano è peculiare, sebbene condiviso con alcune specie nostrane. Questo è rappresentato in genere da recipienti artificiali, dove peraltro possiamo trovare anche la zanzara comune e la tigre, ma di solito non in questa stagione. Specie autoctone,che si possono trovare in questi ambienti anche in inverno avanzato, sono delle zanzare del genere Culiseta o la Aedes geniculatus, che però sono morfologicamente differenti da quelle trovate.

Le principali caratteristiche morfologiche che distinguono gli adulti di Aedes koreicus ed Aedes japonicus dalle altre zanzare sono tre. Innanzitutto i palpi, gli organi di senso presenti ai lati della proboscide, che in queste due specie sono completamente scuri, mentre nella zanzara tigre hanno gli apici bianchi. Poi i tarsi, ossia gli ultimi cinque articoli delle zampe, che nell’Aedes geniculatus sono completamente scuri mentre in queste due specie portano degli anelli di scaglie chiare, come nella zanzara tigre. Ma mentre nella zanzara tigre il V segmento dell’ultimo paio di zampe è interamente bianco, nell’Aedes koreicus la metà distale è scura e nell’Aedes japonicus è tutto scuro. Infine, il carattere più evidente, il peculiare disegno che portano dorsalmente sul torace. L’insieme di tutte queste caratteristiche è quindi discriminante.

Perché è importante individuare nuove specie presenti sul territorio?

È importante, anzi fondamentale, per poter impostare delle strategie di sorveglianza e lotta adeguate. Un esempio. Prima dell’introduzione della zanzara tigre, in gran parte delle città italiane il “problema zanzare” non era affatto percepito e di conseguenza le strategie di lotta erano inesistenti o molto limitate. A partire dagli ultimi anni ’90, con la diffusione della zanzara tigre anche laddove prima non si avvertiva la necessità di combattere questi fastidiosi insetti, la domanda si è fatta improvvisamente pressante e nuovi focolai di sviluppo hanno dovuto esser censiti e presi in considerazione. Ogni specie ha le sue caratteristiche, che vanno studiate e conosciute, in modo da adattare le strategie di controllo. Con l’arrivo delle zanzare giapponese e coreana, più tolleranti al freddo della zanzara tigre, sarà necessario ampliare l’areale in cui si opera, comprendendo quote altimetriche maggiori o dilatare la stagione di lotta, partendo prima e terminando dopo. Senza contare i possibili aspetti sanitari.

Queste zanzare possono essere pericolose per la salute dell’uomo o degli animali che gli sono vicini?

Se parliamo di zanzara giapponese e coreana, al momento non vi sono grosse preoccupazioni da questo punto di vista. Finora, infatti, non sembrano esser mai state coinvolte in focolai epidemici di malattie tipicamente trasmesse dalle zanzare, sebbene entrambe in alcuni test si sono dimostrate in grado di trasmettere vari virus e filarie (compresa quella del cane, presente anche in Italia). Laddove condividono gli spazi con la zanzara tigre e la zanzara comune le cose non potranno quindi peggiorare ma, per la già citata maggior tolleranza al freddo, gli areali di diffusione di un’eventuale epidemia veicolabile da queste zanzare potrebbero venir ampliate dalla loro presenza.

Diverso è il discorso per altre zanzare invasive al momento non ancora presenti nel nostro Paese. Quella che più fa paura agli entomologi sanitari di tutta Europa è la zanzara della febbre gialla o Aedes aegypti. Oltre alla malattia che le dà il nome volgare, questa zanzara è in grado di trasmettere assai più facilmente della zanzara tigre numerosi altri virus tropicali che però vengono periodicamente introdotti in Europa nel sangue di viaggiatori di ritorno da Paesi in cui essi sono endemici. Negli ultimi anni ci sono già stati diversi focolai autoctoni di dengue e chikungunya in vari paesi europei, Italia compresa, a causa della presenza di Aedes albopictus. Se arrivasse anche Aedes aegypti questi episodi sarebbero ben più frequenti, estesi e quindi pericolosi. Per il momento la minaccia sembra essere scongiurata per l’incapacità di questa zanzara a sopravvivere ai nostri inverni, ma cambiamenti climatici e pressioni evolutive potrebbero giocarci qualche brutto scherzo. Altro buon motivo per non abbassare la guardia!

Secondo lei sarà possibile elaborare una strategia per eliminare dal territorio queste nuove specie?

Non credo. Aedes koreicus ed Aedes japonicus sono già in partenza adattate al nostro clima e pian piano si diffonderanno ovunque trovino condizioni idonee per il loro sviluppo. Ma il comportamento di tutti noi può fare una grande differenza e rendere la loro presenza e quelle delle altre zanzare “domestiche” (quelle che si sviluppano nei pressi delle nostre abitazioni) accettabile e poco evidente. La zanzara coreana e quella giapponese, come pure la zanzara tigre e quella comune, si moltiplicheranno meglio e di più se lasciamo loro lo spazio per farlo. In casa, se abbiamo sottovasi, vasi o vasche con acqua dove crescono delle piante (talee, papiri, gigli d’acqua ecc.) svuotiamoli completamente almeno una volta a settimana e con l’acqua elimineremo le eventuali larve di zanzara presenti. All’aperto, non teniamo recipienti che possono riempirsi d’acqua piovana e le zanzare non troveranno siti per riprodursi in maniera esponenziale. Anche un semplice telo di plastica può formare delle sacche quando piove, per non parlare di copertoni o altri oggetti cavi: non lasciamoli in giro! Se abbiamo delle vasche, delle fontane o delle piscinette cerchiamo di tenerle vuote. Altrimenti mettiamoci dei pesci: sono ottimi predatori di larve di zanzara. Fusti e bidoni per irrigare l’orto, se proprio non possiamo farne a meno, vanno chiusi ermeticamente dopo ogni utilizzo. Caditoie, griglie di scolo, pozzetti al fondo delle grondaie e ogni altro manufatto in cui l’acqua ristagni e non si può eliminare vanno periodicamente trattati con gli appositi prodotti larvicidi reperibili in commercio. Un piccolo impegno da parte di ciascuno e si otterrà un grande risultato per il bene di tutti!

Foto di Andrea Mosca e Paolo Roberto.

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