Per Formula Servizi la tecnologia avanza sempre più al servizio dell’uomo nelle attività labour intensive. Ne ragioniamo con il suo direttore Massimiliano Mazzotti che ci parla del futuro dell’esoscheletro e del modello BIM nel Gasometro 2 di Milano.
Già dal 2019 Formula Servizi aveva sperimentato per il settore del cleaning professionale l’utilizzo dell’esoscheletro MATE, l’innovativa tecnologia indossabile sviluppata da Comau per supportare gli operatori al lavoro. È pensato per ridurre l’affaticamento muscolare a livello delle spalle durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, andando così ad agire su uno dei fattori di rischio che portano a sviluppare malattie muscolo-scheletriche. Inizialmente utilizzato per i lavori in altezza, oggi la cooperativa lo impiega nella logistica e nella manutenzione. Proprio partendo da quest’ultimo ambito, Formula Servizi ha compiuto un ulteriore passo avanti, sviluppando in collaborazione con il Politecnico di Milano l’utilizzo del modello BIM, Building Information Modeling, che indica il sistema informativo digitale della costruzione, composto dal modello 3D integrato con i dati fisici, prestazionali e funzionali dell’edificio. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Mazzotti, Direttore di Formula Servizi.
Siete stati pionieri nell’utilizzo dell’esoscheletro per la sicurezza e il comfort degli addetti. In quali ambiti lo avete sperimentato?
L’esoscheletro è una tecnologia originariamente pensata per l’automotive, per il lavoro in altezza della sottoscocca delle automobili. La nostra innovazione consiste nell’aver introdotto quel progetto nel mondo dei servizi, in particolar modo in tre ambiti: inizialmente nel cleaning, poi nella logistica e nella manutenzione. Nel cleaning l’esoscheletro viene impiegato per le operazioni in altezza, per sostituire la piattaforma aerea. Chiaramente un’asta telescopica alta 30 metri ha un peso notevole; pertanto, il suo utilizzo in maniera continuativa diventa impossibile senza utilizzo di un sostegno. Nell’ambito della logistica, in magazzino, è intesa come una movimentazione ripetitiva del laterale in quanto sono molte queste operazioni, soprattutto nei magazzini automatici legati al farmaco. Da ultimo l’abbiamo inserita nelle manutenzioni degli impianti elettrici ed idraulici nell’ambito dei corpi illuminanti e di tutte le canalizzazioni idrauliche.
Avete investito molto in questa tecnologia. Come si è evoluta e in quali ambiti la impiegherete nel futuro?
Noi abbiamo sostanzialmente contribuito alla progressione tecnologica di quel primo progetto, nella sua trasformazione in modelli di ultima generazione. Gli esoscheletri, ora in produzione per i tre ambiti di cui abbiamo parlato, hanno dei sensori e una piattaforma che utilizza l’internet delle cose, in grado di rilevare sia lo sforzo che l’operatore impiega nello svolgimento dell’attività, sia di controllare l’effetto benefico di defaticamento prodotto dall’utilizzo dell’esoscheletro. Questo aspetto ci ha consentito di inserire gli investimenti sull’esoscheletro all’interno della tipologia beneficiaria dei contributi 4.0. L’evoluzione di quella stagione ci ha portato a chiedere di essere i primi in assoluto ad adottare una nuova tecnologia di esoscheletri, una relativa al sollevamento dei carichi, quindi dedicata alla parte di logistica pesante, l’altra legata alla riabilitazione funzionale degli arti inferiori. Saremo probabilmente pronti in primavera con lo scheletro per il sollevamento e nel prossimo autunno con la parte socioassistenziale, attraverso la brand di Formula Servizi dedicata ai servizi alla persona, per lanciare nelle nostre case di riposo questa tecnologia riabilitativa.
Tecnologia e innovazione sempre a servizio del concetto di persona al centro?
Partiamo dal concetto che la tecnologia in sé ha cambiato il paradigma del lavoro in senso lato. Chiaramente per una cooperativa o un’impresa che agisca in forma cooperativa in attività labour intensive, è chiaro che il tema delle risorse è centrale non solo come costo, ma anche come opportunità. La nostra forza e il nostro motivo di orgoglio sono le persone, quindi dobbiamo ottimizzare il loro lavoro, perché lo facciano al meglio e in condizioni di sicurezza e salute sempre maggiori. Partendo da questo obiettivo, è naturale che per noi l’introduzione di una tecnologia nei nostri processi produttivi è sempre intesa come un sostegno e mai in sostituzione di una risorsa, perché verrebbe meno la nostra mission.
Innovazione anche nel building, con l’adozione del modello BIM nella progettazione, costruzione e manutenzione degli edifici. In cosa consiste e dove lo state utilizzando?
Ci tengo sempre a dire che in questo caso stiamo parlando di un modello che lega l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione alle competenze. Quando una tecnologia o una procedura digitale si inseriscono in un processo produttivo, si ha necessità di nuove competenze, che spesso non si trovano sul mercato. Per questo noi abbiamo accompagnato tre nostri tecnici attraverso dei master con il Politecnico di Milano, il primo ateneo ad essersi affacciato al BIM, Building Information Model, una tecnologia nata da un po’ di tempo, ma che solo in America aveva trovato applicazione. Abbiamo intrapreso questo percorso senza dubbio per valorizzare le nostre persone, come precedentemente sottolineato, e per affrontare un mercato a nostro avviso maturo, che ci potesse dare del valore aggiunto nell’intraprendere una nuova strada per la nostra cooperativa, ovvero quella delle costruzioni orientate non solo e non tanto alla realizzazione in sé del building, ma che potessero integrare anche la parte di servizio manutentivo, che è il nostro core.
Quali sono le strutture che avete realizzato e realizzerete con il modello BIM?
Abbiamo cercato di puntare a quel modello come strategia di mercato, adottando la procedura di masterplan ideata, studiata, voluta e introdotta dal Politecnico di Milano e che ora si sta estendendo a molti altri ambiti universitari. Siamo partiti attraverso la professionalità acquisita dai nostri tecnici e con appalti legati al Politecnico. Abbiamo affrontato prima la costruzione e ora la manutenzione dell’Università di Urbino, poi di quella di Macerata, di un paio di edifici sempre nell’ambito del parco Bovisa, fino ad arrivare all’ultimo grande progetto, di cui siamo particolarmente fieri e che ha assunto anche rilevanza mediatica nazionale, ovvero quello della riqualificazione del Gasometro 2, progettato da Renzo Piano e destinato ad ospitare il nuovo Polo dell’Innovazione del Politecnico di Milano.
di Chiara Calati