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DIGITAL MARKETING SCENARI della crisi e delle politiche di “rigore” Bisogna avere ben chiari gli obiettivi degli anni passati. Si esce un po’ me- no a mangiare, insomma. I recenti da- Al centro del content marketing c’è – ci si perdoni il termine abusato – il famoso ti Fipe – Confcommercio fotografa- concetto di “storytelling”, cioè il sapersi raccontare in modo accattivante, conqui- no una situazione in stallo, con circa stando il cliente attraverso la narrazione di ciò che si è e che si pensa. I menu, ad 320mila esercizi attivi in Italia (anno esempio: quanti sono? Quali tipi di cucina comprendono, quali abitudini alimen- 2014) di cui circa 170mila ristoranti tari rappresentano? Sono aggiornati? Questo vale per le ricette, i piatti, la vita in e imprese di ristorazione mobile. Se cucina e, naturalmente, l’interior design (uno dei punti cruciali della “rinascita” si considerano gli anni precedenti, il dei ristoranti in trasmissioni come “Cucine da incubo” e simili è proprio il rinno- saldo è negativo, sia per l’hotellerie vamento degli ambienti, spesso obsoleti, poco puliti e invitanti). Attenzione, però: sia per la ristorazione. In uno scenario rischia di essere tutto inutile se alla base non si ha una solida “content strategy”, del genere, si comprende bene come cioè la defnizione della strategia e degli obiettivi. La domanda-chiave è: “Questa la ricerca di nuovi strumenti di mar- azione a cosa mi serve? Quali obiettivi ho in mente?”. Senza chiarezza su questo punto, rischia di essere tutto inutile. E anche gli sforzi più onerosi potrebbero ca- keting sia essenziale per la sopravvi- dere nel vuoto, perché male indirizzati. venza. Del resto tutti ormai prima di recarci in un ristorante o in un alber- go facciamo un giro online se non al- tro per farci un’idea della reputazione del posto. Eppure, ciononostante, an- cora moltissimi esercizi italiani non sanno nemmeno cosa sia Google my 41 Business e, in generale, non usano ap- pieno (o affatto) le potenzialità del- FEBBRAIO 2016 la rete. Basti pensare che nemmeno 4 ristoranti su 10 possiedono un sito internet collegato alla scheda, e appe- na il 25% dei casi ha un portale otti- mizzato per smartphone (gravissimo: uno quando cerca un ristorante mica si porta dietro il pc!). A proposito di mobile: un’indagine Google del 2015 dimostra che le ricerche di prossimità sono cresciute, udite udite, di ben 34 volte dal 2011. E che il settore che ne ha più benefciato, guarda un po’, è proprio quello dei ristoranti. C’è molto da lavorare Continuiamo? Solo il 22% dei siti ha una descrizione e appena il 30% giore attenzione dei clienti rispetto a giornati e curandoli nel modo giusto. A ha messo i suoi orari. Senza contare quella degli esercenti. Insomma, ce tutto questo è dedicato, nel libro, l’am- quando sono sbagliati: in molti casi è n’è da fare… pio capitolo 5. E’ importante, ad esem- indicato male il giorno di chiusura, ad pio, saper raccontare la propria floso- esempio, o non sono segnalate le aper- Il “content marketing”: fa gastronomica. E anche distinguere ture straordinarie, così capita che uno promuovere più fra i vari termini spesso impiegati co- eviti di andare a un ristorante perché che pubblicizzare me sinonimi. Sapete, ad esempio, qual pensa sia chiuso e poi si rivela apertis- E questo è il campo del “content mar- è la differenza fra pubblicizzare, ossia simo! Se poi contiamo quelli che han- keting”, ovvero l’arte del promuoversi diffondere un messaggio palesemente no foto fatte da professionisti, la per- online con piattaforme sociali, siti web commerciale, e promuovere la propria centuale scende al 3%. Al contrario, aggiornati, strategie e blog. Riempien- offerta, vale a dire raccontarla e cer- ben 6 esercizi su 10 hanno recensio- doli, è caldamente raccomandato, di care la condivisione di valori, visioni, ni, il che testimonia che c’è una mag- contenuti di alta qualità, tenendoli ag- esperienze?