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Gli italiani e le pulizie: cresce la coscienza ecologica, ma non la sicurezza

(tratto da “GSA” n.7, Luglio 2010)

La ricerca promossa da Assocasa e realizzata da GfK Eurisko ha analizzato le abitudini dei consumatori Italiani rispetto alle pulizie domestiche, svelandone luci ed ombre.

Come sono gli italiani nella cura della propria casa? Complessivamente più “virtuosi” degli scorsi anni e più attenti nei confronti dell’ambiente, anche se rimane qualche lacuna ancora da colmare nell’uso sicuro dei prodotti per la casa. E’ questo il risultato emerso dalla ricerca che Assocasa ha commissionato a GfK Eurisko per determinare il rapporto della popolazione italiana con la cura della propria casa, presentato lo scorso 26 maggio all’auditorium milanese di Federchimica. Nella stessa occasione è stato ratificato il cambio al vertice dell’associazione che ha visto Luciano Pizzato succedere a Vincenzo Vitelli alla guida dell’associazione che raggruppa oggi circa 100 imprese nazionali del comparto delle pulizie e igiene degli ambienti per un giro di affari complessivo di circa 3 miliardi di euro. Un settore, quello delle pulizie degli ambienti, in costante ascesa ed impegnato sempre più proprio nel tema della responsabilità sociale, per cui promuove programmi e ricerche tesi a limitare l’impatto ambientale promuovendo un uso consapevole dei prodotti, una maggiore presa di coscienza delle tematiche legate alla sicurezza ed un dialogo costante con i consumatori per ascoltarne richieste e promuovere al contempo comportamenti virtuosi di impiego.

A decidere per la pulizia quasi sempre le donne

Proprio in questo filone si inserisce la ricerca “Cura della casa e stili di vita degli italiani: quanto siamo ecosostenibili?” che ha analizzato i comportamenti di 1000 responsabili di acquisto dei prodotti per la casa dai 18 anni in su. Dal campione viene confermato uno dei luoghi comuni più diffusi sulla cura della casa: chi “comanda” nella scelta dei prodotti sono per il 91% le donne, mentre gli uomini che dichiarano di essere completamente responsabili degli acquisti si fermano ad un “misero” 9 %. Il 66% del campione ha come titolo di studio al massimo il diploma delle scuole medie inferiori, e solo il 9% una laurea: tra le professioni il 35% del campione barra come mestiere “casalinga”, ed il 20% “pensionato”, mentre la categoria meno rappresentata è quella degli studenti con un 1% del totale.
Tra i prodotti analizzati  – elencati per volume di acquisto – ci sono i detersivi per i piatti (a mano o in lavastoviglie), il detersivo per bucato, i disinfettanti, i deodoranti ambientali e gli insetticidi: una base di prodotto che rappresenta la maggior parte dei consumi italiani del settore.

Nell’acquisto si guarda al prezzo, ma anche all’ecologia

Il primo dato che emerge dalla ricerca è che a determinare la scelta di un prodotto la discriminante più importante è quasi sempre il prezzo: gli italiani si confermano un popolo affascinato dalle “offerte speciali”, con il 90% del campione che reputa “importante” la variabile del prezzo nell’acquisto dei detersivi per il bucato e nei detersivi per i piatti. Percentuali simili dichiarano di considerare determinante nell’acquisto la presenza o meno di una promozione in corso. La “presenza di etichette che certifichino un basso impatto ambientale del prodotto”, primo eco-indice preso in esame, è comunque ritenuto importante dal 76% di acquirenti di detersivi per piatti e pavimenti, dal 77%  per gli insetticidi e dal 60% per i deodoranti per ambienti, mentre più del 64% dei consumatori giudica importante anche la presenza sulla confezione di simboli che indichino come utilizzare il prodotto ed illustrino gli eventuali pericoli per l’utilizzo.
Altri indici di potenziale ecologico del prodotto, come “la possibilità di ricaricare nuovamente una volta terminata al punto vendita” e “il fatto che la confezione sia di prodotto concentrato” vengono ritenuti importanti solo dal 50% degli utenti. Il consumatore quindi sul fronte ecologico si rivela a volte un po’ “intellettualmente pigro”: se gli viene specificata la potenzialità ecologica in maniera esplicita la riconosce come variabile importante nella propria scelta. Se così non è, questa percentuale cala sensibilmente. Curiosità: il 50% del campione dice di ritenere importante il fatto che il prodotto sia concentrato, ma poi  – alla domanda se si sia acquistato o meno un detersivo concentrato negli ultimi 3 mesi – si scopre che a portare a termine l’acquisto sia stato solo l’11% del campione per i detersivi, il 29% per gli ammorbidenti ed il 16% nei detersivi per i piatti. Buone intenzioni mancate o ancora una volta forza determinante della variabile prezzo?

Lavaggi? Ecosostenibili, ma non sempre

Buona parte dei consumatori adotta nelle comuni pratiche domestiche atteggiamenti ecosostenibili. Una media dell’83% dei lavaggi in lavatrice risulta essere stato fatto a pieno carico per evitare sprechi, percentuale che sale addirittura al 97% se si parla di lavastoviglie. Un altro dato curioso è sull’uso dei prodotti. Il 30% dei consumatori dichiara, pur conoscendo le quantità di uso del prodotto suggerite, di usare lo stesso quantitativo maggiore o minore, con il 22% che dichiara – nonostante misurini e tappi dosatori presenti nelle confezioni – di dosare sempre il prodotto “ad occhio”. Nell’uso del detersivo dei piatti circa il 15-20 degli utenti dichiara di usare metodi di lavaggio più dispendiosi in termini di consumo di acqua, contro una netta maggioranza (80-85%) di utilizzatori “virtuosi”. Segno che una certa coscienza ambientale – almeno in questo settore – è stata ormai interiorizzata da gran parte degli utenti domestici.

Con gli insetticidi si va più cauti

Con i prodotti insetticidi gli italiani sono più cauti: leggono bene le etichette, si informano sui contenuti delle confezioni e attuano comportamenti responsabili durante l’uso. Probabilmente – suggerisce Massimo Sarcina, curatore della ricerca per l’Eurisko – perché vengono percepiti come prodotti a più alto grado di pericolosità. Scopriamo così che l’80% degli utilizzatori area la stanza la maggior parte delle volte dopo aver utilizzato i prodotti e ben il 75% legge attentamente tutte le istruzioni. Dove si cade è nella pratica di smaltimento: solo il 66% degli utenti dichiara infatti di smaltire la maggior parte delle volte il prodotto secondo quanto scritto sulla confezione. Quando si usano gli insetticidi si tiene poi conto dei pericoli per i minori: solo il 5% degli utenti infatti dichiara di usarlo nella stanza dei bambini. Nonostante tutto permane anche in questo settore una minoranza che usa il prodotto in maniera diversa da quanto consigliato, eccedendo o riducendo le dosi consigliate. Parlando invece di deodoranti per ambiente la ricerca svela che ben il 51% degli utenti dichiara di usarli in maniera preventiva tutti i giorni, contro il 49% che dichiara di usarli solo in occasioni specifiche (odore di fumo nella stanza, cattivo odore, occasioni speciali come cene di gala, etc.). Segno che agli italiani indubbiamente avere una casa profumata piace più di quello che non si possa a prima vista pensare!

Conosciamo i comportamenti ecologici, ma non le norme di sicurezza

Quanto conoscono gli italiani i comportamenti d’uso ecosostenibili? Abbastanza, ma con margini di miglioramento possibili. I comportamenti virtuosi più comuni (come riempire sempre al massimo lavatrice o lavastoviglie) sono infatti riconosciuti come tali da più del 70% degli utenti. Ma a fronte di ciò solo il 54% riconosce come comportamento ecologico il lavare a basse temperature (che fa consumare meno energia elettrica), mentre solo 4 utenti su 10 riconoscono come comportamento virtuoso l’acquisto di confezioni concentrate (che fanno produrre meno imballaggi e che sono normalmente utilizzabili in dose inferiore rispetto agli altri prodotti). Gli italiani non perdono neanche troppo tempo a leggere le etichette dei prodotti (lo fa spesso solo il 30% degli utenti in media) tranne nel caso degli insetticidi, dove la percentuale di coloro che dicono di guardare sempre il principio attivo presente nel prodotto sale al 45%. Non si pensa comunemente a guardare se nei prodotti sono presenti principi a cui si è allergici, e si conoscono sorprendentemente poco alcuni dei simboli più comuni che indicano i possibili rischi derivanti dai prodotti. Mentre il 95% degli utilizzatori riconosce il simbolo “infiammabile” e l’80% quello che segnala un “prodotto nocivo per l’ambiente”, la percentuale precipita al 29% quando si tratta di riconoscere proprio uno dei simboli più pericolosi: la croce di S.Andrea, che normalmente indica “irritante”.. Solo l’11% del campione dichiara poi di aver visto il simbolo “charter”: di questi, il 69% lo decifra comunque correttamente.

Conservazione dei prodotti: la vera “falla” degli italiani

Se i consumatori hanno comportamenti in maggioranza attenti nell’uso dei prodotti per quando riguarda possibili rischi con i minori, una volta terminato l’uso lasciano enormi falle di sicurezza nella conservazione degli stessi. La maggior parte lascia infatti i prodotti in posizioni comode e facilmente accessibili anche ai più piccoli (la più classica è sotto il lavello, posizione preferita dall’84% per quanto riguarda i detersivi per stoviglie) mentre solo una minima parte (che supera di poco il 10% nel caso degli insetticidi) li tiene al sicuro in un posto chiuso a chiave. Per il 30% degli utilizzatori di detersivi e insetticidi un armadietto o una mensola sopraelevata sono luoghi più che sicuri, anche con bambini minori di 10 anni in casa. Il 27% conserva però gli insetticidi in un luogo esterno all’abitazione: ancora una volta si conferma così la percezione di una certa pericolosità che potrebbe derivare da questo tipo di prodotti. Va meglio invece per lo smaltimento: la gran parte degli utilizzatori dichiara di adottare pratiche di smaltimento differenziato, mentre solo una minoranza (che arriva al 21% per i detersivi in polvere) dichiara di non tenerne conto.

Conclusione? Promossi, ma con qualche debito

Come se la cavano quindi nel complesso i consumatori italiani? Tutto sommato abbastanza bene: siamo più consapevoli dell’importanza del rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico, anche se c’è ancora da lavorare per quanto riguarda le tematiche della sicurezza legate all’uso dei prodotti per la pulizia della casa. Utilizziamo in genere le giuste quantità di prodotto  ma non ne leggiamo le etichette, perché forse fatica ad entrare nelle nostre case il concetto stesso dell’importanza di queste piccole pratiche quotidiane. “Il concetto di sicurezza – spiega Luciano Pizzato, neo presidente Assocasa – è proprio uno dei pilastri dell’idea di sostenibilità che promuoviamo ogni giorno in Assocasa. Ricerche come quella Eurisko testimoniano ancora una volta come il ruolo della nostra associazione sia di importanza cruciale per facilitare il dialogo tra industria e consumatori sul corretto utilizzo dei prodotti, attraverso anche le numerose iniziative già poste in essere. Imparare ad usare i prodotti è infatti fondamentale per la salvaguardia della salute dei consumatori e per la tutela dell’ambiente”.

Di studiare, come si dice, non si finisce mai: chiuse le scuole sarà il caso per chi si è riconosciuto in qualche comportamento incauto di utilizzare l’estate alle porte anche per un piccolo ripassino in materia di pulizia. Il sito http://it.cleanright.eu ci può dare una mano a non farci trovare impreparati; chi lo sa: magari l’anno prossimo Assocasa ed Eurisko ci interrogano di nuovo…

 

 di Alessandro Gigante

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