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Regole e formazione per uscire dalla crisi e dare un futuro ai servizi

I tavoli operativi

Matteo Marino, presidente AFED, ha rafforzato il concetto di aggregazione di filiera, presentando ufficialmente la nascita del Comitato Permanente Settore Pulizie Professionali, a opera, oltre che di AFED, di Anip/Fise, Ancst/Legacoop, Confcooperative, Fnip/Confcommercio, Cna. Il Comitato si è costituito come luogo di confronto permanente per affrontare in modo sistematico e organizzato i temi più rilevanti per la qualificazione della professione nell’ambito della filiera del pulito, attraverso iniziative culturali, sociali, di formazione e comunicazione nelle competenti sedi istituzionali, sia pubbliche sia private.
“Nelle nostre intenzioni – ha affermato il presidente AFED – il Comitato deve diventare interlocutore riconosciuto nei rapporti con le istituzioni pubbliche e le altre organizzazioni di categoria, dell’utenza finale, in riferimento agli obiettivi di qualificazione della professione. Non è più pensabile che le componenti della filiera del cleaning, almeno su temi generali che sono il comune denominatore del comparto, procedano individualmente. In un momento storico come quello attuale, un periodo di profonda trasformazione dei mercati e della società, solo l’unità di intenti potrà rappresentare una efficace barriera alla tenuta del sistema paese nel suo complesso: il mondo della produzione e il mondo dei servizi devono interagire per elevare la qualità dell’offerta e individuare le linee guida da proporre a una committenza che va sensibilizzata e alle autorità competenti perché vengano eliminate le zone grigie dell’improvvisazione”.

E nel quadro di azioni unitarie, Marino ha presentato il progetto di linee guida UNI per i servizi di pulizia orientati alla manutenzione degli immobili, ricordando come proprio dalla costante crescita del settore delle pulizie/multiservizi derivi la necessità di un parallelo e adeguato sviluppo del quadro di riferimento, non solo a carattere legislativo o amministrativo, ma anche a livello di normazione tecnica, in quanto si registra costantemente la carenza di strumenti che consentano di valorizzare in maniera trasparente gli elementi di produttività e di innovazione nell’organizzazione e nella gestione del servizio. Sempre più spesso, ha sostenuto Marino, si producono capitolati di appalto non precisi, offerte non congrue, e si assiste a commissioni di valutazione non preparate a valutare le offerte tecniche.
Da qui, anche per il presidente AFED, la necessità di regole uniformi e condivise, che hanno portato alla progettazione del processo normativo specifico, che partirà dalla redazione di appropriate definizioni sulla terminologia e sui sistemi operativi di intervento per diverse tipologie di ambiente, per pervenire successivamente alla configurazione più completa di strumenti e criteri condivisi riferiti alla organizzazione complessiva (progettazione/pianificazione/gestione e controllo) e alla valutazione tecnica ed economica di un servizio di pulizia.
Nella classificazione e descrizione delle attività operative si terrà conto delle tipologie di ambienti, delle metodologie di intervento, della descrizione delle operazioni, degli indicatori di resa per operazione.

In questo quadro si colloca la proposta di messa allo studio della norma sui “Servizi di pulizia di patrimoni immobiliari orientati alla manutenzione”, che ha l’obiettivo di pervenire alla formulazione di linee guida che individuino in maniera appropriata le terminologie, le metodologie e le attività operative del settore, al fine di uniformare i comportamenti del mercato, definire i requisiti essenziale delle prestazioni previste dai contratti, indirizzare verso la formulazione di atti il più possibile corretti, mantenendo tuttavia ampi margini di concorrenza e di autonomia per le imprese.
Tutte tematiche che potranno avere ampio risalto, ha annunciato Marino, a Pulire 2009, in programma a Verona dal 9 al 12 giugno, che aprirà la sua sessione convegnistica con una Tavola Rotonda alla quale è stato invitato il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Tutti i soggetti della filiera, dal Comitato a  Consip, all’Autorità di Vigilanza, a Onbsi, sono chiamati a illustrare, a una platea di committenti cui è indirizzato soprattutto il meeting, le necessità del sistema e le proposte di costruttiva operatività.

Il Tavolo Interassociativo Imprese di Servizi

Franco Tumino, presidente Ancst/Legacoop, ha illustrato il Taiis, Tavolo Interassociativo Imprese di Servizi, che riunisce quattordici associazioni di imprese del settore dei servizi, rappresentanti complessivamente 18.000 aziende, per un totale di 50 miliardi di valore della produzione e 875.000 occupati. Il Taiis, ha spiegato Tumino, nasce dall’esigenza di sviluppare azioni condivise su temi di comune interesse per dare maggiore consistenza alla rappresentanza e ricevere maggiore attenzione dalle Istituzioni e dal Governo, acquisendo visibilità a livello nazionale. Il presidente di Ancst/Legacoop ha indicato le priorità dell’azione del Taiis, quali i ritardi dei pagamenti, appalti e concessioni, contrasto all’in house, valorizzazione delle esternalizzazioni, sottolineando come sia necessario, per mantenere un capillare monitoraggio del mercato, costituire tavoli regionali e ha annunciato che tra i primi a partire sarà proprio il Taiis della Campania. Tra le varie iniziative intraprese, sul fronte dei ritardi di pagamento da parte delle PA, Tumino ha dato particolare rilievo all’elaborazione di una proposta di legge in merito contenente diverse soluzioni e alle denunce presentate sia al Governo sia all’Unione Europea oltre a proposte di modifica della Direttiva Europea 2002. Per quanto riguarda gli appalti pubblici, il Taiis ha avviato un approfondimento su alcuni aspetti delicati e di grande importanza per le imprese di servizi, quali la centralizzazione degli acquisti e il subappalto nei servizi; l’in house procurement e le distorsioni della concorrenza (art. 23 bis del DL 112, ); la certificazione delle imprese di servizi e la gestione del contratto; l’offerta economicamente più vantaggiosa negli appalti di servizi; le PMI e il mercato elettronico.

Dal gennaio 2008 è stato attivato un confronto con l’Autorità per la vigilanza sui Contratti Pubblici di lavori, servizi e forniture, incentrato soprattutto sul tema del costo del lavoro (congruità dei bandi e delle offerte, con particolare riguardo ai temi del costo del lavoro e della sicurezza) e della revisione dei prezzi.
Taiis con la sua attività contribuisce ad accrescere la consapevolezza del valore aggiunto che le imprese del settore dei servizi (settore nel quale si realizza il 70% del PIL italiano) conferiscono al Paese, alla sua competitività, alla soddisfazione dei bisogni della collettività. Ma istituzioni, forze politiche e sociale devono essere assolutamente consapevoli di questo apporto e assicurare alle imprese del settore la regolarità della competizione.

Fare chiarezza

Regolarità fortemente messa in discussione da Nicola D’Abundo, di Gamba Service,intervenuto nel dibattito conclusivo, che non ha esitato a lanciare una provocazione condivisa dalla maggior parte degli astanti. D’Abundo ha stigmatizzato l’assegnazione degli appalti alle società di Facility Management, perché si tratta di imprese meramente finanziarie, con interessi differenti, non in grado di garantire direttamente il servizio, di cui non hanno alcun know how, limitandosi a subappaltare il lavoro in maniera poco chiara a terzi, non sempre scelti sulla base della competenza ma della convenienza, in tema di risparmio di spese e di possibilità di eludere agli adempimenti. Questa condizione, secondo D’Abundo, danneggia enormemente le vere imprese di servizi che, invece, dovrebbero esercitare un controllo capillare su tutto il sistema di aggiudicazione degli appalti, compresa la formulazione del capitolato di gara. Ad aggravare la situazione i ritardi dei pagamenti delle PA (che pagano a distanza di due anni soltanto chi rinuncia agli interessi dovuti), senza che il Governo agisca per correggere questa anomalia, perché anche le recenti azioni governative sono andate a favore dell’industria manifatturiera e delle banche, senza alcuna attenzione al mondo dei servizi, le cui imprese non hanno più marginalità e non ottengono credito da quelle stesse banche che sono state aiutate con i soldi pubblici. D’Abundo ha espresso la convinzione che non si abbassi la guardia della protesta, in quanto è necessario fare ripartire il settore nella trasparenza e nella legalità e ha esortato le associazioni rappresentative del settore a sottoporre al ministero competente la proposta di compensare, a livello fiscale, crediti e debiti, per dare ossigeno alle imprese e creare vantaggi per tutti, Stato compreso, in quanto per accedere alla compensazione le aziende dovrebbero dichiarare i propri redditi,  facendo emergere quindi anche il sommerso che ancora è molto consistente.

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