HomesanitàL'ospedale: un "non luogo" dove abita il rischio

L’ospedale: un “non luogo” dove abita il rischio

Quanto conta la pulizia?

Quanto e come conta la pulizia ospedaliera in questo problema del rischio infettivo? Un ruolo importante è quello della decontaminazione, meno microrganismi ci sono nell’ambiente, minore è il rischio. Quindi è importante determinare una buona decontaminazione di tutte le superfici dell’ambiente confinato dell’ospedale. La disinfezione di ambienti e apparecchi,  livello superiore rispetto alla decontaminazione e la sterilizzazione, quindi l’eliminazione di tutti i microrganismi di apparecchi e medicamenti, sono passaggi fondamentali per la riduzione del rischio infettivo. E’ importante anche il controllo dell’igiene personale, perché i microrganismi vivono grazie al passaggio da uomo a uomo, così come il controllo dei contatti tra malato e personale, tra malato e parenti e tra malato e ambiente: spesso i microrganismi vengono depositati su oggetti prima di passare ad un’altra persona.

Il fonendoscopio, ad esempio, rappresenta uno di tali oggetti: se non viene decontaminato periodicamente rimane carico di microrganismi con possibile contaminazione dei pazienti.

La diffusione delle infezioni ospedaliere può determinarsi attraverso il passaggio tra malato e malato, il passaggio tra strumenti/apparecchiature e malato, il passaggio tra operatore e malato (è per questo che ci sono delle barriere meccaniche come mascherine, guanti; non solo perché l’operatore non assuma microrganismi dal malato ma anche per non cederli). Il passaggio dei microrganismi al malato può avvenire per contatto diretto con la persona/oggetto/superficie o per contatto indiretto cioè per via aerea e successivamente per contatto (questo avviene per la maggior parte  dei virus).

Può avvenire per contatto indiretto: per ingestione di cibi  dove vi sia la presenza di microrganismi pericolosi, in particolare i coliformi. Può manifestarsi per via aerea, come avviene, ad esempio, per legionella e tubercolosi: la tubercolosi sta di nuovo diventando un problema di igiene pubblica e viene propagata per via aerea. La legionella è stata scoperta per la prima volta in un albergo dove si era tenuto un raduno di legionari americani. Questo batterio si presenta all’interno dell’acqua, rimane nelle tubature, nelle strutture con grande passaggio di persone (come albergo o ospedale). Gli spruzzi dell’acqua vengono inspirati e il batterio viene assunto, provocando polmoniti anche gravi. Le sedi di infezioni più frequentemente colpite sono le vie urinarie, le vie respiratorie, le ferite.

Altri fattori di rischio

Tra i fattori che intervengono sulla diffusione delle infezioni in ospedale è da sottolineare il grande passaggio di  visitatori, poiché la contaminazione antropica è certamente preponderante tra i meccanismi di diffusione. Tutti portano microrganismi, quindi più persone ci sono più microrganismi vengono portati. L’immobilità dei pazienti, peraltro, porta a una maggior possibilità di infezione, così come una notevole lunghezza della degenza e una terapia antibiotica aggressiva.

Tra le fonti di infezioni, quindi, vi sono prima di tutto attrezzature e persone, mentre lo diventano raramente aria e ambiente.

Ciò non significa che un ospedale nuovo sia meglio di uno vecchio: gli ospedali italiani sono vecchi (il rapporto Guzzanti  parlava di  una media di 43 anni),  si stanno rinnovando gli edifici,  ma non è detto che il nuovo porti a una riduzione delle infezioni perché rinnoviamo l’ambiente ma, se non vengono migliorate le procedure per la decontaminazione delle persone e degli oggetti, i tassi di infezione non diminuiscono.

Leggi, norme, raccomandazioni

In Italia sono in vigore leggi e regolamenti che sorvegliano le infezioni, anche per quanto riguarda la ristorazione ospedaliera con la legge n. 155.

Vi sono microrganismi detti “sentinella”, la cui comparsa in ospedale, anche se limitata a una sola volta, è da considerare con grande attenzione, perché è indice del fatto che si è verificata una resistenza. In questi casi, accurate operazioni di igiene sono assolutamente necessarie. Vi sono delle categorie di raccomandazioni della CDC di Atlanta: ad esempio, misure di efficacia dimostrata sono la sterilizzazione, il lavaggio delle mani, il cateterismo urinario a circuito chiuso.

La prevalenza delle infezioni ospedaliere dipende dagli ospedali e dai reparti.

C’è da ricordare che il numero globale di infezioni è diminuito con gli anni, ma il rischio per il paziente in realtà è aumentato perché si sono affinati dei microrganismi particolarmente aggressivi.

Quindi sono più frequenti le localizzazioni gravi con batteri resistenti ed è quindi aumentato il rischio di acquisire infezioni in servizi sanitari diversi dall’ospedale (poliambulatori/RSA).

Il rischio di prendere queste infezioni non dipende dalla maggiore o minore grandezza dell’ospedale, ma dal fatto che l’ospedale è cambiato, è diminuita la degenza media, per cui il numero di persone che vi transitano è decisamente aumentato. Ad esempio, se gli interventi per cataratta fino a poco tempo fa duravano dei giorni, adesso si fa tutto in Day Hospital, quindi non si passa nemmeno una notte in ospedale. Contemporaneamente si assiste ad  un incremento di interventi per l’invecchiamento della popolazione, miglioramento delle tecniche chirurgiche e rapidità di intervento, e ciò quindi determina un maggior rischio di infezione fuori dall’ospedale. Le raccomandazioni che devono essere date al paziente devono essere particolarmente rigorose e dettagliate, perché una volta su 2000 interventi (secondo statistiche americane) compare una grave infezione  (panoftalmite).

La pulizia e la detergenza, infine, sono ancor più importanti per i reparti dove si assiste ad un rapido turn over.

——————————

Giuseppe Banfi*

*Direttore Sanitario Istituto Scientifico Galeazzi, Milano

Contributo presentato al Meeting 2008 di Ecolab (18/19 febbraio S.Donato Milanese)

(tratto da “GSA” N.5, maggio 2008)

CONTENUTI SUGGERITI