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Le tante facce della crisi della pulizia in Europa

L’era del quarto d’ora

Cambay mette in luce come in Francia il comparto della pulizia abbia saputo assecondare i clienti nel momento di difficoltà molto meglio di altri comparti. Il sindacato francese lotta strenuamente per l’abolizione del part-time, che tuttavia rimane lo zoccolo duro tra le formule d’impiego. Inoltre, il contratto di Multiservizi applicato in Francia sul modello italiano ha permesso l’ulteriore sviluppo delle imprese di pulizia che, grazie alle loro dimensioni (le prime due con circa 50.000 dipendenti a testa), non sono intermediate dalle società di Facility Management. Si registra una lieve flessione verso l’insourcing ma, come afferma Cambay «i casi in cui si ritorna all’autoservizio nel privato sono da considerarsi  provvisori e finalizzati al recupero del personale interno all’azienda». Infine Cambay propone un’interessante spunto di riflessione in merito all’evoluzione dell’organizzazione del lavoro nel comparto: «Per risolvere le problematiche connesse all’ottimizzazione di tempi e costi è necessario entrare nell’ era del quarto d’ora: solo le imprese che riusciranno ad avere una gestione approfondita ed integrata del lavoro saranno infatti in grado di assicurare costantemente gli utili alla propria azienda.E’ importante dunque puntare sulla formazione del proprio personale, un addestramento declinato ai vari comparti di mercato che insegni agli operatori come disciplinare le operazioni generali di pulizia, dai preparativi da svolgere nella fase pre-lavorativa alle operazioni di riordino e pulizia a lavoro ultimato». Solo codificando quali siano le operazioni di pulizia più importanti e in che ordine debbano essere eseguite, si insegnerà all’addetto a gestire, anzi ad ottimizzare il tempo a sua disposizione, senza inficiare la qualità del servizio.

Diversi paesi…stessi problemi

L’evento è stato un successo che ha riscontrato un grande favore di pubblico: oltre 120 rappresentanti hanno apprezzato lo sforzo congiunto delle due federazioni e già chiedono conferma del prossimo incontro, che si svolgerà in Nuova Zelanda presumibilmente tra l’autunno venturo e il gennaio 2011. «Ad ogni modo – conclude Andreas Lill,direttore generale FENI – dal dibattito sono emersi due punti importanti:  innanzitutto che le sfide da affrontare sono molto simili anche se si tratta di  culture e quadri legislativi diversi. In secondo luogo è emerso che il profilo che identifica il comparto è pressoché identico a qualsiasi latitudine: il cleaning soffre sempre di un’immagine negativa nonostante l’importanza del lavoro che svolge. Naturalmente, ci sono delle differenze sostanziali da Paese a Paese, che vanno dal costo del lavoro al quadro di riferimento legislativo, ma altrettanti sono i problemi condivisi».

Nel dibattito che ha concluso la mattinata, al quale è intervenuto anche  Pedro Childichimo, il Presidente EMA della Johnson Diversey , è emerso con grande chiarezza che il comparto, per reggere le spinte alla riduzione dei canoni provenienti dalla clientela sia pubblica che privata, deve necessariamente puntare, ove possibile, alla meccanizzazione delle attività manuali, alla loro razionalizzazione, all’utilizzo di attrezzi e prodotti chimici efficaci.. Ma per ottimizzare le risorse umane è essenziale dotare tutte le classi del personale non solo di adeguati strumenti di lavoro, ma in primis di un solido supporto formativo che chiarisca all’operatore l’importanza del suo ruolo che sottende a precise competenze professionali. In altre parole, se l’obiettivo è quello di razionalizzare le operazioni, l’imperativo categorico riecheggia nelle parole di Cambay: insegnare agli addetti a “gestire il quarto d’ora”, codificando l’importanza e disciplinando l’ordine delle operazioni di pulizia, dalla fase pre-lavorativa e quella finale. Ci sembra dunque di aver per le mani l’ennesimo uovo di Colombo: una soluzione evidente ad un problema apparentemente insolubile. Ma è ovvio che, in un comparto in cui l’85% del costo è dato dall’attività umana, è fondamentale intervenire su questa risorsa, aumentarne gli standard di prestazione, per ottimizzare gli sforzi. Su questo fronte, fatta eccezione per alcune eccellenze, il panorama italiano sembra ancora ai piedi della salita, sia nell’area della formazione pubblica (la scuola professionale e la formazione regionale, finanziata dalla 236/96 e altri) che in quella aziendale. Grosse responsabilità sono anche degli imprenditori del comparto che in molti casi non comprendono che la formazione di ogni addetto è il principale strumento per l’efficientamento dei cantieri. Quindi…formazione, formazione e ancora formazione.

Chiara Bucci


Tabella sinottica sulla base dei dati presentati dai soci FENI (Fédération Européenne du Nettoyage Industriel)

FRANCIA

GERMANIA

UK

BELGIO

Totale dipendenti settore pulizie

417.400

861.428

900.000

49.280

Nr. imprese federate

2.000

2.504

100

189

Nr. imprese totale

17.000

31.232

9.750

1.958

Fatturato membri federazione

6 mld €

9,1 mld €

4, 56 mld €

956 mln €

Fatturato totale nel settore

10 mld €

11,4 mld €

7,41 mld €

1,3 mld €

*Salario minimo legale

8.82 €/ora

non esiste

6.61€/ora

8,22 €/ora

*Salario minimo  nel settore

(contratto collettivo)

8.97 €/ora

9.08 €/ora (da 2010)

8.15 €/ora( ovest)

6.58 €/ora (est)

non esiste

11,3170€/ora

Inflazione

n.d.

0%

1,8%

-1,68%(giugno 2009)

Crescita economica

n.d.

– 6%

– 4.9%

negativa (2009)

Disoccupazione

n.d.

8,2%

7.3%

grave problema

Ritardo pagamenti

in incremento

35 gg

in incremento

73 gg (2006)

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