Con l’acquisizione della spagnola Nitida Cleaning & Health il Gruppo Sutter rilancia il piano di sviluppo esterno avviato nel 2021 con la prima operazione nel settore professionale. “Un tassello importante: nel prossimo triennio puntiamo a un significativo incremento del fatturato”, spiega il presidente Aldo Sutter. Che commenta il non facile momento dei mercati globali: “Per fortuna il cleaning regge, ma è ora che l’Europa faccia un cambio di passo, altrimenti fatico a vedere un futuro”.
Prima acquisizione fuori dai confini italiani, prima nel settore professionale, un ulteriore salto in direzione della qualità senza compromessi. Si può sintetizzare così la recente operazione di mercato con cui il Gruppo Sutter, multinazionale dal cuore italiano che da oltre cinque generazioni produce e commercializza prodotti per la pulizia domestica e professionale, ha acquisito la spagnola Nitida Cleaning & Health. Costituita nel 2003, ha sede a Valencia ed è specializzata nei formulati per il cleaning professionale soprattutto per il settore sanitario, horeca e lavanderie. L’accordo prevede l’acquisizione da parte di Sutter di marchi, know-how, stabilimento produttivo, magazzino e portafoglio clienti, nonché l’intera gamma di prodotti presente nel mercato spagnolo, con una notevole penetrazione in gran parte del Paese. “Si tratta di un tassello importante in una strategia iniziata diversi anni fa” commenta il presidente e ceo Aldo Sutter. “L’operazione segue di pochi anni le due importanti acquisizioni realizzate in Italia e relative ai brand General e Neutromed, entrambi rilevati da Henkel.”
Vuole ripercorrere questi anni di grande dinamismo sul mercato? “La nostra, come sa, è una storia ormai plurisecolare che inizia a metà Ottocento. La costante, si può dire, è la crescita continua: ricordo che quando presi le redini dell’azienda il fatturato si aggirava sui 50 miliardi di vecchie lire, nel 2024 siamo intorno ai 120 milioni di euro di ricavi, di fatto raddoppiati negli ultimi tre anni. L’ultimo grande “spartiacque”, infatti, è stato il periodo del Covid, uno “tsunami” che con lungimiranza siamo riusciti a prevedere stoccando i prodotti giusti e convertendo la nostra produzione senza alzare i prezzi dei disinfettanti e dei gel idroalcolici per le mani. Una politica che, se nell’immediato non ci ha garantito l’esplosione di fatturato di altre aziende, nel medio termine ci ha premiato con la fidelizzazione della rete distributiva e una crescita importante. Siamo così usciti dal Covid più forti addirittura del 25% rispetto al momento del “picco” della pandemia. Durante quel periodo abbiamo intrapreso anche una riflessione sul largo consumo, storicamente più difficile da incrementare perché la massa critica assicurata dal marchio Emulsio non ci consentiva di effettuare adeguati investimenti sulla struttura di vendita. Questa premessa è necessaria per capire lo scenario in cui sono nate le due acquisizioni dei brand General e Neutromed, entrambi da Henkel, che si collocano all’inizio della nostra strategia di crescita -anche- esterna. Il marchio General lo abbiamo sviluppato anche nel settore professionale con la linea General Professional, specifica per il canale HoReCa”.
Come sta andando? “Molto bene. Grazie a una ristrutturazione e innovazione di prodotto abbiamo triplicato il fatturato relativo a General, restando competitivi nel largo consumo. Questo ci ha consentito di costruire una linea di prodotti molto moderna e di grande appeal e ci ha dato le risorse per acquisire Neutromed, che oggi è oggetto di una politica di rilancio e riposizionamento anche attraverso un’importante campagna pubblicitaria in tv proprio in questi mesi”.
Tutto questo nel largo consumo. E nel professionale? “Sull’onda di questa strategia ci siamo concentrati nell’analisi anche del segmento professionale, cercando potenziali soggetti da poter integrare. Abbiamo così identificato un’eccellenza sul mercato spagnolo, anche al fine di incrementare la nostra massa critica in quell’area geografica per noi fondamentale. Dopo oltre un anno di trattative, abbiamo finalizzato l’acquisizione: il marchio Nitida Cleaning & Health, che resterà come brand separato proprio in virtù dell’avviamento, della credibilità e della riconoscibilità in termini di eccellenza che ha sviluppato nei mercati di riferimento”.
Quanto peserà questa operazione nei numeri? “Dati alla mano, raddoppiamo il fatturato nel mercato spagnolo professionale. La Spagna si consolida come il secondo mercato professionale del gruppo Sutter, che a sua volta vi diviene uno dei player principali con importanti prospettive di ulteriore espansione in termini di clienti nuovi e fatturato. Gli ultimi anni confermano la dinamicità con la quale identifichiamo possibili aziende perfettamente integrabili nella nostra realtà e con le quali il Gruppo cresce per fatturato, parco prodotti e gamma di clienti serviti. Un trend che intendiamo proseguire anche nei prossimi anni”.
Qual è il target di Nitida Cleaning & Health? “La gamma è di valore, ben posizionata, tecnologicamente avanzata, la rete di distribuzione e assistenza è di alto profilo. D’altra parte non poteva essere altrimenti, in quanto selezioniamo attentamente le opportunità di acquisizione e integrazione di realtà coerenti alla nostra cultura e filosofia, al nostro modo di fare impresa e innovare sul mercato con entusiasmo e voglia di migliorarsi costantemente. Come per le due acquisizioni precedenti, abbiamo individuato in Nitida una realtà coerente e di valore per la nostra strategia di penetrazione nei mercati internazionali. Resteranno dunque i marchi Sutter Professional, General Professional e Nitida, con l’obiettivo di sviluppare quest’ultimo nelle aree della Spagna dove al momento è meno presente e in altri mercati in cui siamo forti, dal Portogallo all’Italia. A regime Nitida e Sutter Professional, operando in autonomia e valorizzando il reciproco know how, potranno raddoppiare il fatturato del Gruppo, con l’obiettivo complessivo di raggiungere nei prossimi tre anni quota 200 milioni fra largo consumo e professionale”.
Oggi come è distribuito il fatturato? “Con queste acquisizioni i dati cambiano in fretta. A grandi linee si può dire che oggi Sutter sviluppi circa 75 milioni nel domestico e oltre 50, che con Nitida diventano 55-60, nel professionale. Negli ultimi cinque anni, a sostegno del piano di sviluppo e integrazione delle nuove produzioni, Sutter ha investito circa 9 milioni di euro. Come dicevo, l’ingresso diretto nel mercato della penisola iberica attraverso l’acquisizione di Nitida costituisce un passaggio importante del nostro piano di sviluppo della società che punta nel prossimo triennio ad un significativo incremento del fatturato, ma sempre tenendo ferma la barra della qualità.”
Cosa significa “qualità” per voi? “Le rispondo con un’immagine, quella del “camice bianco”. Ci piace sottolineare che i nostri non sono i classici venditori con i cataloghi in mano, ma con il “camice bianco”: professionisti che si presentano forti di un solido bagaglio tecnico e che sono pronti a illustrare un sistema fatto non solo di prodotti, ma di attenzione a valore, investimenti, certificazioni: giusto per fare qualche esempio, siamo diventati certificatori di Lca – Life Cycle Analysis di prodotto, cosa che ben poche aziende possono vantare, abbiamo oltre 80 prodotti certificati Ecolabel -sfido a trovare altri produttori in Europa che ne hanno altrettanti!- e una cinquantina di prodotti disinfettanti-biocidi approvati”.
Su scala globale non è un momento facile per i mercati. Dopo decenni i rapporti con gli Usa stanno cambiando, i venti di guerra incombono, le borse crollano…“Vero. Per il cleaning, però, fortunatamente si può sperare in una certa stabilità. Se penso che del nostro mercato si è spesso detto in passato che non era un settore “sexy”, attraente e trendy, e che molti lo snobbavano… Ebbene, oggi posso dire che sono orgoglioso e sereno di fare parte di un mercato non “sexy” come altri. In un momento di grande incertezza vedo tanti settori storici soffrire, primo fra tutti l’alimentare; in un contesto geopoliticamente inquieto avere prodotti con scarsa vocazione all’export può avere i suoi vantaggi. Certo però non bisogna dimenticare l’influsso negativo dell’incertezza sulla fiducia dei consumatori e i costi delle materie prime, del petrolio e dell’energia i cui aumenti si stanno già percependo e in qualche punto della filiera dovranno ricadere. Per ora si tratta però di effetti indiretti”.
Più in generale, come interpreta il momento attuale? “Fa un certo effetto vedere quello che abbiamo sempre considerato il nostro alleato storico trattarci in questo modo. Bisogna però sfruttarla come un’opportunità per risvegliarsi, fare causa comune e mettere sul tavolo i grandi valori che abbiamo in Europa e che in questo momento stiamo sprecando fra egoismi e divisioni “di bottega”. Credo sia arrivato il momento di fare tesoro dei grandi mutamenti di scenario geopolitico, tenendo conto del fatto che determinati gap ce li siamo un po’ autoinflitti. E’ ora di aprire gli occhi sulla realtà: l’Europa deve essere unita per fare fronte a questa situazione, e invece sento chi ancora vagheggia il ritorno della lira…”.
C’è ancora molto da fare in e per l’Europa…“Anche se tanti passi sono stati fatti, non siamo ancora davvero uniti, né si può parlare di un vero mercato unico. La moneta unica facilita gli scambi, i regolamenti rendono più omogeneo il mercato, in effetti molte regole sono condivise; d’altra parte ci sono ancora barriere e, come dicevo, troppe divisioni. Vedo tanti temi su cui a mio parere occorrerebbe discutere, a partire dal “green deal”. Naturalmente come produttore di formulati per il cleaning e l’igiene non posso che trovarmi in sintonia con una visione sostenibile del fare impresa: non a caso, come le dicevo, abbiamo moltissimi prodotti Ecolabel, siamo certificatori Lca e molto altro. Quello che mi preoccupa però è l’approccio integralista, una certa retorica vuota e la demagogia ambientale che pone seri ostacoli allo sviluppo delle imprese europee a beneficio di competitors globali che non si pongono i medesimi freni. D’accordo ovviamente la riduzione degli impatti, ma bisogna tenere presente che senza crescita economica non ci possono essere benessere né futuro”.