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I primi risultati della Consulta su appalti e servizi

“Con i Servizi cresce l’Italia” è il titolo di un evento pubblico voluto dalla Consulta dei servizi che si è svolto il 19 giugno scorso a Roma. Un confronto ad alta intensità tra rappresentanze imprenditoriali e istituzioni, con un tema al centro: l’urgenza di intervenire sul sistema di revisione dei prezzi nei contratti pubblici per i servizi.

Il Manifesto dei Servizi Sono diciannove le Associazioni che hanno sottoscritto il Manifesto dell’Economia dei Servizi. Tale strumento è stato voluto per supportare le Istituzioni e il Governo nella ricerca di soluzioni che, a breve, dovranno portare un chiaro segnale di cambiamento soprattutto in tutte quelle problematiche legate alla revisione dei prezzi nei contratti pubblici di servizi. Le aziende rappresentate dalla Consulta esprimono un fatturato di oltre 70 miliardi di euro con oltre 23000 imprese, quasi un milione di addetti ma, nonostante ciò, vengono considerate meno dei figli di un dio minore, perché di fatto sembrano essere invisibili. La conferma di quanto affermato la si trova nei Codici dei Contratti pubblici che si sono succeduti negli anni e che hanno palesato un’evidente discriminazione tra i lavori e i servizi. Nell’ultimo Codice dei Contratti (dgl.36/23) sono state poi previste, tra le altre cose, addirittura due soglie distinte per l’attivazione di un istituto importantissimo, quale è quello della revisione dei prezzi, che, va ricordato, non è certo una sorta di strumento di “politica contrattuale” ma è una vera e propria salvaguardia del potere d’acquisto. Appare chiaro così, che quel trend, che vuole che nei Codici dei Contratti venga riservato un posto quasi di favore al mondo dei lavori, rispetto a quello dei servizi, proprio non si riesca a superare.

Con i servizi cresce l’Italia” È di questo che si è discusso durante il convegno: “Con i servizi cresce l’Italia” che si è svolto a Roma, a Palazzo Wedekind, il 19 giugno 2025. Nel corso del suo svolgimento è stato presentato lo studio economico che mostra come gli attuali indici previsti di fatto sono inefficaci nell’attuazione della revisione dei prezzi per questi contratti pluriennali, e che basterebbe impiegare le somme accantonate nei contratti per rendere continuativa la revisione dei prezzi e garantire l’equilibrio contrattuale. Nel dettaglio, dai dati esposti emerge con chiarezza che la richiesta di abbassare la soglia dal 5% al 3%, non penalizzerebbe le stazioni appaltanti, mantenendo oltre l’84% delle risorse economiche inizialmente stanziate per la gara e per la revisione ordinaria nella misura del 73%.

Le criticità del settore dei servizi Un panel ricco e significativo ha unanimemente denunciato le criticità che vivono le aziende di servizi e ha lanciato un suggerimento di riflessione: “Se 19 sigle associative, diverse tra di loro e a volte perfino concorrenti, hanno trovato un punto comune e si sono riunite per presentare delle richieste urgenti e precise è evidente che tutte stanno vivendo una problematica che di giorno in giorno sta diventando insuperabile”. È stato ancora sottolineato: “Siamo tanti, siamo eterogenei ma abbiamo bisogno urgentemente di un Codice che ci rappresenti tutti e sia in grado di riconoscere il valore dei nostri servizi”. Il settore è caratterizzato da un’alta densità di manodopera, dove l’inadeguatezza del meccanismo di revisione dei prezzi sta generando effetti corrosivi sui livelli occupazionali in primis ma, alla lunga, sulla stessa tenuta delle aziende.

Eppure, se si dovesse fermare la grande macchina degli invisibili che lavorano nel mondo dei servizi, e che sono all’incirca un milione di lavoratori (senza contare l’indotto, che è ampissimo, e occupa almeno un altro milione di persone) si fermerebbero gli ospedali, gli aeroporti, le mense scolastiche, la gestione dei rifiuti, la vigilanza privata, la gestione dei servizi sociosanitari, assistenziali ed educativi. Nonostante ciò, sembra che nessuno voglia rendersene conto ma al contrario si continua a pensare ai servizi come a un qualcosa su cui si può risparmiare, anzi si deve risparmiare. Eppure, è evidente che, quello che viene definito risparmio, non va a ricadere principalmente sulle imprese ma arriva diretto ad abbassare la qualità dei servizi che vengono erogati. Ecco perché è stata chiesta a gran voce un’inversione di tendenza.

Tre i panel del convegno I lavori di Palazzo Wedekind sono stati suddivisi su tre panel, nel primo si è discusso dei: “Servizi industriali: un settore ad alta intensità di manodopera fondamentale per il Paese”; il raffronto è poi continuato su: “L’acquisto pubblico dei servizi: tra l’equilibrio economico dei contratti e la revisione dei prezzi”: i lavori si sono poi conclusi su: “L’economia dei servizi di pubblica utilità per la crescita del Paese. Mercato, regole e opportunità”. Interessante il confronto diretto tra le rappresentanze imprenditoriali e le istituzioni che ha mantenuto, come costante della discussione, il tema dell’urgenza di intervenire sul sistema di revisione dei prezzi, nei contratti pubblici per i servizi e le forniture visto che si è passati, in maniera spericolata, dalle certezze, alla discrezionalità.

I commenti di alcuni tra i protagonisti “Il mondo dei servizi meriterebbe un trattamento speciale o quantomeno paritario a quello del mondo dei lavori nel Codice dei Contratti pubblici perché, come è stato detto, anche da tutti gli altri relatori, il nostro è un settore ad alta intensità di manodopera. Intendo dire che coinvolge famiglie, che, come tutti, sappiamo percepiscono un salario modesto, non certo destinato al risparmio ma che viene speso, per intero, per vivere. Mettere in una condizione di criticità questo settore significa quindi anche bloccare i consumi del nostro Paese arrecando un grave danno all’equilibrio economico”. È quanto ci ha detto Carmine Esposito Presidente FNIP Confcommercio- Pulizie, a latere del primo panel.

Ci aspettiamo degli interventi normativi molto specifici che vadano a eliminare quel discrimine che è stato fatto tra il settore dei servizi e quello dei lavori, sulle soglie di attivazione della revisione prezzi che devono essere parificate, così come abbiamo chiesto negli emendamenti presentati al Dl infrastrutture. Noi crediamo che il settore dei servizi può essere un settore che crea un volano all’economia nazionale” Questo il commento di Andrea Laguardia Vicepresidente Legacoop Produzioni e Servizi che ha partecipato al III panel. Per Matteo Nevi, direttore generale di Assosistema,  “È un primo dato concreto che dimostra come le nostre richieste non siano solo legittime, ma anche tecnicamente e finanziariamente fondate. Un sistema di appalti sostenibile deve tenere insieme efficienza della spesa pubblica e sostenibilità economica delle imprese. I numeri lo confermano: si può fare.”

Le risposte delle Istituzioni Durante il pomeriggio, se le aziende hanno espresso senza alcun riserbo le loro difficoltà e le loro perplessità, la politica non si è dimostrata insensibile: La deputata Erica Mazzetti ha annunciato la nascita di un intergruppo parlamentare dedicato ai servizi, sostenuta dai colleghi di maggioranza e opposizione come i deputati Raffaele Nevi, Andrea Casu, Massimo Milani e la senatrice Vita Maria Nocco. Un fronte trasversale che riconosce l’urgenza del tema e apre al dialogo con le parti sociali. Intanto, è stato anche annunciato che l ‘Europa sta lavorando a nuovi interventi da apportare alla normativa degli acquisti pubblici. Dal lato tecnico e amministrativo, sono intervenuti Elena Griglio, capo dell’Ufficio Legislativo del MIT, e il Consigliere di Stato Dario Simeoli, che hanno evidenziato la necessità di rendere la revisione prezzi uno strumento davvero operativo, capace di rispondere alle dinamiche di un settore ad alta intensità di lavoro e con un rilevante impatto sociale.

I prossimi passi La Consulta dei Servizi ha confermato che proseguirà il suo percorso, a partire dalla richiesta di approvazione degli emendamenti presentati in sede di conversione del DL infrastrutture che modificano il Codice degli Appalti in tema di revisione prezzi. “Avanzeremo le nostre istanze – dichiara la Consulta – sino a che non sarà possibile alle nostre aziende di operare in un mercato normale, senza che la Pubblica Amministrazione sia tra le principali cause dell’insostenibilità economica dei servizi che eroghiamo, con conseguente danno per l’occupazione e per la qualità dei servizi resi.”

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