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Nuovi paesaggi per gli ospiti

Nuove funzioni

Alcune strutture alberghiere non hanno il vantaggio di contare direttamente su risorse paesaggistiche: in questo caso il giardino può venire in soccorso, creando ciò che il sito e la natura non sono più in grado di fornire. In questo caso il giardino può diventare il vero vantaggio di un albergo.
I due esempi che seguono mostrano strutture ricettive  realizzate dalla trasformazione funzionale di edifici esistenti, ma con destinazione diversa.
Il primo, è il Gran Visconti Palace. Posto ai margini del centro di Milano, è ricavato dal volume edilizio di un ex molino che ora avvolge un ampio giardino. Uno spazio interno, chiuso dal retro di case senza pretese, nate voltando le spalle ad un’area che fu industriale.  Lo spazio in una città è una grande risorsa, quindi va sfruttato in pieno. Ovvero va sfruttato più volte, come questo. Sotto parcheggio, sopra giardino, fontana, griglia di aerazione, ristorante all’aperto, area espositiva, accesso mezzi di servizio per il carico scarico, sosta breve per pullman. Mi sembra possa bastare.
Il disegno del giardino sposa le esigenze funzionali con un’impronta classica e formale. Concentra nei bordi le parti più decorate per lasciare al centro un ampio prato incorniciato dalla pavimentazione in pietra.
Il risultato è un nuovo paesaggio di 5000 m², in grado di ospitare molteplici funzioni. Una cortina di querce piramidali circonda il verde e minimizza la presenza degli edifici circostanti.

In Umbria, un nuovo paesaggio per gli ospiti.

Un esempio di come si possono valorizzare le risorse paesaggistiche viene da questa proposta in corso di realizzazione in Umbria.

Una tenuta di due ettari cambia destinazione. Da residenza privata con giardino all’italiana e campi coltivati, a Residence con dotazioni sportive. Mentre l’edificio non cambia sostanzialmente aspetto, l’area esterna rischia di essere stravolta dalle nuove esigenze.
Quello che preoccupa il paesaggista è di non riuscire a fondere i caratteri preziosi di un paesaggio antico con funzioni moderne e poco flessibili, come il parcheggio, il percorso di accesso dei mezzi di servizio, il campo da tennis, la piscina, i box interrati. Dalla sua ha però una vasta area che permette di scegliere,fra varie alternative, il criterio migliore per risolvere i problemi.
Come sempre si parte dalle risorse esistenti e questa area ne presenta parecchie: l’impronta di un vecchio giardino formale, una buona apertura panoramica, un ruscello, un boschetto di querce, una radicata tradizione agricola. Proprio partendo da questa, si cerca di mantenere nell’intera proprietà un carattere rurale che consentirà di mantenere un giardino di due ettari a costi agricoli.

Gli elementi utilizzati per risolvere le richieste sono presi in prestito dalla tradizione e dal paesaggio circostante, con una modesta aggiunta di un tocco di sobria eleganza. Il risultato è  una piccola sintesi di elementi comuni, colti da un paesaggio apprezzato e ricercato.

Le parti vicine all’edificio mantengono il carattere curato del giardino all’italiana, e mano a mano ci si allontana, si ritrovano i campi, i filari, i sentieri, i boschetti, i prati, così come potremmo trovarli facendo una passeggiata nei dintorni. La maggiore cura dei dettagli riguarda anche l’irrigazione, l’illuminazione e il sistema di smaltimento delle acque meteoriche.
La piscina è addossata ad una parete di roccia, che ne restituisce un’immagine rustica e di grande fascino, mentre il campo da tennis ed i parcheggi sono collocati in posizioni più defilate e disegnati con profili irregolari, che ne dissimulano la funzione.
Non un giardino, non un parco, non campagna, ma paesaggio in sintesi. Nuovo ma non artificiale o estraneo al contesto. Un luogo di ristoro, di meditazione, di relax.

Spazi da cambiare

L’esperienza insegna di non avere mai la presunzione di controllare perfettamente la situazione. Il progetto è una fase determinante: se una cosa non funziona sulla carta, non potrà mai funzionare nella condizione reale. Ma purtroppo non è vero neppure l’esatto contrario: se una cosa funziona sulla carta non è detto debba funzionare al vero. I tempi e le mode (anche in giardino ce ne sono e come!) condizionano pesantemente la vita futura della struttura.
Alcune condizioni aiutano ad avere degli spazi multifunzionali, senza darlo troppo a vedere. Per esempio, le forme regolari aiutano ad apportare future modifiche, mentre spazi di dimensioni diverse aiutano a trovare la giusta collocazione per ogni funzione, anche quelle non ancora previste. Pavimentazioni di buona resa estetica non condizionano le aree ad essere relegate a funzioni marginali, l’accessibilità carraia ed una facile connessione con la struttura prevengono eventuali problemi logistici. Ma anche lo studio dell’ambientazione, le predisposizioni impiantistiche e le dotazioni tecnologiche semplificano la variazione di funzione.
Un altro consiglio è che un  piano si usa sempre. In giardino i piccoli dislivelli non si vedono ma si sentono: un piano disposto con una pendenza del 3% è poco evidente, ma se dovessimo disporci un tavolo o una sedia , il posto risulterebbe impraticabile. Per giocare con gli spazi bisogna portare tutto in piano, che all’esterno corrisponde ad una pendenza compresa fra l .0 e 1.5%.

Inventare un posto senza dimenticarsi della storia del luogo.

La gente viene da lontano e ha negli occhi autostrade uguali, autogrill uguali, svincoli, caselli, cartelli, catene di negozi,  tutto uguale. L’uniformità giova quando bisogna fornire un servizio di informazione o di orientamento. Per gustare qualcosa bisogna spingersi al dettaglio. Nella tradizione del luogo ci sono sempre le risposte che cerchiamo in questo argomento. il lavoro del paesaggista è proprio quello di valorizzare i caratteri, esaltandone i vantaggio e minimizzandone gli eventuali difetti. Un esempio sono  le piccole opere in pietra.
La pietra è un materiale che è storicamente considerato un lusso, perché costoso da estrarre e lavorare, ma soprattutto da trasportare. L’incidenza del costo di trasporto limitava  l’uso estensivo della pietra e ne favoriva l’uso locale, con pochissime variabili utilizzate per gli elementi molto pregiati. Ora che i costi di trasporto sono molto più accessibili, la scelta della pietra non è più così vincolata dalla località di estrazione. Anzi, capita spesso che la più vicina non sia la più economica.  Questa condizione ha stravolto molti paesi, regalandoci un campionario di materiali che confonde la vista e la storia. Riprendere il filo del discorso, andare a fondo nella ricerca, aiuta a volte delle scelte più interessanti. Dal punto di vista storico e artistico e scenografico. Ma anche affettivo.

Paolo Villa

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