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Rappresentanza contrattuale: non è finita

Colpo di scena: l’Ispettorato Nazionale del Lavoro fa marcia indietro sull’annosa questione dei Ccnl comparativamente maggiormente rappresentativi, letteralmente “rimangiandosi” la nota del 20 giugno scorso, della quale parlammo anche noi, con cui l’INL, nell’individuare i contratti “leader”, ribadiva come chi applicasse i contratti non rappresentativi perdesse la possibilità di fruire di benefici normativi e contributivi, di ricorrere a forme contrattuali flessibili, e di individuare correttamente gli imponibili contributivi, con responsabilità solidale anche da parte delle committenze.

La notizia, fin da subito contestata con decisione dalle organizzazioni sindacali escluse, faceva riferimento all’azione di contrasto, da parte degli organi di vigilanza, al fenomeno del cosiddetto “dumping contrattuale” su tutto il territorio nazionale, in particolare nel settore del terziario in quanto maggiormente interessato da violazioni di carattere contributivo o legate alla fruizione di istituti di flessibilità in assenza delle condizioni di legge.

Si leggeva: “L’attività di vigilanza sull’applicazione di CCNL sottoscritti da OO.SS non rappresentative, già avviata nel 2017 nell’ambito della programmazione dell’azione ispettiva (cfr. Documento di programmazione della vigilanza per il 2017), continua ad essere condotta dall’Ispettorato che è peraltro recentemente intervenuto con la circolare n. 3/2018 per esortare i propri uffici interregionali e territoriali ad attivare specifiche azioni di vigilanza. Inoltre l’INL ribadiva che l’applicazione di contratti collettivi stipulati da OO.SS. che, nel settore, risultano comparativamente meno rappresentative – tra cui vengono annoverate CISAL, CONFSAL e altre sigle minoritarie –  in luogo dei c.d. contratti “leader”, ossia i contratti sottoscritti da CGIL, CISL e UIL, preclude la possibilità di fruire di benefici normativi e contributivi, di ricorrere a forme contrattuali flessibili, e di individuare correttamente gli imponibili contributivi.”

Anzi no, contrordine: infatti, a fine agosto, l’INL ha cancellato dal proprio sito la notizia, che qui sotto linkiamo, di fatto aprendo la strada alla liberalizzazione contrattuale, con il rischio che nel nostro settore si alimenti un circolo vizioso di concorrenza sleale, o quantomeno poco trasparente, con ripercussioni molto dannose non solo sulla qualità dei servizi, ma anche sulle condizioni di lavoro degli operatori.

Il provvedimento è stato accolto con soddisfazione da Conflavoro PMI, che per bocca del suo presidente Roberto Capobianco, il 27 agosto scorso, ha parlato di giornata storica: “L’ispettorato nazionale del lavoro ha eliminato la nota dello scorso 20 giugno relativa all’applicazione dei contratti collettivi, in cui avvertiva che avrebbe concentrato controlli e potenziali sanzioni verso quelle imprese che firmano accordi collettivi con sigle sindacali diverse da Cgil, Cisl e Uil. Una mossa assolutamente arbitraria e contraria alle libertà sindacali sancite dalla nostra Costituzione”, ha detto fra l’altro Capobianco.

Link notizia INL

Link comunicato Conflavoro PMI (fonte Confsal)

 

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