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Come si sceglie un detergente?

Si parla tanto di formulati, detergenti, sanificanti, igienizzanti, disinfettanti e chi più ne ha più ne metta. Ma siamo sicuri di saperli scegliere? Sì, no, tanto, poco? A volte si sbaglia per mancanza di conoscenze.

Funzionamento, reazione, residui, impatto ambientale: li conosciamo?

Ebbene sì: anche se sembra assurdo, spesso committenti, imprese e operatori non conoscono i principi di funzionamento, la reazione con le superfici, i residui lasciati dai prodotti e il loro impatto sull’ambiente. La cosa è più frequente di quanto si immagini. Come orientarsi, dunque?

I principi-base

Partiamo dai principi-base della sanificazione, che, secondo la definizione più comune, è “il complesso delle attività del detergere, del disinfettare e del disinfestare”. Ogni scelta dovrà essere consapevole e tendere a razionalizzare semplificando: la scelta consapevole è quella effettuata innanzitutto in base all’applicazione (manuale, lavaggio meccanico, ecc.) e al sistema di diluizione; ma anche in base alla natura delle superfici, alla professionalità degli operatori, alle performance di pulizia, al sistema (prodotto/ apparecchiatura di dosaggio), alle fasi che si desiderano eseguire contemporaneamente (detergenza e sanificazione separate, sanificazione monofase, ecc.). Ma non sono solo questi gli aspetti da prendere in considerazione: c’è anche il sistema drenante, l’eventuale presenza ed efficienza del sistema di depurazione, la sensibilità per l’ambiente.

La razionalizzazione

Per razionalizzare semplificando, invece, si deve intendere un altro gruppo di pratiche ed obiettivi, altrettanto importanti, come semplificare ed automatizzare le applicazioni ed i sistemi di diluizione; non delegare operazioni come la diluizione a persone diverse e poco affidabili; accorpare più applicazioni possibili in pochi prodotti; separare ordinatamente i prodotti allo stoccaggio; testare prodotti concentrati con sistemi idonei; ridurre l’impiego indiscriminato di acqua e di alta pressione; validare sistemi sicuri per le persone e per l’ambiente; non usare prodotti presi dagli scaffali; utilizzare solo i prodotti previsti dal piano validato.

Attenzione alla sicurezza

In ogni caso, non bisogna mai dimenticare che si stanno utilizzando prodotti chimici, il cui impiego, per quanto sicuro, non è mai “pacifico”; poi che si parla di superfici critiche, spesso trattate da operatori che non hanno alcuna nozione di chimica e di tossicologia. Infine che possiamo operare in settori in cui vi è un coinvolgimento indiretto del consumatore (esempi lampanti è l’industria alimentare o farmaceutica).

Come scegliere il fornitore: le questioni-spia

E qui arriviamo a un punto focale: la scelta del fornitore. Va scelta l’azienda più competente, e per farlo esistono cinque domande-spia, da segnarsi sulle punte delle dita di una mano e snocciolare ogniqualvolta si cerca un fornitore affidabile. Uno: principi e comportamento dei sanificanti su superfici eventualmente a contatto con alimenti o sostanze/oggetti a rischio. Due: principi e comportamento dei sanificanti su superfici che non lo siano. Tre: comportamento delle superfici in contatto con i sanificanti: sanificabilità e possibili alterazioni (corrosione, danneggiamento, ecc.). Quattro: rischio chimico di chi li manipola ed ecompatibilità. Cinque: residualità.

Detergenti e disinfettanti

I detergenti ed i disinfettanti servono a pulire e a distruggere i microrganismi. Se vengono scelti in modo non corretto possono creare molti problemi: non eliminare tutti i microrganismi, rovinare le attrezzature, creare problemi agli operatori, o più semplicemente far perdere tempo e costare di più (anche se il prezzo iniziale è minore). Non tutto, insomma, va bene dappertutto: la contaminazione non è tutta uguale, i microbi non si combattono tutti allo stesso modo, i disinfettanti non agiscono tutti in modo simile e le superfici non si comportano tutte allo stesso modo.

La durezza dell’acqua consuma detergente… e ne resta meno per lavare!

Ci sono poi alcune “leggende” da sfatare. Spesso, ad esempio, non si considera che anche l’acqua consuma detersivo: in particolare, si perdono circa 5 grammi di detersivo ogni 10 dF di durezza: se utilizziamo 20 g/l con acqua a 10 dF la durezza consumerà 5g, e ce ne resteranno 15 per lavare. Se però usiamo 20 g/l con acqua a 40 dF la durezza consumerà 20g e per lavare non resterà nulla!

Alcuni esempi di cose che non si sanno

E non è finita: si pensa per esempio di poter usare cloro indiscriminatamente, anche in dosi eccessive, in ammollo prolungato, senza risciacquare, senza tenere conto che non si può disincrostare con acido cloridrico (muriatico) senza inibitori di corrosione. Oltretutto le superfici non si comportano tutte allo stesso modo davanti all’ “aggressione chimica”: l’acciaio mostra segni di pitting (cioè corrosione puntiforme), l’alluminio di corrosione/annerimento, il vetro di opacizzazione o striature, la ceramica di macchiatura o sbiadimento, il rame e le sue leghe di macchiatura e annerimento, la plastica di infragilimento, indurimento o rottura.

La disinfezione

Ma la casistica di operazioni (e di errori coi prodotti chimici) è pressoché illimitata: quando si impiega l’alcool, si deve perlomeno dargli… il tempo per disinfettare (nei sistemi chiusi), o aiutarlo. La disinfezione, per molti, è un altro territorio sconosciuto. I disinfettanti non agiscono tutti allo stesso modo: ci sono gli ossidanti (red-ox) non residuali, che hanno come target le aree protette e gli impianti chiusi; e ci sono i cationici ad azione residuale, ideali per la disinfezione in superfici aperte. I primi sono cloro, iodio, peracidi, acqua ossigenata, glutaradeide, anidride solforosa, biossido di cloro e ozono. I secondi quaternari d’ammonio, alchilammine anfotere, triammine, polibiguanidi, clorexidina. Occorre conoscerli per scegliere i disinfettanti adatti, e tenere conto anche di dove devo eliminare i microbi (superfici chiuse o aperte), su che tipo di superficie si applicano, se devo eliminare qualcos’altro (odore, colore), che tecnologia uso (macchina manuale, schiuma, asciutto, bagnato), che disinfettante uso. Si dovrà tenere conto anche di fattori come la sicurezza degli operatori, la loro esperienza e capacità, il tempo a disposizione.

Più conoscenza, maggiore efficienza

Insomma: la conoscenza e il giusto utilizzo dei prodotti di sanificazione, accanto all’efficientamento del processo e del servizio può sempre portare a migliorare in termini di risultato, sicurezza, tempo e ambiente, con grandi benefici per tutti: impresa, committente, utilizzatore e cliente finale.

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