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Pulizia criogenica: un mercato da sviluppare

Il “ghiaccio secco”, o ghiaccio carbonico, è la soluzione ideale per la pulizia di molti ambienti: in vari settori come industria pesante, alimentare, della stampa, lavorazione materie plastiche e gomma ma non solo, perché è in grado di eliminare grassi, oli, polveri grosse ed incrostazioni di varia natura come vernici, cere, residui da forno, da fusione, da stampa, materie plastiche incrostate, schiume, catrame, bitume e molto altro ancora.

 

Un’interessante applicazione “di nicchia”

Si tratta di un’applicazione “di nicchia”, che rappresenta però un’interessante opportunità di ampliamento del servizio da parte di molte imprese, con clienti nuovi o clienti già in essere che necessitino di pulizie particolari. La metodologia, oltre all’efficacia, ha dalla sua anche il fatto che non provoca danni alle superfici trattate, rivelandosi quindi ideale anche per oggetti o apparecchi sensibili (quadri elettrici o altre componenti, stampi, ecc.). Oltre alla non abrasività, che distingue il sistema dalle tradizionali sabbiature, la pulizia a ghiaccio secco ha dalla sua, come dice la definizione stessa, l’assenza di umidità (particolarmente importante, ad esempio, nell’industria alimentare o nell’elettronica) e di residui, la rapidità d’azione, l’utilizzo diretto senza dover smontare gli impianti (con conseguenti onerosi fermi macchina) e, non ultimo, il rispetto per l’ambiente (no solventi o altri materiali, no residui di sabbiatura). La pulizia criogenica, insomma, è ecologica, rapida, efficace: riduce significativamente i tempi di pulizia, i tempi morti, i costi di smaltimento dei rifiuti e di manutenzione degli impianti. Ma vediamo tutto questo nel dettaglio, a partire dal “come funziona”.

 

Il funzionamento

Il principio su cui si basa è semplice: delle particelle solide di CO2, definite pellets, che misurano come un granello di riso, portate a una temperatura di -78°C, sono sparate per mezzo di una pistola ad ugello direttamente sulla superficie da trattare. Il flusso di aria compressa può variare dai 5 ai 12 bar di pressione. A questo punto entra in gioco l’abbinamento del freddo intenso e dello choc meccanico: in proposito non bisogna dimenticare l’altissima velocità d’impatto fra particelle e superfici, che può arrivare a toccare i 540 chilometri orari. Grazie a questa azione combinata, le particelle sono in grado di staccare lo sporco in un tempo brevissimo, rompendolo e letteralmente squamandolo. Il distacco vero e proprio avviene mediante sublimazione: le particelle infatti si insinuano nelle crepe dello sporco ed esplodono (sublimano) passando dallo stato solido a quello gassoso ed aumentando di 400 volte il loro volume. A questo punto lo sporco si distacca dalla superficie in modo del tutto ecologico e rapido. Per ciò che concerne l’inquinamento, tanto importante in un contesto di pulizia industriale, occorre dire che il ghiaccio secco dopo l’azione sparisce e lascia soltanto come scarti i residui staccati dai supporti. Non si deve aggiungere nessun altro agente chimico: soltanto eliminare la sporcizia che si è distaccata dalle superfici.

 

Rapidità ed efficacia

La rapidità è un altro vantaggio notevole, perché consente di limitare i tempi di intervento, e in buona parte dei casi, nell’industria, è possibile realizzare la pulizia senza bisogno di interrompere la produzione. Ma la cosa ancora più straordinaria è che il sistema, che si basa su una forza meccanica tanto decisa e su particelle portate a una temperatura tanto bassa, non è nemmeno corrosivo né abrasivo nei confronti delle superfici. La rapida sublimazione dei pellets, infatti, rende il procedimento inoffensivo per le parti meccaniche e anche, essendo di fatto un processo “a secco”, elettriche. Nonostante i 150 metri/secondo di velocità delle particelle, il sistema non è nemmeno corrosivo, in quanto i pellets di anidride carbonica hanno una debole coesione. Tanto che anche materiali come alluminio e plastiche possono essere puliti senza il minimo danno. Completano il quadro la sicurezza delle operazioni intorno ad apparecchiature elettriche (non c’è impiego di acqua) e le proprietà batteriostatiche del ghiaccio secco.

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