HomeNewsletterImprese di pulizia: i responsabili acquisti come le percepiscono?

Imprese di pulizia: i responsabili acquisti come le percepiscono?

La ricerca: che immagine danno le imprese di sé?
Il campione ha coinvolto 100 casi, divisi in maniera rappresentativa sia geograficamente, sia tra pubblico e privato, sia a livello di mansioni: 22% per il Nord-Ovest, 17% per il Nord-Est, 29% per il Centro e 32% per Sud e Isole. Il 54% degli intervistati appartiene al settore pubblico, mentre il restante 46% al privato. Il 54% del campione sono economi, il 41% responsabili ufficio acquisti, il 5% svolge altri compiti. 16 le domande, tutte molto mirate. La prima: “Secondo lei quale tra le seguenti affermazioni definisce meglio lo stato attuale e il comportamento delle aziende italiane?” Ebbene: per 60 intervistati su 100 in Italia solo una minima parte delle aziende è effettivamente regolare in tutto, mentre la maggior parte ha qualche “scheletro nell’armadio”. Il 38%, però, la pensa in modo specularmente opposto: la maggioranza delle aziende rispettano le leggi, solo poche “svicolano”. Agli estremi, il 2% la vede tutta nera (nessuna azienda rispetta le regole), e nessuno pensa che in Italia non ci siano aziende irregolari (in effetti è un’utopia…). Se poi si distingue, si scopre che per chi lavora nel pubblico ci sono 49 aziende su 100 regolari e per chi opera nel privato il valore scende a 43. 51%, dunque, le aziende che raggirano le norme secondo chi lavora nel pubblico, che salgono specularmente al 57% per chi opera nel privato.

Le aree a rischio nel pubblico…
Ma dove si cerca maggiormente di aggirare le regole (domanda 6)? Per quanto riguarda il settore pubblico, il 69% degli intervistati non ha dubbi: sull’assunzione del personale. Per il 52% sulla gestione delle risorse finanziarie, poi sul bilancio, sulle richieste di lavori e sulle consulenze. Seguono acquisto di servizi, gestione degli omaggi offerti e ricevuti, acquisto di beni, sponsorizzazioni. Per il 70% dei “privati” è sulle assunzioni che si svicola di più: un dato coerente con quello pubblico (69%). Dove i risultati divergono di più è sulla richiesta di consulenze: il 52% di chi lavora nel pubblico ci vede scarsa trasparenza, mentre nel privato il dato si ferma a un (pur preoccupante) 39%.

…e nel privato
La domanda 7, invece, passa a riflettere sul settore privato: dove, nel privato, si cerca maggiormente di aggirare le regole? Qui la “medaglia d’oro”, tutt’altro che lusinghiera, va alla gestione delle risorse finanziarie, col 50% dei sentiti. L’assunzione del personale totalizza il 43%. Terza area a maggior rischio è la richiesta di lavori, col 42%. Vengono poi l’acquisto di servizi, l’approvazione del bilancio, l’acquisto di beni. A seguire, molto interessante il dato sulla richiesta di consulenze, considerate nettamente meno a rischio che nel settore pubblico: mentre di là si parlava di un buon 46% degli intervistati, qui siamo fermi quasi alla metà (25%). Sarà, forse, che il privato non può permettersi i budget del settore pubblico quando si tratta di consulenze? E ancora: chi causa le irregolarità (domanda 8)? Anche qui le risposte sono indicative: per il 43% le irregolarità sono causate dalle regole e dalla committenza in egual misura. Se però si analizza la risposta “scorporando” pubblico e privato, si scopre che per chi lavora nel pubblico la percentuale sale al 56%, mentre sono il 28% -la metà- di chi lavora nel privato la pensa così. I privati propendono per dare la colpa più alle regole (47%) che alla committenza (24%), mentre chi lavora nel pubblico la vede in modo più equilibrato: 22% colpa delle regole, 23% delle committenze.

La Caporetto dei controlli, inefficaci per quasi tutti
Impressionante il dato sui controlli, che dovrebbe a nostro parere stimolare riflessioni approfondite: per il 100% degli operatori pubblici i controlli sono scarsi, mentre nessuno pensa che siano efficaci. Va un po’ meglio, ma giusto un po’, nel privato, dove le percentuali sono rispettivamente del 91% e del 9%. Insomma, una débacle, una disfatta totale in un anello della catena che è fondamentale per la trasparenza della filiera. Interessante scoprire anche (domanda 10), “in quali fasi del processo influisce maggiormente la scarsità dei controlli?”. Sotto i riflettori ci sono i requisiti di aggiudicazione (54%) e il subappalto (47%). Se poi si passa a considerare “le azioni più significative che si dovrebbero intraprendere per contrastare l’attività delle aziende che tendono ad agire raggirando le regole”, il 61% ritiene che si debbano premiare i comportamenti virtuosi, e il 57% aumentare i controlli. Un buon 38%, e il dato è molto indicativo, pensa che si dovrebbe proteggere adeguatamente chi effettua segnalazioni di illecito. Concludiamo con la domanda 16: “In Italia, a prescindere che si parli di settore pubblico o privato, i lavori o servizi vengono assegnati a volte ad aziende che rispettano le regole e a volte ad aziende che le raggirano. Secondo lei quali sono le tre caratteristiche che più distinguono le aziende che operano nella legalità rispetto a quelle che non lo fanno?”. Qui la risposta è stata inequivocabile: innanzitutto la trasparenza (69%), quindi la corretta applicazione delle norme che regolano il lavoro (63%), e il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro (62%). In conclusione si può dire che i responsabili degli acquisti, che quindi (specie nel settore privato) hanno importanti responsabilità nella selezione delle imprese di pulizia e servizi integrati, percepiscono ancora il settore come fortemente viziato da irregolarità e scarsa trasparenza. Spetta anche e soprattutto alle stesse imprese dimostrare che si tratta perlopiù di un luogo comune. Una sfida certo impegnativa, ma da affrontare senza indugio.

Ricerca Legalità percepita B2B

CONTENUTI SUGGERITI