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1 marzo, Armageddon della pulizia nelle scuole

Bufera sulla pulizia delle scuole. I tagli lineari (48%) del Ministero dell’Istruzione provocheranno, da marzo, disservizi in 4.000 edifici scolastici e metteranno a rischio 11.000 posti di lavoro. Mentre la politica sta a guardare, sulle imprese grava una “tassa sul licenziamento” di oltre 15 milioni di euro (1.500 euro per lavoratore). E dopo le proteste in Veneto, situazioni drammatiche si registrano in Campania, Lazio e Calabria.

 

Scenario a tinte fosche

E’ uno scenario da “Armageddon” quello tracciato il 20 febbraio a Roma dai presidenti delle tre Associazioni delle imprese del settore pulizie e multiservizi Lorenzo Mattioli – ANIP FISE/Confindustria, Fabrizio Bolzoni – Legacoop Servizi e Massimo Stronati – Federlavoro/Confcooperative sul fronte della pulizia della scuole. Se il nuovo governo non interverrà, già dal 1° marzo potrebbero verificarsi gravi disservizi in 4.000 scuole italiane e ricadute drammatiche sull’occupazione. Non è un fulmine a ciel sereno, ma un disastro annunciato dai radicali tagli lineari dell’ultima Legge di Stabilità, che ha ridotto drasticamente per il 2014 gli importi destinati alla pulizia delle scuole, passando da 545 milioni a 284 milioni di euro (-48%). La spesa per i servizi di pulizia passa così dall’1% allo 0,5% del bilancio Miur. Un colpo gravissimo, che non esiterà a far sentire i suoi effetti.

 

11.000 posti a rischio

Sotto il profilo occupazionale, rischiano il posto circa 11.000 lavoratori in esubero, concentrati soprattutto nelle Regioni centro – meridionali come Campania (3.500), Puglia (1.300), Calabria (800), Sicilia (oltre 650) e Lazio (600). Anche al Nord i tagli porteranno alla perdita di molti posti di lavoro in Lombardia (500) e Piemonte (500). Situazioni difficili, inoltre, per quelle Regioni (Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania) in cui gli appalti per i servizi di pulizia delle scuole non sono stati ancora assegnati o sono oggetto di contenzioso. Non è chiaro cosa accadrà negli edifici scolastici di queste regioni a partire dal 1° marzo.

 

In marzo scade la proroga

In marzo, infatti, scade la proroga di due mesi (fino al 28 febbraio) prevista sempre dalla Legge di Stabilità per dare modo a un tavolo tecnico, guidato dai Ministeri dell’Istruzione, del Lavoro e dello Sviluppo Economico con Enti Locali, Imprese e Sindacati, di individuare soluzioni normative o amministrative ai problemi occupazionali. Gli incontri, tuttavia, non hanno dato esito positivo e i problemi sono rimasti insoluti.

 

Di nuovo lo spettro della tassa sul licenziamento

E mentre Mattioli invoca un efficientamento della spesa pubblica, un cambio di rotta della politica e soprattutto un libero mercato in cui le imprese possano contribuire ad una nuova scuola più efficiente e moderna senza fungere da ammortizzatori sociali, a rendere la situazione ancora più drammatica c’è la “tassa sul licenziamento” Aspi (legge Fornero) che le imprese dovranno corrispondere agli addetti che perderanno il lavoro per il taglio della spesa: circa 1.500 euro per ogni lavoratore, per un totale di oltre 15 milioni di euro che graveranno sulle imprese del settore già penalizzate dalla riduzione degli appalti e dalle scelte del governo. Una tassa che, fra l’altro, avrà valore retroattivo, e il cui pagamento è fondamentale per il rilascio del Durc, indispensabile per incassare i pagamenti delle committenze.

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