Homeindustria & gdoIl Pulito in nuvole: la nuova giovinezza della pulizia a vapore

Il Pulito in nuvole: la nuova giovinezza della pulizia a vapore

(tratto da “GSA” n.7, Luglio 2010)

 

Lo usiamo per cucinare, stirare e naturalmente per pulire, ed è uno dei compagni preferiti nelle case e nelle aziende di tutto il mondo. Imbrigliato all’inizio dell’800 per sviluppare energia meccanica e poi riscoperto come fonte di pulizia economica, continua ad innescare nuovi processi comportamentali e culturali unendo ecologia, economia, sicurezza e salute. E’ il vapore: milioni di molecole d’acqua nebulizzate capaci di influire sorprendentemente nella nostra vita di tutti i giorni.


Negli ambiti legati al settore pulizia, quando si parla di vapore ci si riferisce al vapore acqueo, una delle sostanze  presenti in atmosfera che può essere generata artificialmente tramite ebollizione o evaporazione. Industria alimentare, comparto sanitario, industria dei trasporti: tanti sono i campi in cui questo metodo di pulizia è diventato una costante. Come nelle case degli italiani, in cui il vapore è utilizzato da svariati apparecchi ed è spesso centrale nei processi di pulizia e igienizzazione di ambienti e tessuti, oltre ad essere impiegato nella stiratura e nella cottura di diversi cibi. Le chiavi del suo successo? Un’efficacia pulente ed igienizzante senza paragoni, unita a una riduzione dei consumi energetici e dell’impiego dei detersivi. A fianco dei tradizionali generatori di vapore, oggi si vanno affiancando nuove modalità d’uso: lavatrici e lavastoviglie si evolvono in sistemi dove il vapore viene sfruttato per l’igienizzazione e la “decontaminazione” di bucato e stoviglie da batteri e microbi responsabili delle più comuni allergie, con una crescita esponenziale del servizio offerto. Senza dimenticare il ruolo per cui le particelle vaporizzate sono più tradizionalmente conosciute, ovvero la stiratura sia nella forma tradizionale basata sull’umidità che in quella a pressione.

Vapore: breve carta d’identità

Sotto determinate condizioni, come ci insegnano a scuola, l’acqua cambia di stato; per farla giungere allo stato gassoso è necessario in particolare fornire una certa energia sotto forma di calore. Alla normale pressione atmosferica (1 atm) l’acqua vaporizza a 100°C: diminuendo la pressione diminuisce di conseguenza anche la forza che tiene legati idrogeno e ossigeno e l’acqua si trasforma in vapore ad una temperatura inferiore. Questo è il motivo   – per citare un esempio – per cui in montagna la pasta cuoce prima. Se il passaggio di stato avviene solo superficialmente si parla di evaporazione, altrimenti se si sprigionano numerose bolle che salgono in superficie si parla di ebollizione. Se durante la trasformazione si ha presenza di liquido, il vapore è definito “saturo” (o umido); se invece tutto il liquido si trasforma in vapore si parla di vapore secco. Pressione, temperatura e stato della materia sono legati da una precisa relazione che può essere riportata in un diagramma, detto appunto diagramma di stato. Lo stato solido, liquido e gassoso possono anche coesistere tra loro in una situazione di equilibrio: questa condizione è nota come punto triplo.

Com’è fatta una macchina per la pulizia a vapore?

Si inizia ad utilizzare il vapore nelle pulizie professionali circa dalla fine degli anni ’80, anche se con risultati completamente diversi da quelli attuali. Le macchine a vapore sono infatti generalmente imponenti, rumorose, e ci vuole un po’ di tempo prima che le forme si evolvano verso i modelli più attuali che vediamo in azione ai giorni nostri, contraddistinti da dimensioni più compatte, ergonomia e grandi prestazioni. In fondo, per costruire un generatore di vapore, basta poco: una macchina a vapore è composta da una caldaia anticalcare che funge da serbatoio e al cui interno viene versata l’acqua da portare a ebollizione, a cui si aggiungono un sistema di riscaldamento/pressione per far vaporizzare l’acqua in pochi minuti (da 2 a 10 nei modelli commerciali più recenti) e un’apposita pompa per espellere il vapore ad alta pressione sulla superficie da igienizzare.

“Vaporizzare” sporco e microbi

Si tratta in sintesi del principio del vapore “secco”, portato ad una temperatura compresa tra i 120° e 170° a cui riesce a sprigionare un’incredibile potenza “di fuoco” che combatte senza pietà lo sporco profondo e i micro organismi senza danneggiare però ambiente e tessuti. Il vapore secco infatti agisce grazie a tre fattori: la temperatura, che è in assoluto quello principale, la “micro” umidità residua, che funge da solvente e trattiene i residui di polvere, e la pressione, che spinge l’efficacia pulente in profondità. Oltre che lo sporco, il vapore elimina anche tutti i più comuni microbi e batteri che vengono letteralmente “vaporizzati” dall’altissima temperatura sprigionata dal getto della macchina. Se pensiamo ad esempio a contesti come i piani di lavoro dei locali di supermercati dove si lavorano carni ed affini, o ai contesti ospedalieri dove l’igiene e la sanificazione degli ambienti è fondamentale, si capisce in fretta che il vapore può raggiungere standard inibiti ai suoi concorrenti più tradizionali.

In commercio si trovano diversi tipi di apparecchi per la pulitura a vapore per uso domestico o professionale. A seconda delle dimensioni e della finalità vengono suddivisi in pistole a vapore, generatori di vapore e generatori di vapore “all in one”. Il principio di funzionamento è sempre lo stesso, cambiano le modalità di utilizzo e le funzionalità. Nel primo caso si tratta di apparecchi portatili con una caldaia piuttosto piccola (0,3 – 0,5 litri) ideali per la pulizia di superfici più ridotte come piccoli banconi o le comuni macchine della grande distribuzione . Per gli ambienti più grandi, quando si tratta ad esempio di pulire un intero supermercato, nonostante con un solo litro d’acqua sia possibile produrre circa 1000 litri di vapore, serve invece un vero e proprio generatore di vapore: i modelli  – e sono tantissimi –  differiscono così per potenza della caldaia, capienza, pressione del getto, funzionalità extra e accessori. Da ultimo ci sono i modelli “combinati” che associano alla pulizia a vapore anche la fase di aspirazione, combinandole in un’unica passata. In questo modo i residui di polvere e impurità che il vapore ha “staccato” dalla superficie non vengono dispersi ma immediatamente raccolti dalla funzionalità di aspirazione, rendendo tutta l’operazione più semplice, comoda e soprattutto rapida.

Perché passare al vapore?

Perché scegliere il vapore e non uno degli altri metodi a disposizione per la pulizia professionale? Il primo motivo per cui farlo l’abbiamo appena visto: il vapore ad alta temperatura è capace di ripulire le superfici da ogni impurità, garantendo così la massima pulizia su ogni tipo di superficie: a più di 100 gradi inoltre il vapore sgrassa e annulla anche la carica elettrostatica della polvere! Il secondo è semplice ma basilare nel contenimento dei costi. Pulendo a vapore non serve alcun detergente: per pulire basta infatti solo l’acqua inserita nella caldaia. In aggiunta si tutela anche l’ambiente, riducendo i consumi ed evitando lo sversamento di prodotti in atmosfera. Un altro motivo per andare “a vapore” è sicuramente l’igiene: la pressione e l’elevata temperatura uccidono infatti microbi, batteri e i più comuni allergeni, scongiurando per gli utenti il rischio di allergie e altre patologie connesse all’utilizzo di detergenti.

Non molti sanno ad esempio che nel mondo i problemi legati a fattori allergici sono da anni in costante aumento in tutti i cosiddetti paesi industrializzati. Negli Stati Uniti ad esempio l’11% della popolazione soffre di riniti allergiche e quasi il 3% di asma, mentre in Italia è costretto a fare i conti con l’allergia quasi il 15% della popolazione. E l’allergia colpisce anche dove non ci si aspetterebbe: un italiano su 10 è infatti più o meno allergico…al pulito! Detersivi e agenti chimici impiegati nelle pulizie possono infatti causare in forma più o meno marcata pruriti e dermatiti, generando – specialmente nei periodi estivi dove più alta è la sudorazione – un fastidio tutt’altro che indifferente. Tutto questo si può combattere con la scelta di detersivi certificati ipoallergenici non irritanti, o molto più semplicemente e con un costo più contenuto…proprio col caro e vecchio vapore!

Pratico manuale per scegliere bene e pulire felici

Se avete già deciso di passare al vapore, a questo punto conviene sapere cosa cercare nelle macchine in commercio oggi. La prima cosa da guardare è la potenza della caldaia: espressa in Watt, determina la rapidità con cui la caldaia trasforma l’acqua in vapore. Ha ovviamente dirette ripercussioni sui tempi di accensione della macchina e anche sui consumi. La media va da 1000 a 2500 Watt, superando in certi casi anche i 3000 Watt. Importante è anche la capienza, che determina di fatto l’autonomia della macchina. Più il serbatoio è capiente, maggiore sarà l’autonomia ma anche il tempo di avviamento della macchina. Esistono perciò anche modelli a “riempimento continuo”, che possono essere ricaricati durante l’esercizio garantendo così un’autonomia illimitata. Importante fattore da valutare è anche l’emissione del vapore: quest’ultima si misura in grammi/minuto ed ha dirette ripercussioni sull’efficacia pulente. Dipende non solo dalla pressione del vapore ma anche dalla conformazione e dai fori presenti nella spazzola, che ovviamente rimangono da valutare modello per modello. Ultimo fattore  – ma non per importanza – è la pressione della caldaia. Viene misurata in bar ed esprime la massima pressione di esercizio del pulitore, da cui dipende larga parte dell’efficacia pulente. Può essere regolabile oppure no, ma avere la possibilità di agire in corso d’opera su questo fattore può avere una certa rilevanza soprattutto nella pulitura di superfici delicate.

3,2,1…azione!

Riassumendo, sei sono le azioni del vapore da non sottovalutare: detergente, decontaminante, igienizzante, sanificante, sgrassante, disinfestante, che troviamo riassunte in un breve prontuario:

1)      Azione Detergente – Il vapore elimina lo sporco liberando le particelle e i microrganismi che lo compongono, operando come agente attivo sia in superficie che in profondità, permettendo di pulire anche i punti più difficili da raggiungere con i metodi tradizionali. Inoltre il vapore saturo, caldo e secco, lascia le superfici più asciutte dopo ogni ciclo di pulizia.

2)       Azione Decontaminante – Elimina gli effetti contaminanti di sostanze biologiche e chimiche da ambienti, attrezzature, macchine.

3)      Azione Igienizzante – Consentendo lo scioglimento, la sospensione e la rimozione dello sporco interviene energicamente a salvaguardia delle condizioni igieniche di ambienti, superfici, attrezzi.

4)      Azione Sanificante – Provocando shock termico riduce la carica microbica e combatte la presenza di microrganismi patogeni.

5)      Azione sgrassante – Avendo una forte capacità di penetrazione, il vapore scioglie lo sporco e lo rende facilmente asportabile.

6)      Azione Disinfestante – Il vapore elimina il 97% degli acari della polvere e il 99% degli acari della scabbia, vettori rispettivamente di allergeni e di malattie cutanee

Cronaca di una nuova giovinezza

Il vapore, insomma, sta conoscendo anche grazie alle nuove innovazioni – che lo rendono capace di offrire servizi prima inimmaginabili – una nuova giovinezza nel panorama del cleaning industriale e non. Le nuvole calde che puliscono e sanificano sono in costante crescita nel mercato, e nuove evoluzioni si sviluppano ancora all’orizzonte spinte dai venti del green cleaning e dalle legislazioni che impongono criteri di igiene sempre più stringenti in cui anche il vapore è in grado di primeggiare senza alcuna controindicazione. E’ strano pensare al fatto che un sistema inventato nell’800 stia oggi rinascendo come locomotiva trainante di un nuovo futuro della pulizia moderna, ma così va il cleaning: lo sporco oggi non svanisce più soltanto in una bolla di sapone…ma anche in un bianco sbuffo di vapore!

 

 di Alessandro Gigante

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