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Un progetto e un libro: quando il pulito fa scuola

(tratto da: “GSA” n.5, Maggio 2009)


L’hanno battezzato “modello Brescia” ed è destinato letteralmente a… fare scuola. Si è concluso il primo Corso di formazione per il personale ATA delle scuole, frequentato da oltre 400 operatori. Ne è nato anche un libro, “Pulire scuola”, di Giulio Guizzi: una raccolta di memorie, aneddoti, idee per restituire al cleaning l’identità culturale che troppo spesso gli è negata. A partire dal Vademecum di AFED.


La qualità della vita? E’ questione di igiene

The quality of the life starts with cleaning, la qualità della vita parte dall’igiene. Si apre così “Pulire scuola. Dal Vademecum una luce verde sul lato oscuro del pulito”, l’ultima fatica di Giulio Guizzi, il più colto rappresentante del settore in Italia e, azzardiamo, nel mondo, primo ed unico ad avere messo in piedi un Centro di Documentazione dedicato alla storia del pulito professionale dalla A alla Z, memoria storica vivente eppure ancora più attivo che mai nel fare formazione e cultura a tutti i livelli.

Solo alcuni giorni si possono dedicare ai dolci…ozi

Dulcibus quaedam otiis, plures labori, si legge appena dopo il frontespizio. Che tradotto suona: la maggior parte (dei giorni) sono dedicati all’attività, soltanto alcuni ai dolci ozi. Ma si sa, per i latini l’otium era ben lungi dall’idea che ne abbiamo oggi: tutt’altro che uno stravaccato far nulla, l’ozio di Cicerone e compagni era il tempo da dedicare alla ricerca, alla meditazione, allo studio, ai piaceri della mente. E proprio questi “ozi” Guizzi li dedica agli esercizi di memoria, ma anche a osservare la situazione presente per trarne insegnamento.

Il pulito si fa verde

E il presente profuma di verde. Il 17 marzo, il libro “Pulire scuola” è stato presentato in anteprima presso l’Ufficio Scolastico Provinciale (USP) di Brescia. Il vecchio Provveditorato agli Studi, per intenderci. Non solo: il volume è stato consegnato al Dirigente Provinciale dr. Giuseppe Colosio, e al segretario AfidampFab arch. Stefania Verrienti. Si parla di scuola, dunque. E perché mai?

Il modello Brescia, destinato a fare…scuola

La risposta è presto data. Da poco, con grande successo e partecipazione, si è concluso il primo Corso di Formazione per personale ATA, promosso e organizzato dall’USP di Brescia in collaborazione con AFED. Oltre 400 collaboratori scolastici di tutte le scuole della provincia hanno frequentato giornate di informazione e addestramento alle metodiche della pulizia professionale mirate al miglioramento dei risultati (sia reali sia percepiti), alla diminuzione della fatica, alla tutela della salute propria e degli utenti, al rispetto dell’ambiente e alla professionalizzazione degli operatori. Lo hanno già battezzato il “progetto Brescia”, e verrà illustrato a Pulire in una tavola rotonda a cui è stato invitato anche il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: pratica e teoria, intesa “alla Guizzi” come conoscenza storico-scientifica del settore, sono stati i due cardini del progetto che, partito come esperimento e novità assoluta per la scuola pubblica italiana, ha prodotto un modello che potrà essere replicato adeguandolo alle singole realtà di volta in volta coinvolte.

L’iniziativa

Il modello si compone di un volume per i formatori, con relativo CD, una dispensa per i corsisti, con informazioni tratte dal Vademecum della Pulizia Professionale di AFED e dal volume “Pulire scuola”: un testo di taglio storico, aneddotico che dà valenza culturale, riconosce e premia il valore e l’importanza sociale di un’attività troppo spesso misconosciuta. L’iniziativa si è svolta a Brescia e provincia, appunto, tra il marzo e l’ottobre del 2008, e come dispensa dei corsi vi erano proprio alcune specifiche parti del Vademecum. A tenere i corsi, oltre a Giulio Guizzi, Giovanna Barberis, Roberto Galli e Mario Caretti. “Di proposito ho allora ampliato e dilatato –ha detto Guizzi- con nuovi dati i contenuti di quelle lezioni e di quegli interventi per dare vita a un memorandum utile per la formazione del personale a cui era dedicato, ma non solo: credo di avere realizzato una vera e propria relazione informativa per fornire al settore, una volta di più, concreti riferimenti culturali”. Nel libro si trova perciò un’abbondante messe di dati, curiosità, riferimenti, idee. Ecco allora che un settore troppo spesso lasciato ai margini e considerato appannaggio di imprenditori e operatori dotati di scarsa preparazione e, diciamolo pure, un po’ improvvisati (è lo stesso autore, proprio nel primo capitolo, a definire il lavoro di chi pulisce “un’umile fatica”), trova le sue radici storiche, aneddotiche e, appunto, culturali.

Come è nato il progetto

D’altra parte, diceva Albert Einstein, “è più difficile rompere un pregiudizio che un atomo”. Ammette Guizzi: “Cleaning e cultura”, ma anche “cleaning e cultura d’impresa” hanno sempre avuto una certa difficoltà a coniugarsi, mentre comune obiettivo di entrambe dovrebbe essere proprio quello di propiziarne un affiancamento permanente. Mi ha fatto molto piacere, nell’aprile dello scorso anno, ricevere una lettera di Afed in cui il presidente Matteo Marino mi invitava a far pervenire un testo che sottolineasse la rilevanza culturale del Vademecum e ne promuovesse la diffusione per il suo intrinseco valore”. Presa la palla al balzo, Guizzi ha cominciato a raccogliere materiale aggiornato per un saggio che delineasse l’attuale scenario della pulizia professionale dopo l’evoluzione degli ultimi anni e nell’imminenza del salto nel futuro. Un testo che cerca in qualche modo di definire l’alveo culturale e il panorama di sfondo del momento, per fungere da “background” conoscitivo e formativo all’utilizzo pratico del Vademecum da parte degli operatori del cleaning.
“Nello stesso periodo ho cominciato a scrivere la traccia delle mie lezioni per le varie tornate dei corsi bresciani”,prosegue Guizzi. Così è nato “Pulire scuola”, un viaggio a trecentosessanta gradi nella storia e nell’attualità dell’affascinante mondo del pulito. All over the world.

Ripartiamo dal Vademecum

E’ dunque il caso di prendere Guizzi alla lettera e (ri)partire dal Vademecum. Quest’ultimo, se da un lato rappresenta una svolta epocale per il settore del cleaning italiano (per la prima volta sono stare messe “nero su bianco” le best practices del pulito, a trecentosessanta gradi), dall’altro non è stato forse ancora compreso fino in fondo. Il Vademecum segna una “freccia verde”, dice Guizzi. Il che significa, opportunamente parafrasato, che con la sostenibilità ambientale tutti dobbiamo e dovremo sempre più fare i conti. A partire da chi pulisce.

Sempre più sensibilizzazione, sempre più attenzione al verde

Il Vademecum di Afed, dunque, oltre ad essere una pietra miliare per definire pratiche operative e standard condivisi da tutto il settore, viene visto da Guizzi come uno strumento in grado di tracciare le linee per il futuro. Più volte l’autore di “Pulire scuola” ha sottolineato la necessità, anche in Italia, di fare nostro il concetto di “green cleaning”, pulizia verde. Già il verde è stato protagonista dell’ultima edizione di ISSA Interclean a Las Vegas, e l’America e il mondo scommettono sul valore (anche economico!) del rispetto ambientale. “Un’impostazione nuova che –spiega Guizzi- si sta diffondendo anche in Italia, sempre di più. Si assiste a un’attenzione diversa, sempre più capillare e scientificamente appropriata, anche se non siamo ancora arrivati ai livelli degli USA, dove esistono intere trasmissioni tv dedicate proprio ai problemi del pulito”. Alla luce di tutto questo, si comprende bene quale sia l’esempio da seguire. Il Vademecum ha enormi potenzialità, in parte ancora da scoprire.

Simone Finotti

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