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“Il costo non è il prezzo”

(tratto da: “GSA” n.6, Giugno 2009)


Pubblicate dal Ministero del Lavoro le tabelle del costo  orario degli operai delle imprese di  pulizia,multiservizi,servizi integrati.Colmato un vuoto normativo.Ora dovrebbe essere più facile valutare e rifiutare le offerte anomale.


Finalmente! A un anno e tre mesi dalla firma del Contratto Nazionale del Lavoro per il personale dipendente da imprese esercenti servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi, stipulato il 19 dicembre 2007, il Ministero del Lavoro, con decreto del 25 febbraio 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 72 del 27 marzo, ha emanato le tabelle del costo medio orario del lavoro che devono sostenere le imprese, a decorrere dal 1° gennaio 2009 e dal 1° giugno 2009.

Si tratta di un paletto importante per il settore, in quanto stabilisce, in maniera ufficiale, un punto di riferimento certo per determinare il prezzo del servizio di pulizia. Che, naturalmente, non può limitarsi al costo del lavoro degli operai delle imprese, ma che deve assolutamente tenere conto di ulteriori elementi come costi per organizzazione,attrezzature,materiali di consumo,ammortamenti,spese generali e l’utile,per potere bandire gare di appalto, pubbliche o private, condivisibili e per potere valutare le relative offerte.
Il settore è sempre stato caratterizzato da una sorta di inspiegabile riserbo nel volere divulgare i costi della mano d’opera, che pure costituisce la più importante e “pesante” voce di spesa per le imprese di servizi(oltre l’80%del fatturato). A differenza di quanto succede in altri settori, per esempio nel settore edile,per il quale le Camere di Commercio pubblicano dettagliati listini prezzi, negoziabili quanto si vuole, ma sicura base di riferimento, il comparto dei servizi di pulizia, servizi integrati/multi servizi si è sempre contraddistinto per mancanza di elementi tecnici cui potere fare riferimento.

A questa carenza è stato in parte ovviato con la pubblicazione, da parte di AFED, Federazione delle associazioni di filiera del settore pulizia professionale e igiene ambientale, degli indici di produttività, ossia della quantificazione dei tempi delle singole operazioni di pulizia (in pratica del tempo necessario per effettuare una determinata operazione). In mancanza di altri riferimenti normativi in merito, l’Autorità per la Vigilanza su Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture, con delibera del 23 maggio 2007, ha ritenuto che i parametri AFED siano da tenere in considerazione nella valutazione di offerte anormalmente basse (vedi GSA agosto 2007 ndr).

Tuttavia non è sufficiente “la determinazione del monte ore lavorativo rapportato alle superfici da pulire, alla frequenza degli interventi richiesti ed alla loro tipologia” per stabilire e valutare la congruità del costo di lavoro in un appalto di servizi di pulizia. Occorre l’elemento fondamentale, il costo della mano d’opera, che, unito a una serie di altre variabili, porta alla definizione del prezzo. Ma il costo della mano d’opera non può a sua volta essere una variabile, altrimenti si sanzionerebbe che il mercato può essere una giungla senza alcuna regola, in cui impererebbe la concorrenza sleale. E segnali d’allarme in questo senso vengono ripetutamente lanciati dalle organizzazioni datoriali che sono le protagoniste della contrattazione sociale e che si battono per la definizione di regole certe e applicabili.
Ora, finalmente, sono state rese pubbliche le tabelle del costo del lavoro, che nascono dalla concertazione delle parti social. Ed è importante che le abbia rese pubbliche il Ministero del Lavoro, per due ordini di motivi.
Il primo è che, approvandole, il Ministero ha certificato la rappresentatività delle organizzazioni che le hanno firmate, come peraltro previsto dallo Statuto dei Lavoratori.

Il secondo è che il nuovo codice degli appalti per le amministrazioni pubbliche fa specifico obbligo di tenere conto del costo del lavoro derivante dalle tabelle per la verifica delle offerte anomale.
Pertanto le tabelle vengono a colmare un vuoto e assolvono all’impegno sottoscritto, nel dicembre 2007, a seguito della firma del contratto, dall’allora Ministro del Lavoro  Cesare Damiano, che si era impegnato, a nome del Governo, a emanarle entro il 31 maggio 2008. Ma si sa i tempi del Governo – crisi politica compresa – sono piuttosto lunghi. L’importante è che ora ci siano.

Le tabelle hanno valore nazionale, ma tengono conto anche degli accordi integrativi territoriali, per cui è possibile che ci siano delle variazioni da provincia a provincia o da regione a regione, a seconda della sussistenza o meno di particolari accordi. In assenza di tali accordi, valgono le tabelle nazionali, che, peraltro, prevedono possibilità di oscillazione del costo del lavoro dovuta al Cuneo Fiscale, ossia all’incidenza dell’Irap, più alta al Centro Nord che al Sud, e al mancato rispetto, da parte di alcune regioni, dei limiti della spesa sanitaria, per cui nelle regioni che hanno sforato il tetto di spesa si avrà un punto di Irap in più.

Questo comporta, per esempio, che per l’impresa di servizi, il costo medio orario(a partire da giugno 2009)per gli operai di secondo livello vari dai 15,32 € di Milano ai 16,08 € di Roma (vedi tabelle  ), ma non ci potranno più essere, nella determinazione dei bandi di gara o nelle offerte, ribassi inconcepibili: le pubbliche amministrazioni dovranno tenere conto, nel quantificare l’appalto, delle tabelle ministeriali e, soprattutto, dovranno obbligatoriamente valutare le offerte sulla base di questi parametri, che diventano strumenti indispensabili per garantire la legalità delle gare..
Il decreto del Ministero del Lavoro, infatti, ha carattere cogente per la Pubblica Amministrazione, che quindi vi si deve assolutamente assoggettare.

Tuttavia anche i privati possono avere un vantaggio dalla conoscenza di queste tabelle, in quanto sono assoggettati alla normativa sulla responsabilità solidale, per cui diventa rischioso acquisire servizi a prezzi non di mercato, in quanto, per due anni dalla cessazione dell’appalto,sono considerati responsabili solidali delle inadempienze degli appaltatori verso i dipendenti, per quanto riguarda retribuzioni, contributi, oneri fiscali. Quindi, in teoria, non dovrebbero più essere ammissibili offerte come quelle propagandate da una impresa che, per amore di patria,non citiamo che propone ad aziende ed enti, manodopera per pulizie civili e industriali, per carico e scarico, facchinaggio e altri servizi a 9,00 Euro l’ora.

È vero che dalla teoria alla pratica ne corre, ma oggi nessuno può più dire non lo sapevo. O per essere più precisi, nessuno dovrebbe poterlo più dire, perché in verità l’informazione non è di facile accesso, specie per i non addetti ai lavori. Infatti per consultare le tabelle occorre una navigazione internet complicata, riassumibile nella stringa:
http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/md/AreeTematiche/tutela/analisiCcosto/decreticostodellavoro.htm

Un’impresa, ma vale la pena avventurarvisi.

Noemi Boggero

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