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Mozziconi di sigaretta, un rifiuto tossico radioattivo dimenticato

(tratto da “GSA Igiene Urbana” n.3, Luglio -settembre 2010)


Una volta abbondavano nei posaceneri di case e locali, oggi sono al primo posto tra i rifiuti raccolti in strada, e stazionano indisturbate negli ambienti più vari: le cicche di sigaretta si sono guadagnate così il titolo di nuovi inquinanti.

In Italia ogni anno sono 83.000 i decessi per danni da fumo e 3000 quelli per fumo passivo, contro i 5000 per incidenti d’auto.
Sono oltre 4000 gli elementi tossici e nocivi residui della combustione della sigaretta. Tra questi, anche elementi radioattivi. Sostiene infatti Vincenzo Zagà dell’AUSL di Bologna: “Un argomento sicuramente misconosciuto o sconosciuto del tutto è la presenza di sostanze radioattive nel fumo di tabacco. La sostanza radioattiva in questione è il Polonio 210 che emette radiazioni alfa. È un elemento altamente cancerogeno che provoca molti danni. E’ il maggior responsabile della cancerogenesi soprattutto a livello polmonare; il danno biologico di chi fuma 20 sigarette al giorno per un anno equivale a quello di 300 radiografie”.

Il filtro e la parte che rimane incombusta raccolgono il 50% delle sostanze nocive e degli elementi tossici sprigionati dalla combustione di una sigaretta. Ma se il fumo, attivo e passivo, è considerato agente cancerogeno, perché la “cicca” no? In occasione del Convegno “L’impatto ambientale del fumo di tabacco. Le “cicche” di sigaretta: un rifiuto tossico dimenticato” organizzato dall’ENEA nel gennaio scorso è stata presentata un’interessante analisi sul tema.

Ma quale impatto ambientale può provocare una piccola cicca di sigaretta buttata a terra? È una questione di numeri. Il carico nocivo di una singola cicca è basso, ma occorre calcolare l’impatto dei 72 miliardi di cicche prodotte ogni anno in Italia da 13 milioni di fumatori, cioè da circa 195 milioni di cicche al giorno e a un quantitativo di cenere di circa 3.600 tonnellate l’anno (oltre all’inquinamento indoor, alla perdita di decoro urbano, ai pericoli del fumo alla guida). L’impatto ambientale del contenuto nocivo delle cicche abbandonate in strada, in mare, sulle spiagge e nei luoghi naturali, è preoccupante così come la loro raccolta e smaltimento. Anche se trasportati in discarica i mozziconi continuano a inquinare.
Sulla base della normativa inerente la classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose le cicche di sigaretta dovrebbero essere classificate come rifiuto pericoloso per l’ambiente e come tale trattate. Contrariamente a questo principio, invece, vengono immesse in ambiente senza nessun criterio e nessuna precauzione.

Una recente ricerca delle Nazioni Unite ha messo in evidenza che le cicche sono nettamente al primo posto nella top-ten dei rifiuti che soffocano il Mediterraneo. Inoltre le cicche di sigaretta non spente, buttate o abbandonate in ambiente esterno o in casa, possono provocare incendi, più frequenti nella stagione estiva.

Riassumendo, tenuto conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa (filtro) è possibile affermare, che il carico nocivo immesso in ambiente con le cicche in un anno è rilevante. 

 

SOSTANZA                                                         Carico nocivo immesso


 

Nicotina                                                                  324 tonnellate

Polonio-210                                                           1872 milioni di Bq

Composti organici volatili                                    1800 tonnellate

Gas tossici                                                              21,6 tonnellate

Catrame e condensato                                        1440 tonnellate

Acetato di cellulosa                                              12240 tonnellate

  

Altro aspetto da considerare – più strettamente sanitario – è legato alla possibile ingestione di cicche da parte dei bambini di età inferiore a 6 anni, una fascia di età in cui i bambini tendono ad esplorare attivamente il mondo che li circonda. Lo studio sottolinea ancora che non esistendo  normative nazionali che ne limitino la dispersione in ambiente, ma solo singole iniziative da parte di alcuni comuni, la maggior parte delle cicche imbrattano i marciapiedi e il suolo, o finiscono nelle fogne e nelle acque superficiali contaminandole. Da tutto questi fattori emerge l’opportunità di classificare le cicche come un rifiuto tossico per l’ambiente e trattarle come tale. I comuni, gli amministratori locali, i datori di lavoro – concludono i ricercatori – dovrebbero non solo emanare norme di comportamento,  ma anche installare, in analogia a quanto previsto per altre tipologie di rifiuti, appositi raccoglitori per le cicche. Inoltre è importante sensibilizzare i cittadini e soprattutto i giovani, al rispetto della propria e altrui salute.

Infine, è utile ricordare che l’Agenzia per la protezione dell’ambiente della California ha classificato il fumo di tabacco come un inquinante tossico dell’aria. Poiché le cicche contengono gli stessi prodotti chimici presenti nel fumo è quanto mai evidente l’opportunità di classificare le stesse come prodotto tossico per l’ambiente.

 

Remo Canali


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