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La raccolta differenziata in Italia: facciamo il punto

(tratto da: “GSA Igiene Urbana” n.3, Luglio-Settembre 2009)


Si parla sempre e tanto delle varie emergenze rifiuti, si discetta di inceneritori (o “termovalorizzatori”), si cercano siti dove aprire nuove discariche, e spesso ci si dimentica che, al di là delle direttive europee, al di là delle leggi dello Stato, avviare un buon progetto di raccolta differenziata richiede poco knowhow (basta copiare!), poco tempo, investimenti relativi e garantisce risultati rapidi, quantitativamente rilevanti e una effettiva sostenibilità ambientale. Dove siamo e dove dovremmo andare?


Periodicamente, nel nostro Paese si propongono all’attenzione dei media situazioni emergenziali, in tema di smaltimento dei rifiuti: dalle pagine dei giornali e dalle immagini dei telegiornali ci vengono mostrati cumuli di rifiuti accatastati sul suolo pubblico, vigili del fuoco che si affannano a spegnere gli incendi provocati da una popolazione infuriata e spaventata, amministratori che tentano di trovare giustificazioni e ci spiegano come faranno a risolvere rapidamente il problema, causato naturalmente da altri…

Periodicamente, nel nostro Paese ci dicono che le discariche sono piene o quasi piene, che gli impianti di incenerimento non bastano più, che se non costruiamo rapidissimamente altri 40 o 50 “termovalorizzatori” le emergenze saranno sempre più drammatiche e riguarderanno non soltanto le tristemente famose regioni del Sud, ma anche quelle più “virtuose” del Nord, provocando le fiere proteste dei principali movimenti ambientalisti e dei comitati dei cittadini ai quali si prospetta la minaccia di un impianto sopra la testa…

Periodicamente, nel nostro Paese, gli amministratori promettono che finalmente daranno seguito alle prescrizioni dettate dalle leggi dello Stato e dalle Direttive Europee che dalle leggi stesse sono state recepite, promuovendo piani della raccolta differenziata che, chissà perché, ancora tanti anni dopo il Decreto Ronchi non sono stati avviati, o sono stati avviati solo parzialmente e malamente…

È di questi giorni in cui sto scrivendo l’ennesima emergenza, questa volta in Sicilia, a Palermo, con i soliti cumuli di rifiuti per le strade, gli incendi, le inchieste (1500 cassonetti per la raccolta differenziata stradale inutilizzabili, per l’impossibilità di effettuarne gli svuotamenti con i mezzi a disposizione dell’azienda: ma chi ha predisposto il capitolato della gara per il loro acquisto?), la decisione (strategica?) di ampliare la discarica di Bellolampo…ed è da poco stata chiusa la pratica emergenziale in Campania, per lo più attraverso l’apertura di un poco di “buchi” nei quali accatastare rifiuti tal quali, mentre scenari tragici vengono prospettati per il Lazio, stante la sempre annunciata chiusura della mega-discarica di Malagrotta, e addirittura gli amministratori lombardi puntano a realizzare un nuovo inceneritore a Milano, agitando la minaccia di una emergenza-rifiuti dietro l’angolo…

Non sarebbe male se altrettanto “impegno” venisse posto nello sviluppo della raccolta differenziata, visto che siamo in ritardo rispetto a tutti gli obiettivi di legge e a tutte le proroghe, i rinvii, le deroghe, visto che ci sono intere regioni che sembrano fregarsene di affrontare seriamente questo tema, visto che la voce più forte sembra essere tuttora quella delle lobby degli inceneritori o delle discariche! Basta dare una occhiata allo stato dell’arte della raccolta differenziata, per rendersi conto di quanto ancora resterebbe da fare, di quanto sarebbe meno drammatica l’emergenza se tutto ciò fosse fatto davvero, e seriamente…ma, si sa, è più facile aprire un buco, è più “conveniente” ipotizzare una grande stufa, parlare, promettere, piuttosto che mettersi seriamente al lavoro. A costo di essere banalmente ripetitivo, devo ricordare che l’UE da tantissimo tempo ha dettato le gerarchie di intervento: prima la prevenzione, poi recupero di materia, riutilizzo e riciclaggio, quindi recupero di energia e calore e infine, ma solo come soluzione residuale, l’interramento in discarica; e devo altresì ricordare che, con obiettivi comunitari dell’ordine del 65% per quanto concerne la raccolta differenziata, ebbene il fabbisogno di inceneritori andrebbe tarato solo ed esclusivamente sulle quote residue e non come soluzione tombale del problema dei rifiuti.

Allora, è del tutto evidente  che il massimo sforzo andrebbe prodotto per realizzare gli obiettivi di raccolta differenziata, per colmare i clamorosi ritardi accumulati in tanti anni (per chi non lo ricordasse, il Decreto Ronchi è stato emanato nel febbraio del 1997, oltre dodici anni or sono!), invece di inseguire ipotesi in contrasto palese con la normativa vigente e con il buon senso. Non nego, cioè, la necessità/opportunità di dotarsi di una impiantistica moderna, realizzata possibilmente con il ricorso alle BAT, ossia alle migliori tecnologie disponibili, ma solo ed esclusivamente inserendo tutto ciò in un efficace ed efficiente sistema integrato, che rispetti le priorità definite e dimensioni gli impianti sulle effettive esigenze, anche di medio e lungo periodo.

Diamo dunque una occhiata a quella che è la situazione più aggiornata in materia di raccolta differenziata, con lo scopo evidente di richiamare l’attenzione soprattutto sulle criticità.

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

tot. rifiuti (kton)

26.485

28.364

28.959

29.409

29.864

30.034

31.150

31.674

32.532

33.330

RD
(kton)

3.006

3.707

4.181

5.115

5.739

6.339

7.067

7.672

8.337

8.700

% RD su tot. rifiuti

11.2

13.1

14.4

17.4

19.2

21.1

22.7

24.2

25.8

26.1

RD imballaggi (kton)

1.200

1.500

1.680

2.050

2.300

2.600

2.900

3.060

3.200

3.350

% RD imb. su tot. RD

39.9

40.5

40.2

40.1

40.1

41.0

41.0

39.9

38.2

38.5

Come è facile constatare, la produzione totale di rifiuti urbani nel nostro Paese è in costante inesorabile crescita; poiché numerosi studi hanno potuto stabilire che vi è una evidente correlazione tra la quantità di rifiuti prodotta ed il prodotto interno lordo, PIL, è chiaro che nessuno può o deve auspicare che una riduzione nella produzione di rifiuti urbani avvenga in conseguenza di una sensibile diminuzione di questo importante indice dello stato di salute del Paese: e allora? Allora non vi è che da insistere su quella che, come già ho ricordato, è l’opzione primaria fissata dalle direttive comunitarie, ossia la prevenzione. Certo qualcosa si sta facendo, specie nel comparto degli imballaggi, attraverso l’introduzione di confezioni progettate in ottica prevenzione, l’introduzione di refill, la vendita di prodotti alla spina e così via, attraverso una progettazione dei prodotti più consapevole (eco-design), ma indubbiamente la strada da percorrere è ancora molto lunga, quanto meno per raggiungere un primo, sensibile obiettivo, la crescita zero.

La raccolta differenziata è a sua volta in continua crescita, con tassi piuttosto buoni che sarebbero addirittura ottimi se tutte le regioni vi prendessero parte in pari misura; ma purtroppo sappiamo che così non è, e dunque il Paese si trova tuttora in uno stato di arretratezza, se confrontato con gli altri Paesi europei. Il 26% raggiunto dall’Italia è insufficiente, dunque, ma lo è perché si tratta di un dato medio, fatto dal 40% del Nord, dal 20% del Centro e dal 10% del Sud! Questa storia dell’Italia a tre velocità è ormai diventata noiosa, anch’io l’avrò ripetuta cento volte da queste pagine e non solo, ma purtroppo sembra davvero di predicare nel deserto, si preferisce affrontare drammatiche emergenze, montagne di rifiuti per le strade, crisi istituzionali, extra-costi incalcolabili eccetera eccetera piuttosto che decidersi a organizzare anche nel Centro-Sud del Paese una cosa per la quale esiste oramai un knowhow diffuso, non occorre inventare nulla, è già stato inventato tutto, e dunque basterebbe mettersi di buona lena a copiare quello che altri hanno già fatto con successo. E nessuno si azzardi a dire che è un problema legato allo scarso senso civico di napoletani o palermitani, per favore! Le responsabilità ci sono, eccome, ma sono tutte in capo agli amministratori della cosa pubblica, che non hanno capito, o non hanno voluto capire, quale fosse il loro preciso dovere di “civil servants”. È anche vero che, nelle regioni del Sud, la presenza diffusa e invadente delle ecomafie ha forse rappresentato una aggravante, ma una volta di più tocca a chi detiene il potere contrastarne il ruolo. Né mi si venga a dire che si tratta di un problema politico, ci sono regioni virtuose e regioni viziose sotto tutte le bandiere, a riprova che i rifiuti non hanno colore!

Questa è la situazione rilevata dall’ONR a livello regione:

% RD

2002

2003

2004

2005

2006

Piemonte

24.6

28.0

32.8

37.2

40.8

Val d’Aosta

20.7

23.5

25.6

28.4

31.3

Lombardia

36.4

39.9

40.9

42.5

43.6

Trentino A.A.

27.7

33.4

37.8

44.2

49.1

Veneto

39.1

42.1

43.9

47.7

48.7

Friuli V.G.

24.1

26.8

25.8

30.4

33.3

Liguria

14.3

14.7

16.6

15.7

16.7

Emilia Rom.

26.5

28.1

29.7

31.4

33.4

NORD

30.6

33.5

35.5

37.9

39.9

Toscana

25.9

28.8

30.9

30.7

30.9

Umbria

15.6

18.0

20.2

21.5

24.5

Marche

14.9

14.9

16.2

17.6

19.5

Lazio

5.5

8.1

8.6

10.4

11.1

CENTRO

14.6

17.1

18.3

19.2

20.0

Abruzzo

10.8

11.3

14.1

15.6

16.9

Molise

3.5

3.7

3.6

5.2

5.0

Campania

7.3

8.1

10.6

10.6

11.3

Puglia

7.6

7.2

7.3

8.2

8.8

Basilicata

5.0

6.0

5.7

6.5

7.8

Calabria

7.0

8.7

9.0

8.6

8.0

Sicilia

4.3

4.4

5.4

5.7

6.6

Sardegna

2.8

3.8

5.3

9.9

19.8

SUD

6.3

6.7

8.1

8.8

10.2

ITALIA

19.2

21.1

22.7

24.2

25.8

È persino superfluo sottolineare che, laddove le percentuali di raccolta differenziata sono più basse, ebbene lì sono localizzate le emergenze, più o meno dichiarate: e questo la dice lunga su quale ne sia la causa principale! Ed è altrettanto superfluo sottolineare come siano proprio le regioni più arretrate quelle che da oramai molti anni vantano il triste primato di essere sottoposte all’autorità di un commissario straordinario all’emergenza rifiuti: qualcuno mi spiega dov’è la straordinarietà? Forse nel fatto, rilevato dalla Corte dei Conti, che in otto anni di commissariamento di cinque regioni si sono spesi 1.8 miliardi di euro, con il brillante risultato che la distanza tra queste e le altre regioni a gestione ordinaria, in termini di raccolta differenziata o più in generale di gestione corretta dei rifiuti, anziché diminuire, è viceversa aumentata?
Le regioni commissariate, e lo sono da molti anni, sono proprio quelle dove più elevata è la percentuale di rifiuti conferiti in discarica e più bassa quella relativa alla raccolta differenziata.
Il commissariamento, come è oramai di tutta evidenza, è un’arma spuntata che non risolve il problema, specie se si prosegue nella politica miope di nominare commissari proprio coloro che portano su di sé tante responsabilità, ovvero i presidenti regionali: ma dai!
È dunque prioritario che il Governo del Paese si faccia carico della situazione, non per risolverla sempre e soltanto con l’uso della forza, con l’intervento dell’esercito o con altre modalità “dure e pure”, ma semplicemente imponendo a tutti il rispetto della legge: il Decreto Ronchi prima, la 152 poi hanno ribadito con forza l’obbligo per tutti di realizzare determinati risultati in materia di raccolta differenziata, in materia di sistemi integrati per la gestione dei rifiuti…sono obblighi, appunto, non sono degli optional da adottare o meno a seconda delle circostanze, della volontà del singolo amministratore e così via: non rispettate gli obblighi? Fuori dai piedi, subito!

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