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Il nuovo accordo quadro Anci-Conai

(tratto da: “GSA Igiene Urbana” n.2, Aprile-Giugno 2009)


L’Unione Europea ce lo chiede, la legge ce lo impone, il senso civico ce lo suggerisce…fare la raccolta differenziata deve diventare una norma comportamentale,  e non solo al Nord, ma in tutto il Paese. Cosa fare per ottenere che gli Amministratori della cosa pubblica facciano propria questa istanza, ed i cittadini vi si adeguino di buon grado?


Il tema della gestione dei rifiuti è al centro dell’attenzione di questo giornale sin dal suo primo numero, dato alle stampe nel mese di marzo del 1998. Anzi, di più: questo giornale è nato con la gestione dei rifiuti, è nato sulla scia del Decreto Ronchi, emanato nel febbraio del 1997, è nato assieme ad altre fondamentali iniziative, prima fra tutte Ricicla, voluta e promossa dalla Fiera di Rimini. Anche se GSA Igiene Urbana oggi ha ampliato il suo campo di interesse (così come peraltro ha fatto anche Ricicla, che ha sottolineato il cambiamento anche attraverso il cambio di denominazione, oggi Ecomondo) e si occupa non più soltanto di rifiuti, bensì dell’ambiente urbano in senso lato, tuttavia non ha accantonato le proprie origini, e dunque di rifiuti continua ad occuparsi, con attenzione accresciuta se possibile.

Parliamo sovente, da queste pagine, di sistemi integrati di gestione dei rifiuti, e in ogni occasione ci sforziamo di ricordare che il riferimento normativo è quello della gerarchia fissata dall’Unione Europea, e ripresa ovviamente dalla normativa nazionale: una gerarchia che pone al primo posto le attività finalizzate alla riduzione della produzione dei rifiuti, al secondo il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio, e soltanto a valle di tutto ciò il recupero di energia, relegando la discarica ad un ruolo assolutamente residuale. È dunque di tutta evidenza che la centralità del sistema non può che essere assegnata alla raccolta differenziata, tant’è che i nuovi obiettivi di legge hanno posto l’asticella all’altezza del 65%: in altre parole, due terzi dei rifiuti dovranno essere oggetto di riciclaggio! Un obiettivo davvero ambizioso, anche se non utopico né velleitario, se è vero che in altri paesi europei e anche in oramai numerose realtà di casa nostra questo obiettivo è stato raggiunto e superato.

Se pensiamo alla composizione media del sacco dei rifiuti urbani (di questi stiamo parlando, evidentemente), è chiaro che possiamo suddividerne la massa prevalente in due grandi categorie, la frazione organica putrescibile (in buona sostanza gli scarti della preparazione dei cibi, che rappresenta più o meno un terzo del totale) e gli imballaggi (di qualsiasi materiale siano fatti, ma comprendendo in questi, convenzionalmente, anche la carta stampata, giornali e riviste), che hanno un peso determinante, dell’ordine del 40% sul totale, ma che in volume raggiungono una incidenza superiore al 60%. Dunque, anche se non si possono dimenticare altre frazioni significative di rifiuti da intercettare, specie in relazione alla loro pericolosità (pile e batterie, farmaci scaduti eccetera) o al loro ingombro (pannolini e pannoloni, ad esempio), è chiaro che l’impegno richiesto per realizzare l’obiettivo del 65% deve vedere necessariamente uno sforzo prioritario su queste due categorie.

Lasciando ad un altro momento l’esame delle problematiche connesse con la raccolta differenziata dell’organico, vorrei qui parlare solo degli imballaggi, allo scopo di sottolineare l’importanza di una iniziativa, oramai consolidata, che vede i comuni italiani, in capo ai quali sta il compito di organizzare la raccolta differenziata, uniti al CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, istituito proprio dal Decreto Ronchi che ho più sopra ricordato, nello sforzo di massimizzare i risultati della raccolta differenziata degli imballaggi. Questa unione si sostanzia in un accordo tra le parti, recentissimamente rinnovato, il 23 dicembre scorso, l’Accordo Quadro ANCI-CONAI.

Questo accordo prevede che ai comuni che si impegnano nello sviluppo della raccolta differenziata e che, a tale scopo, sottoscrivono apposite convenzioni con i consorzi di filiera che costituiscono il sistema CONAI, vengano riconosciuti dei corrispettivi economici, rapportati alla quantità dei materiali raccolti, ma anche alla loro qualità, ovvero al grado di “purezza” dei materiali stessi. L’accordo cioè intende supportare non generici sistemi di raccolta dei rifiuti, ma modelli quanto più evoluti possibile, che siano in grado di intercettare quantità significative di rifiuti di imballaggio, ma caratterizzati altresì da una buona qualità, ovvero da modesti livelli di commistione tra materiali diversi.

È ciò che si intende realizzare soprattutto attraverso modelli di raccolta che tendano a privilegiare il “mono-materiale”, e molto spesso la raccolta porta a porta, intesa come un “servizio” reso ai cittadini, per agevolarne il compito. Naturalmente ho usato il verbo tendere, poiché occorre evitare integralismi di ogni sorta: la raccolta differenziata è un abito su misura, che va confezionato tenendo in debito conto le caratteristiche morfologiche e non solo del destinatario. Però è un fatto, che è dalla stretta collaborazione dei cittadini che possiamo aspettarci buoni risultati, e dunque ai comuni che organizzano il servizio corre l’obbligo di aiutarli per quanto possibile: allora occorre che ci si sforzi di rendere meno gravoso il loro lavoro di “selezionatori”, attraverso raccolte porta a porta o di prossimità (ad esempio per la raccolta del vetro sono diffuse sia la pratica della raccolta porta a porta con i bidoni carrellati, sia quella della raccolta stradale con le “campane”), e in qualche caso accettando di mettere assieme alcuni materiali, così da non obbligare i cittadini a riempirsi la casa di contenitori domestici in numero eccessivo: è il caso, ad esempio, della diffusa prassi di raccogliere tutti assieme i contenitori in plastica e quelli in alluminio e banda stagnata o in altre parole, sintetizzando, la cosiddetta “raccolta multi-materiale di plastica e lattine”.

I modelli cui ho accennato richiedono grande attenzione alla logistica di raccolta e trasporto alle piattaforme, onde evitare di dover affrontare costi eccessivi e talora non sopportabili, anzi al contrario puntando ad ottimizzare i costi stessi, e ciò non è sempre così semplice, specie laddove le dimensioni del comune o del comprensorio non consentano l’utilizzo ottimale delle risorse (uomini e mezzi); dunque se da un lato occorre una progettazione molto accurata dei modelli di raccolta, da un altro il sistema deve poter supportare economicamente gli sforzi posti in essere dai comuni per dare efficienza ai modelli adottati: di qui la necessità di erogare corrispettivi, a fronte ovviamente di risultati soddisfacenti.

Questi corrispettivi sono finanziati grazie ai ricavi che derivano al Sistema Consortile dal cosiddetto Contributo Ambientale, versato dagli aderenti al Consorzio, che sono oggi poco meno di un milione e mezzo: più di 9.000 produttori di imballaggi e più di 1.400.000 utilizzatori, per un ammontare complessivo che è stato di 354 milioni di euro nel 2007: una consistente fetta di questo danaro fluisce nelle casse dei comuni che, in virtù dell’accordo di cui si tratta, hanno sottoscritto convenzioni con i consorzi di filiera ed hanno avviato o sviluppato programmi di raccolta differenziata degli imballaggi. La situazione delle convenzioni al 31.12.2007 è quella riportata nella seguente tabella, elaborata dal CONAI su dati dei consorzi di filiera:

materiale

soggetti convenzionati

n. abitanti

% popolazione coperta

n. comuni

% comuni serviti

acciaio

393

43.431.077

74

5.122

63

alluminio

263

36.130.137

62

3.998

49

carta

618

50.850.720

89

6.411

79

legno

314

38.259.240

65

4.455

55

plastica

814

54.995.791

94

6.980

86

vetro

251

38.909.192

67

4.892

60

La copertura, in termini di abitanti serviti, è in generale molto buona, come si vede, e il numero dei comuni che hanno sottoscritto la convenzione è decisamente elevato, specie se riferito non tanto al numero complessivo dei comuni, quanto a quelli che aderiscono al sistema ANCI, che sono circa 7.000 (su un totale che supera gli 8.000)

Per quanto riguarda i risultati conseguiti nella raccolta differenziata degli imballaggi, nel decennio 1998-2007 le quantità intercettate sono quasi triplicate, passando da 1.200.000 tonnellate a 3.350.000, ovviamente, manco a dirlo, con clamorose diversità di risultato tra le regioni del Nord, del Centro e del Sud del paese; per quanto riguarda le modalità di recupero, poco più del 15% dei materiali è stato avviato a recupero energetico, e la restante parte a riciclo.

Il nuovo Accordo, che ha una validità di 5 anni a decorrere dal 1° gennaio 2009, prevede:

  1. che i  corrispettivi economici riconosciuti dal Sistema Consortile per i rifiuti di imballaggio raccolti dalle Pubbliche Amministrazioni, vengano rivalutati annualmente dei 2/3 dell’indice nazionale dei prezzi al consumo

  1. che, a supporto di una sempre maggiore qualità dei materiali conferiti, fondamentale perché funzionale alla successiva fase di riciclo, vengano definiti nuovi limiti qualitativi (percentuale di frazione estranea) che decorreranno dal 1° aprile 2009 per la filiera plastica e dal 1° luglio 2009 per gli altri materiali

  1. che, anche nel caso siano superati, a livello nazionale, gli obiettivi indicati nel Programma Generale di prevenzione e gestione degli imballaggi e rifiuti di imballaggio, il CONAI, tramite i Consorzi di filiera, assicurino comunque il ritiro dei rifiuti di imballaggio raccolti alle condizioni economiche stabilite
  1. che vengano  diffuse e incentivate linee guida condivise, relative sia ai modelli organizzativi sia alle attrezzature della raccolta differenziata

  1. che i comuni e i gestori convenzionati possano sganciarsi, nell’ambito di finestre temporali predefinite, dagli obblighi di conferimenti destinando il materiale sul libero mercato

  1. che i comuni e i gestori convenzionati possano “rientrare” nelle convenzioni, ancora una volta all’interno di periodi preventivamente definiti, per permettere la pianificazione industriale e finanziaria del sistema
  1. che il Sistema Conai prosegua nelle attività di comunicazione e sensibilizzazione a livello locale, come le campagne di informazione condotte in collaborazione con gli enti locali per il lancio di nuovi servizi di raccolta sul territorio

  1. che i Consorzi di filiera confermino l’impegno a destinare il 35% del proprio budget di comunicazione alle attività di sensibilizzazione locale
  1. che venga realizzato un programma di formazione a favore dei tecnici e degli amministratori locali sui temi della gestione integrata dei rifiuti.

Infine, uno degli obiettivi del Sistema Consortile nei prossimi anni sarà proprio quello di continuare a sostenere il processo di sviluppo della raccolta differenziata degli imballaggi nelle aree in ritardo, con lo scopo di riuscire ad allineare, nel medio-lungo periodo, i livelli di raccolta differenziata a quelli delle Regioni più virtuose. E’ in questa attività di miglioramento delle condizioni generali dell’ambiente urbano già svolta da CONAI  che il contributo dell’ANCI sarà importante, sia per l’individuazione delle iniziative da sostenere e delle metodologie di intervento.

Non può essere sottaciuto il particolare momento di crisi economica  in cui le parti hanno dovuto negoziare. – ha affermato Piero Perron, Presidente di CONAI –  La crisi del mercato globale ha avuto, tra le sue conseguenze, non solo una caduta della domanda di materiali da parte dell’industria, ma anche delle quotazioni delle materie prime seconde. Al contrario, ciò avviene in un periodo che, sul fronte della raccolta, segna un maggiore impegno dei Comuni che, unito alle attività sul territorio del Sistema CONAI, fa registrare aumenti significativi dei materiali raccolti. Assumono quindi particolare rilievo l’impegno e la responsabilità delle parti che hanno stabilito di proseguire in modo costruttivo il negoziato, giungendo alla fase conclusiva prima della scadenza stabilita.

I Comuni – commenta Leonardo Domenici, Presidente di ANCI – avranno ora alcune certezze in più per poter puntare con sempre maggiore incisività sulla raccolta differenziata dei rifiuti e su una diffusa cultura del riciclaggio. Con questa ottica e perseguendo i medesimi obiettivi, fra un anno, come previsto, effettueremo un monitoraggio della situazione per una valutazione complessiva dell’’accordo; questo ci consentirà di capire eventuali criticità ed apportare, se necessario, le opportune correzioni”.

Non sfugge a nessuno l’importanza di questo accordo, che ha consentito negli scorsi anni di promuovere la crescita significativa della raccolta differenziata nel nostro paese e che dovrà sostenere nei prossimi anni uno sforzo ancora maggiore, per realizzare quel salto di qualità indispensabile per quanto meno avvicinarci al traguardo del 65%. Pur ipotizzando di rimanere al di sotto di tale obiettivo, stiamo parlando di quantità straordinarie di materiali da intercettare e avviare al riciclo; una recente ricerca, dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia*, delinea uno scenario “prudenziale” al 2020, che ipotizza una media nazionale del 56% di raccolta differenziata, media che deriva dal 65% nel Nord, dal 55% nel Centro e dal 43% nel Sud del paese, mantenendo cioè, sia pure con differenze meno accentuate, la attuale situazione di un’Italia a tre velocità; ebbene, anche soltanto con una raccolta differenziata al 56%, e ricorrendo ad un tasso di crescita dei rifiuti dell’1.1%, nel 2020 le quantità di materiali da recuperare ammonterebbero ad oltre 20 milioni di tonnellate, una dozzina dei quali rappresentata da imballaggi!

L’accordo quadro ANCI – CONAI rappresenta indubitabilmente uno degli strumenti più validi a disposizione, perché si possa davvero puntare a risultati tanto ambiziosi, ma indispensabili per uno sviluppo davvero sostenibile.

* Il riciclo ecoefficiente – performance e scenari economici, ambientali ed energetici, a cura di Duccio Bianchi, Edizioni Ambiente

Fortunato Gallico

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