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Progettare per la pulizia

(Tratto da GSA 11, novembre 2010)
Novità al Sia Guest di Rimini: una Tavola rotonda organizzata da AfidampCom con GSA media partner farà luce su come la progettazione può aiutare la pulizia e la manutenzione di un albergo. Per la prima volta si incontrano, per dare luogo a una sinergia, il mondo del cleaning e quello della progettazione. In anteprima il pensiero dei due noti architetti invitati, Massimo Iosa Ghini e Luca Scacchetti, attivi da anni nel campo della progettazione alberghiera.

Tra i numerosi cambiamenti che stanno interessando il mondo dei servizi ambientali negli ultimi anni, non si può certo ignorare un deciso “allargamento” della filiera, a comprendere soggetti e figure professionali che fino a non molto tempo fa sarebbero stati considerati quasi del tutto estranei ai problemi legati alla pulizia e alla manutenzione degli edifici. L’esempio più eclatante è forse quello degli architetti, progettisti e designer, chiamati oggi a lavorare in anticipo, operando quella che si potrebbe agevolmente definire, con una formula inusitata quanto efficace, “prevenzione progettuale”.


Prevenire, già dal progetto
Si tratta, per spiegarci meglio, di cercare fin dalla fase di concepimento e di progetto della struttura, di rendere gli ambienti, i locali e gli spazi adatti alla pulizia e alla manutenzione. Agire quindi fin dall’idea iniziale, intervenendo sulla distribuzione dei vani, sulla struttura, sulla scelta dei materiali e su mille altri aspetti che possono determinare la manutenibilità e la pulibilità di un edificio. Edificio che, soprattutto se destinato ad un uso pubblico (e l’hotel lo è) e a “generare profitti” (e l’hotel ha questa funzione nella logica degli investitori, dei proprietari, dei gestori), non dovrà dunque rispondere ai cosiddetti “mal di pancia” e alle aeree fantasie dell’architetto, ma essere prima di tutto funzionale. Progettare per agevolare pulizia e manutenzione, insomma, sembrerebbe possibile, anzi lo è. E diventa, oggi, addirittura doveroso.

Apripista, il settore dell’ospitalità
A fare da apripista, in questo senso, è proprio il variegato universo dell’ospitalità, dove -si sa- estetica e funzionalità, senso pratico e suggestioni artistiche, estro e necessità di far funzionare un’azienda-hotel si devono coniugare nella maniera più virtuosa (e redditizia) possibile.
Proprio per questo AfidampCom, in collaborazione con la nostra rivista, media partner dell’evento, ha organizzato, al Sia Guest di Rimini, una tavola rotonda sul tema “Progettare per la pulizia. Come il progettista può facilitare le operazioni di pulizia e di manutenzione degli alberghi”, in programma il 22 novembre, dalle 10 alle 13, nel padiglione A5 all’interno della mostra Pop Up Resort. Per la prima volta in un’occasione ufficiale si incontrano, per dare luogo a una fruttuosa sinergia, il mondo del cleaning e quello della progettazione e dell’architettura. L’auspicio, naturalmente, è che si tratti dell’inizio di un cammino che faccia crescere la qualità dell’igiene e, perché no, anche quella della progettazione dell’hotel.

La pulizia in hotel: da sempre un fattore strategico
Si parte da un presupposto: la pulizia in un hotel è uno dei fattori strategici per il benessere, la fidelizzazione e il ritorno del cliente, nonché, come ben si può capire, per l’immagine e la buona fama della struttura. Niente è più sgradevole dell’idea di un hotel sporco, soprattutto in ambienti a rischio come camere, bagni e zona ristorazione.
La pulizia, lo diciamo da anni, non può mai essere lasciata all’improvvisazione, e in ambito alberghiero men che meno: ne va del successo e della credibilità aziendale.
Ecco allora che tutti gli attori coinvolti devono fare la loro parte affinché si realizzi la condizione di un’igiene perfetta, non solo percepita ma reale.
Questo significa anche, però, progettare per la pulizia, ossia realizzare strutture ed edifici già pensati, fin da quando nascono, per essere puliti bene. Un approccio, quello che parte “dalla culla”, oggi molto in voga anche in altri campi: pensiamo ad esempio alla prevenzione dei rifiuti, che deve partire addirittura dalla fase di progettazione di un oggetto.

Come si fa, nel concreto?
Ma come si declina tutto ciò in ambito alberghiero? Cosa significa, in ultima analisi, progettare per pulire? Progettare gli edifici prevedendo, valutando e vigilando la fattibilità delle operazioni di pulizia: è possibile? Questa è la serie di domande che si pone AfidampCOM, quella parte di Afidamp (Associazione Italiana Distributori Macchine Prodotti e Attrezzature per la Pulizia Professionale) che riunisce i dealers ossia i distributori per la pulizia professionale. Che vedono nel problema anche un rilevante aspetto economico: in un mondo e in un momento storico in cui è sempre più necessario pulire e manutenere gli ambienti in modo impeccabile riducendo i tempi, ottimizzando le rese, minimizzando le risorse e gli investimenti, ha ancora senso progettare cupole in vetro la cui pulizia richiede investimenti colossali? Ha senso progettare spazi stretti e difficili da raggiungere, o riempire le camere di oggetti elaborati e sofisticati che diventano ben presto ricettacoli di sporcizia? Ma le domande sono molte, molte di più. Sulla scelta dei materiali si potrebbe aprire, ad esempio, un capitolo molto lungo. Chi opta per una determinata soluzione deve essere consapevole dei problemi che la sua scelta può comportare in termini di difficoltà (e costi) per il mantenimento dell’igiene.

A Rimini risponderanno gli “stakeholders”
Queste domande e queste questioni saranno appunto affrontate e discusse, il 22 novembre prossimo, da relatori esperti, rappresentanti di tutti ruoli della filiera, al fine di stabilire una sinergia tra i due mondi: quello della progettazione architettonica e quello della pulizia professionale. Alla tavola rotonda, moderata dal vicedirettore del TG La7 Andrea Pancani, interverranno Valeria Bonardi – Direttore Hotel Duomo e Hotel La Gradisca, Rimini, Nicola Burlin – Imprenditore e testimonial CPP (Comitato Permanente Settore Pulizie Professionali), Andrea Montinari – Presidente Vestas Hotels and Resorts, Franco Santini – Presidente AIMAN (Associazione Italiana Manutenzione), oltre a due architetti con grande esperienza in progettazione alberghiera: Massimo Iosa Ghini e Luca Scacchetti. Destinatari dell’incontro sono progettisti, architetti, direttori e proprietari d’albergo, governanti, istituzioni, collettività, facility management, imprese di servizi, ristorazione, associazioni dei consumatori, stampa settoriale e nazionale. A fare gli onori di casa, con un intervento di benvenuto, la presidente di AfidampCom Virna Re.

Le opinioni dei progettisti
GSA, in qualità di media partner della giornata, ha cercato di vederci più chiaro, raccogliendo il pensiero (e anche qualche anticipazione sugli interventi) dei due noti progettisti invitati ad intervenire alla tavola rotonda. Massimo Iosa Ghini e Luca Scacchetti. Dopo una breve biografia dei due architetti, riportiamo due testi che, oltre ad anticipare gli argomenti che essi tratteranno durante il convegno, rispecchiano le rispettive sensibilità e prospettive sul problema. L’idea di fondo che, si può dire, accomuna i due approcci è che oggi sia arrivato il momento di ripensare un certo modo di fare gli alberghi, dando spazio a una maggiore razionalità e armonia progettuale. E in quest’ottica affrontare il problema della manutenibilità di un edificio è oggi una responsabilità imprescindibile anche per chi progetta.
Ma lasciamo la parola a loro.

Massimo Iosa Ghini: “Forse questo momento storico, caratterizzato dalla crisi e dalla moda dell’eco-sostenibile è l’occasione giusta per diffondere una nuova mentalità progettuale. Si tratta di cambiare prospettiva, di non considerare l’edificio come un involucro da progettare, realizzare e mantenere in ordine, ma come una parte di un processo di creazione, costruzione e rigenerazione continua, processo che comprende anche l’ambiente.
Pensare all’edificio non separatamente all’ambiente in cui sorge significa poter riutilizzare quelli che possono venire considerati “scarti” o residui. D’altra parte pero’ anche pensare di utilizzare il tutto come nella cultura contadina ha un suo senso progettuale nella giustapposizione e nella capacità di rendere bello ciò che si riutilizza , nell’armonizzare forme e contenuti.
Un processo antico ma che trova spazio solo adesso nella cultura progettuale, anche nella mia dove ci sono spunti embrionali che magari partono da altre logiche ma che poi alla fine vanno lì, verso questa armonia e simbiosi tra interno ed esterno”.

Luca Scacchetti: “Sicuramente la pulizia, la semplicità del pulire e i suoi tempi non sono elemento secondario nella definizione di un progetto d’interni alberghiero. Potremmo dire che tutto quanto riguarda pulizia, manutenzione e facilità di riordino siano divenute direttive funzionali imprescindibili e che sicuramente, oltre ad un ovvia mutazione del gusto, hanno contribuito alla spinta rarefazione formale e alla semplificazione degli arredi alberghieri. Ogni linearità, volume pulito, essenzialità sembra così oltre che a noi più bella, a tutti più giusta, vera e coerente con la nostra vita quotidiana.
E sia ben chiaro che ciò non è però giustificazione a freddi minimalismi e astinenze formali anoressiche, ma significa solo ricostruire luoghi e atmosfere con linee più pensate e più razionali e riportare carattere e decori ove questi non siano ostacolo a rapide puliture e velocissimi riordini. Ovviamente il progetto complessivo di una struttura alberghiera può ulteriormente agevolare il rapporto manutentivo, la pulizia e suoi tempi. Basti pensare alle prese per l’aspirazione lungo i corridoi, impianti in sé semplici e relativamente economici, ma che riducono moltissimo i costi e i tempi del riordino, o ad una corretta distribuzione delle uscite/bocchette dell’aria condizionata sia come mandata che come ripresa, o all’uso di materiali antistatici che evitano l’attrazione e l’accumulo di polvere”. La questione che, come sempre, si pone è quella delle serietà del progetto. In un progetto serio le pulizie e le sue problematiche divengono tema a cui cercare di dare risposte e contributi. Diffidiamo dalla moda di progetti tutti formalisti che sfuggono ogni responsabilità per rifugiarsi nella artisticità e nella creatività come pura espressione individuale, indifferente agli “altri”.

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