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Mercato dei servizi integrati: gli stati generali

(tratto da “FMI – Facility Management Italia” n. 7, Maggio 2010)

 

Si sono tenuti a Roma i primi stati generali del mercato dei servizi integrati per la gestione e la valorizzazione dei patrimoni pubblici. L’importante evento è stato promosso da Patrimoni PA net, il nuovo laboratorio fondato da Terotec e Forum PA, con il patrocinio dell’AVCP, l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture. Obiettivo dell’evento: costituire una prima occasione di confronto tra le committenze pubbliche e le imprese del settore per lo sviluppo della partnership pubblico-privato, in un momento in cui si manifestano nel mercato forti criticità endogene ed esogene. L’alta dirigenza del mondo pubblico e privato ha avuto così l’opportunità di illustrare in termini di “problem setting” il proprio punto di vista sulle problematiche e le istanze del mercato, stilando di fatto un’agenda delle priorità tematiche da mettere all’ordine del giorno nei “tavoli di lavoro committenze-imprese” che Patrimoni PA net intende a breve attivare in una logica di “problem solving”.

 

Integrated services market: the general states

The first general states of the integrated services market for the management and valorisation of public patrimonies were held in Rome. This important event was promoted by Patrimoni PA net, the new laboratory founded by Terotec and Forum PA, with the backing of the AVCP, the Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture (The Watchdog  for Works, Services and Supplies Public Contracts). Objective of the event: to set up the first opportunity for  public clients and  firms working in the sector for the development of the public-private partnership to compare notes, at a moment in which considerable endogenous and exogenous critical factors are manifest. The top management of the public and private world thus had the chance to put forward their own points of view in terms of “problem setting” concerning the issues and demands of the market, drawing up a schedule of the top priorities to be included in the order of the day in the “clients-firms round tables”, which Patrimoni PA net  intends to organise in the near future in a “problem solving” logic.

 

Federico Icona,

Maria Laura Simeone

 

 

PATRIMONI PA net:
al via la fase operativa

Si è svolto il 21 aprile scorso a Roma l’incontro “Verso gli stati generali del mercato dei servizi integrati per la gestione e la valorizzazione dei patrimoni pubblici”, organizzato e promosso da PATRIMONI PA net (il nuovo laboratorio fondato da Terotec e Forum PA; v. “FMI” n. 5/2009), in collaborazione con l’AVCP – Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture. All’incontro ha aderito l’alta dirigenza di oltre 60 committenze pubbliche centrali e locali, imprese e rispettive associazioni di rappresentanza. Proprio nell’ottica di “problem setting’’ che intende contraddistinguere l’attività di PATRIMONI PA net, non si è trattato di un convegno, ma di un incontro aperto al contributo di tutti i presenti. L’obiettivo di questa nuova iniziativa, infatti, è avviare un percorso stabile di confronto tra tutti i soggetti che operano nel mercato, definire le problematiche irrisolte e dare vita – per le criticità individuate – a specifici tavoli di lavoro orientati al “problem solving’’: ciò al fine di favorire la discussione, la condivisione e la risoluzione dei nodi che ostacolano un corretto sviluppo del mercato. Dall’incontro e dalla collaborazione tra committenza pubblica e imprese potrebbero nascere regole e “practice” condivise in grado di favorire uno sviluppo più armonioso della partnership pubblico-privato ed una maggiore qualità del mercato dei servizi.

Perché PATRIMONI PA net:
il contesto e gli obiettivi
per una nuova alleanza

Anche il mercato dei servizi integrati di gestione e valorizzazione dei patrimoni pubblici sta risentendo della crisi internazionale e, dopo dieci anni di crescita costante ed impetuosa, si trova ora ad un punto di svolta. Silvano Curcio, docente dell’Università di Napoli Federico II e direttore generale di Terotec, nell’introduzione all’incontro, ha messo in evidenza come – in questo momento così difficile – stiano emergendo numerosi fattori di criticità. Da un lato si manifesta di norma per le PA un pesante deficit economico-finanziario, un diffuso ritardo tecnico e organizzativo, una sostanziale incapacità di programmare e governare i processi di esternalizzazione, come anche di instaurare un corretto e costruttivo rapporto di partnership con le imprese. Dall’altro, le imprese subiscono un gravissimo ritardo nei pagamenti da parte delle stesse PA, le conseguenze di appalti e bandi inadeguati, l’assenza di linee guida condivise, ma anche la propria incapacità di rappresentare efficacemente problematiche e istanze presso la committenza pubblica. È in questo contesto di rischio concreto di un’involuzione quali-quantitativa del mercato, che si inserisce PATRIMONI PA net, con l’obiettivo di attivare un network di qualificati operatori pubblici e privati che, avendo in comune l’interesse per il mercato, condividano due finalità strategiche:

da un lato, avviare e sviluppare un processo di diffusione di una cultura e prassi manageriale del saper programmare e governare con consapevolezza i complessi processi di esternalizzazione nei rapporti pubblico-privato in un’ottica nuova, quella della “partnership”, piuttosto che di contrapposizione tra i due attori chiave del mercato;

dall’altro lato, rappresentare e condividere istanze e criticità ad oggi irrisolte per tentare di ridurre la forbice che sempre più si sta manifestando in termini di approcci e di rapporti tra PA e imprese, perseguendo in tal direzione gli obiettivi di fondo di uno sviluppo anche e soprattutto qualitativo e non solo quantitativo del mercato e la definizione di regole condivise (sia cogenti che volontarie) e, soprattutto, di regole di comportamento in chiave etica.

Come ha sottolineato il presidente di Forum PA, Carlo Mochi Sismondi, PATRIMONI PA net è un laboratorio indipendente e aperto tra soggetti pubblici e privati che intendono lavorare insieme in maniera seria, approfondita e visibile. Possono quindi aderirvi come partner tutti gli attori del mercato che ne condividono le finalità e vogliono portare il proprio contributo: amministrazioni pubbliche centrali e locali; enti di interesse pubblico; associazioni delle PA; imprese di servizi integrati di Property, Facility ed Energy Management, di Global Service, di costruzioni, di finanza e gestione immobiliare; associazioni di imprese; enti normatori ed università.

In questo contesto e con queste finalità, PATRIMONI PA net si propone  di assumere un duplice ruolo:

di “motore di saperi”, in grado di attivare processi e strumenti innovativi di acquisizione, distribuzione e condivisione di un corredo comune di conoscenze specialistiche per la diffusione e il radicamento di una nuova cultura e prassi del management dei servizi per i patrimoni, così come di una “competitive intelligence” da parte delle committenze pubbliche e delle imprese private;

di “catalizzatore della partnership pubblico-privato”, in grado di attivare, indirizzare e presidiare tavoli permanenti di confronto e interfacciamento tra committenze pubbliche e imprese (a livello di singoli soggetti e di associazioni di rappresentanza) per favorire la discussione e la risoluzione dei nodi e dei problemi aperti del mercato, così come la condivisione di “best practice”, linee guida, standard e modelli di riferimento.

Paolo Novi, presidente di Terotec, ha precisato che la collaborazione tra questi soggetti deve partire proprio da tavoli che facciano emergere le problematiche e che consentano di mettere a confronto posizioni differenti. Il presupposto perché la partnership pubblico-privato sia efficace è che domanda e offerta siano entrambi soggetti forti e consapevoli, in condizione di svolgere il proprio ruolo istituzionale e di mercato. In questo quadro, il consigliere dell’AVCP Andrea Camanzi ha precisato che l’Autorità deve non solo vigilare, ma anche promuovere iniziative in grado di rendere il mercato più efficiente nell’interesse delle imprese e dello Stato ed ha prospettato, quindi, la possibilità che l’AVCP possa fornire una veste istituzionale alle proposte che scaturiranno dai tavoli, per poi segnalarle e sottoporle agli organi legislativi ed esecutivi di competenza.

 

Il punto di vista di PA
e imprese: un’agenda
dei problemi del mercato

Attraverso i costruttivi contributi degli alti dirigenti delle PA, delle imprese e delle associazioni di rappresentanza che hanno inteso formulare un proprio intervento nell’ambito dell’incontro (v. elenco in nota), è emerso il quadro a tutto tondo di quella che può essere definita la prima “agenda dei problemi” del mercato dei servizi integrati per la gestione e la valorizzazione dei patrimoni pubblici. Di seguito i nodi, le criticità e le istanze così come segnalati dagli operatori del mercato intervenuti.

 

I patrimoni delle PA:

da voce di costo a risorsa

socio-economica

In un contesto nazionale così fortemente caratterizzato e condizionato da una sempre più drastica riduzione delle risorse finanziarie a disposizione delle PA, appare non più derogabile l’esigenza di riprogettare la “governance” dei patrimoni immobiliari, urbani e territoriali di proprietà pubblica o di interesse pubblico, considerando questi beni non più come “voci di bilancio” il più delle volte passive ma come vere e proprie “risorse economiche attive”. “Risorse”, queste, tanto consistenti quanto ancora non adeguatamente conosciute che le PA devono essere in grado di mantenere, gestire e valorizzare con criteri manageriali e secondo principi di programmazione, trasparenza, efficienza ed economicità, al fine di conseguire risultati di natura sia economica (come strumento interno di produzione finanziaria autonoma) che sociale (come principale strumento di attuazione delle finalità istituzionali). È compatibile questo indispensabile approccio innovativo di tipo “economico-patrimoniale” con le tradizionali e radicate logiche di tipo “amministrativo-burocratico” con cui le PA hanno di norma finora “trattato” i propri patrimoni? Come possono essere supportate le PA nel processo di graduale ma sostanziale ridefinizione del proprio ruolo, dei propri compiti e delle proprie competenze settoriali?

Il governo dei patrimoni:

“timone al pubblico

– remi al privato”

In stretta connessione con il primo tema, l’esigenza di una mirata e “consapevole” azione di governo a parte delle PA dei diffusi processi di esternalizzazione che ormai caratterizzano il mercato dei servizi di gestione e valorizzazione dei patrimoni: un mercato con il quale di necessità le stesse PA devono confrontarsi ed interagire in un’ottica di partnership pubblico-privato, delegando a qualificati soggetti privati le funzioni prettamente “operative” sui propri beni, ma mantenendo, anzi, potenziando responsabilmente quelle funzioni strategiche di indirizzo, programmazione e controllo dei processi che oggi più che mai devono essere considerate del tutto “inesternalizzabili” e rispetto alle quali le stesse PA devono acquisire al più presto esperienza, competenza e know how. Dunque “timone al pubblico – remi al privato”? E come – in questa logica – è possibile supportare le PA nel complesso processo di acquisizione della conoscenza strategica dei propri patrimoni, al fine di saper e poter intraprendere scelte consapevoli di esternalizzazione dei servizi di gestione e valorizzazione?

 

Il ritardo culturale delle PA:

vorrei ma non posso/non voglio

Non conoscenza quali-quantitativa del proprio patrimonio; incapacità di esercitare le funzioni di programmazione e controllo dei processi di esternalizzazione adottati; inadeguata e imprecisa formulazione dei bandi di gara e dei capitolati; basi d’asta non congrue; commissioni di valutazione non preparate a valutare offerte; preponderanza della valutazione del solo prezzo piuttosto che dell’offerta economicamente più vantaggiosa anche e soprattutto per il progetto e la qualità: queste sono solo alcune delle criticità segnalate dagli operatori del mercato dei servizi integrati. È un problema “culturale”: le PA non sono “coscienti/consapevoli” del proprio nuovo ruolo? È un problema “tecnico-organizzativo-gestionale”: le PA non sono in condizione di esercitare il proprio ruolo? È anche in parte un problema “etico”: talune PA non sono “coscienziose” nell’esercitare il proprio ruolo? L’esigenza di una PA all’altezza dei sempre più complessi ruoli richiesti è fondamentale per il corretto sviluppo del mercato dei servizi integrati: che tipo di azioni possono essere promosse per consentire il superamento di questo ritardo delle PA al fine di favorire l’adozione di corretti ed adeguati approcci e processi di gestione e di valorizzazione della “risorsa” strategica rappresentata dai patrimoni pubblici?

 

Le regole del mercato dei servizi:

troppe, contrastanti

e “merlonizzate”

Il quadro normativo di riferimento per il mercato degli appalti pubblici ha subito numerose modifiche negli ultimi anni, pervenendo solo nel 2006 all’introduzione del “Codice unico dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture”, che peraltro ha dovuto subire diverse “correzioni” in questi anni. È un Codice peraltro che, a detta degli operatori, appare troppo “merlonizzato” e non abbraccia la specificità del mercato dei servizi integrati. Proprio in questo comparto appare sempre più evidente una sostanziale inadeguatezza del sistema di regole posto in essere: il problema riguarda l’inosservanza delle regole, l’indeterminatezza delle stesse regole, il contrasto tra livelli normativi diversi, la totale o parziale non normazione di taluni aspetti. In taluni ambiti, peraltro, si determinano evidenti distorsioni applicative, anche lesive dei principi della trasparenza e della concorrenza del/nel mercato.

Quali iniziative possono essere intraprese e come per favorire la definizione e l’adozione di un adeguato e armonico impianto legislativo a supporto di un corretto sviluppo del mercato dei servizi integrati secondo principi di legalità e regolarità? E più specificamente: come intervenire al fine di revisionare/adeguare/innovare/semplificare il Codice unico degli appalti – fronte servizi – rispetto ai seguenti nodi critici: l’offerta economicamente più vantaggiosa contro l’offerta al massimo ribasso; la regolamentazione delle ATI di fatto di imprese subappaltatrici; il confronto pre-gara e il “dialogo competitivo” committenze-imprese; la revisione dei prezzi; la tipologia dei contratti applicabili; la congruità economica dei bandi di gara e delle basi d’asta; i criteri di forma e di qualità per la valutazione delle offerte; la formazione di specifiche competenze di “valutatori” per le commissioni di gara?

Ed ancora: in questa direzione, quali possono essere le prospettive di definizione e di adozione di un “patto di legalità” tra le imprese e di “codice di comportamento” tra PA e imprese per l’affidamento e la verifica degli appalti e dei subappalti?

 

Le gare di appalto pubbliche:

tra mero formalismo e “caccia all’errore”

Sempre nell’ambito del contesto delle regole, il sistema normativo che regola l’affidamento degli appalti pubblici di servizi ha subito un’involuzione pericolosa, basata su una contraddizione di fondo: la garanzia dello svolgimento di una procedura formalmente ineccepibile sta diventando sempre più un dato a sé stante, rispetto al quale il risultato della scelta del contraente più idoneo all’esecuzione della prestazione rappresenta un aspetto meramente accidentale.

Di fatto è in essere un’evidente discrasia tra il rispetto spesso meramente formale delle norme e il perseguimento dell’obiettivo sostanziale di efficacia dell’azione amministrativa. I due aspetti dovrebbero non porsi in una relazione di contrapposizione ma di complementarietà: ad un puntuale rispetto della norma giuridica dovrebbe corrispondere la scelta del miglior contraente per la PA, sia in termini economici che qualitativi.

Quale può essere una nuova strada per individuare meccanismi di affidamento che consentano di coniugare legalità ed efficienza? È necessario che il legislatore intervenga per garantire non solo le regole della concorrenza tra le imprese ma anche per salvaguardare le esigenze di qualità delle PA, per superare i formalismi e puntare invece alla qualità reale degli appalti? E come?

 

Il ritardo dei pagamenti delle PA:

la crisi nella crisi

L’Italia occupa il 2° posto in Europa tra i paesi con i maggiori ritardi di pagamento da parte delle PA: su una media europea di circa 60 giorni, nel nostro paese le PA raggiungono i 150 giorni di ritardo. Addirittura nel settore sanitario le ASL fanno registrare ritardi medi di oltre 330 giorni, con punte di oltre 840 giorni.

Il mancato pagamento nei termini previsti comporta ricadute pesantissime su due fronti-chiave: sull’operatività e sulle prospettive di superamento della crisi da parte delle imprese, che sono costrette ad indebitarsi e a rinunciare ad investire per far fronte alla carenza di liquidità (i danni sono deleteri specie nel caso delle numerose imprese di servizi che operano in settori ad alta intensità di manodopera, per le quali è maggiore l’incidenza di oneri fissi non rinviabili); così come sui livelli di qualità dei servizi erogati, peraltro già troppo spesso aggiudicati su basi d’asta  non congrue e ribassi economici eccessivi. Quali sono nell’ambito delle PA le cause endogene ed meccanismi distorti che provocano questo fenomeno specificamente italiano?

Quali possono essere le (ulteriori) azioni e iniziative per attenuare/risolvere questa criticità che risulta ancor più amplificata in presenza dell’attuale crisi economica?

 

La rappresentatività delle imprese di servizi: Associ-azioni?

A livello di rappresentanza, la filiera delle imprese interessate al comparto dei servizi per i patrimoni pubblici appare assai eterogenea e per certi versi ipertrofica: numerose sono infatti le Associazioni che, sia pur con diversa storia e finalità, intendono rappresentare gli interessi di categoria delle imprese che operano o che intendono operare nel settore.

La voce delle Associazioni appare di fatto scarsamente incisiva ed efficace non solo rispetto all’interlocutore rappresentato dalla committenza pubblica a livello nazionale e locale, ma addirittura nello stesso ambito di Confindustria, da sempre peraltro poco incline a considerare la forza di mercato delle imprese di servizi rispetto al comparto storico dell’industria. Pur mantenendo autonomamente le diverse rispettive peculiarità e rappresentatività, non è arrivato forse il momento di tentare di promuovere un processo mirato di federazione tra questi soggetti al fine di dar adeguato ed effettivo supporto alle esigenze dell’intera multiforme filiera di imprese che operano nell’ambito del mercato dei servizi integrati?

 

Le centrali di committenza

pubblica: solo grandi gare

di convenzioni?

Finora l’azione di Consip e delle centrali di committenza regionali, tra cui in particolare Intercent – ER, si è concentrata sulla propulsione quantitativa delle convenzioni per la fornitura alle PA di servizi integrati di Facility ed Energy Management. In questi anni di intensa attività, le centrali di committenza hanno avuto l’opportunità di acquisire, utilizzare e aggiornare un corredo – forse unico in Europa – di dati tecnico-economici “reali” sulle gare e sugli appalti pubblici di servizi. Non sarebbe auspicabile che questo ingente bacino informativo venisse messo a frutto al fine di promuovere una “banca dati pubblica” per il benchmarking dei costi dei servizi delle convenzioni e per monitorare il rapporto costi-qualità degli stessi servizi presso le diverse PA aderenti alle convenzioni? Uno strumento del genere è oggi inesistente nel nostro paese e di certo potrebbe supportare ed indirizzare tutti gli operatori pubblici e privati con cui le stesse centrali di committenze interagiscono. Che ruolo hanno o potranno avere le centrali di committenza su questo ed altri fronti strategici per il mercato dei servizi integrati?

 

La qualità dei servizi

e delle imprese:

verso innovazioni condivise?

A maggior ragione nell’attuale fase di criticità economica, la qualità dei servizi e delle imprese rappresenta lo strumento fondamentale su cui investire ed innovare per poter sfruttare convenienze ed opportunità di competere nel mercato. Gli attuali tradizionali sistemi di definizione/controllo della qualità dei servizi e della qualificazione delle imprese appaiono tuttavia del tutto generici e di fatto inadeguati.

In questo quadro, in cui le stesse imprese richiedono pressantemente lo studio, la sperimentazione e  l’adozione di sistemi e formule di partnership con le committenze pubbliche saldamente fondati su processi “quality oriented” condivisi, possono essere definiti nuovi possibili specifici percorsi e strumenti per la certificazione/attestazione della qualità delle imprese di servizi integrati, quali protocolli per attestazione volontaria di qualità, referenziali dei servizi, marchi di qualità, servizi di controllo tecnico, ecc.? 

Ed ancora: che prospettive potrebbe avere la proposta recentemente avanzata di introdurre nella fase di aggiudicazione delle gare di servizi un “indice reputazionale” attraverso cui premiare con un punteggio ad hoc le imprese che hanno ben operato con le PA?

E sul fronte della qualità dei servizi: come attivare iniziative comuni committenze – imprese per giungere alla predisposizione, diffusione e adozione di fondamentali strumenti di supporto “condivisi”, quali capitolati-tipo prestazionali, linee guida tecnico-procedurali, osservatori e banche dati per il benchmarking e resari-tipo?

I nuovi fronti di mercato: dai servizi per l’efficienza energetica ai servizi abitativi sociali

Oggi i nuovi comparti dei servizi integrati per l’efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture e per i servizi abitativi sociali (“social housing”) rappresentano fronti di mercato per i patrimoni pubblici di certo tra i più rilevanti sotto un profilo di impatto sia economico che “ideologico”.

Sul primo fronte, specie per il fatto che essi attirano significative ed “esclusive” quote di finanziamento pubblico (quando di fatto in tutti gli altri versanti l’intervento pubblico risulta pesantemente ridimensionato); sul secondo fronte, in quanto le rispettive finalità applicative rientrano ormai nel novero delle aspettative culturali e sociali “virtuose” condivise dalla collettività a livello internazionale.

Purtuttavia entrambe le filiere di mercato – proprio per la forte componente di novità che rappresentano – non hanno ancora definito, razionalizzato e metabolizzato un adeguato sistema di strumenti di supporto fondamentali per il consolidamento del proprio sviluppo. Al riguardo: come integrare/rimodellare un puntuale ed organico sistema di regole normative sia a livello legislativo (cogente) che tecnico-procedurale (volontario)?

È opportuno/possibile tentare un’azione di codificazione e/o standardizzazione dei sistemi di appalto e dei modelli contrattuali di nuova generazione o già in uso? Come definire e condividere criteri di selezione e valutazione della qualità/competenza/affidabilità delle imprese di servizi settoriali? Come selezionare, valutare e diffondere le “best practice” settoriali di partnership pubblico-privato?

Il prossimo passo:
verso i tavoli della partnership committenze – imprese

Dal “problem setting” al “problem solving”: questo il percorso che PATRIMONI PA net – forte del consenso che il suo progetto ha riscosso unanimamente da parte di tutti gli operatori pubblici e privati intervenuti – intende ora affrontare per interpretare in maniera efficace il proprio ruolo. Come già illustrato, i “tavoli di lavoro committenze pubbliche – imprese” rappresentano lo strumento innovativo proposto in tal direzione. Le problematicità, le istanze e gli spunti emersi nel corso degli stati generali verranno opportunamente sistematizzati e “gerarchizzati” e ri-direzionati verso appositi tavoli di lavoro in cui le PA e le imprese avranno l’opportunità di sperimentare una nuova modalità di partnership e sinergia collaborativa. Le ulteriori iniziative prospettate da PATRIMONI PA net a supporto ed integrazione dei tavoli di lavoro comprendono:

workshop di formazione/informazione “utile” e immediatamente spendibile;

occasioni di comunicazione, incontro e confronto “fuori dagli schemi”;

ricerche e studi mirati sull’innovazione e sulla partnership per il mercato dei servizi.

eventi e “premi” per conoscere e valorizzare le best practice settoriali.

Proprio quest’ultimo fronte di iniziative fornirà nel frattempo l’opportunità di un importante incontro interlocutorio: è infatti fin d’ora già programmato per il prossimo 20 maggio a Roma il “4° Forum Nazionale sui Patrimoni Immobiliari Urbani Territoriali Pubblici”, con la collegata assegnazione del “Premio Best Practice Patrimoni
Pubblici 2010”, un evento che – nell’ormai consolidata cornice della rassegna Forum PA – consentirà di fare il punto sulle esperienze più significative di gestione e valorizzazione dei patrimoni sviluppate in partnership tra PA e imprese.

 

 

 

Hanno coordinato l’incontro di PATRIMONI PA net:

Andrea Camanzi – AVCP

Silvano Curcio – Università
di Napoli Federico II, Terotec

Carlo Mochi Sismondi – Forum PA.

Sono intervenuti:

Vincenzo Acunto – Groma srl

Giovanni Camerani – Manutencoop FM spa

Marco Citterio – ENEA

Anna Fiorenza – Intercent ER

Marco Gasparri – Consip spa

Antonio Gennari – ANCE

Raffaele Gentile – AUSL
di Modena

Claudia Giuliani – FISE ANIP

Giovanni Gorla – Gruppo Gorla spa

Michele Magagna – Coopservice scpa

Antonio Maggio – Asub spa
Provincia di Napoli

Riccardo Mancini – EUR spa

Matteo Marino – AFED

Pier Luigi Mattera – Comune
di Roma

Nicola Miola – Astrim spa

Francesco Monaco – ANCI IFEL

Pier Giuseppe Mucci – Comune di Modena

Paolo Novi – Terotec

Brenno Peterlini – CNS sc

Gianfranco Piseri – ONBSI

Lorenza Ponzone – AVCP

Giuseppe Rago – Confindustria Servizi Innovativi & AGESI

Enzo Scudellari – Comune
di Bologna

Franco Tumino – TAiiS

Giancarlo Varani – Legacoop Servizi

Sergio Zaccarelli – Siram spa

Antonio Zonta – Provincia
di Treviso.

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