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Infestazioni: ragni e dintorni

Cattive notizie per chi soffre di aracnofobia,scrive Der Spiegel, che racconta in un lungo articolo la curiosa “occupazione” di ragni opilionidi in alcuni paesi europei.


Verso la fine di maggio, la stampa Italiana ha riportato brevemente, e senza clamore, una singolare  notizia inerente ad una inquietante invasione di ragni giganti nei Paesi Bassi, in Germania, Svizzera, Austria. Tali animali, per la precisione opilionidi, sarebbero di fatto aracnidi, prossimi ai più celebri ragni, le cui zampe in alcuni casi possono raggiungere i 20 cm di lunghezza. Lontani da ogni benchè minima forma di allarmismo (vista la vita relativamente breve, e la mancanza di eco della notizia in questione), ma incuriositi, in virtù del fatto che tra le fonti accreditate ci fossero il Corriere della sera e l’illustrissimo settimanale tedesco Der Spiegel, abbiamo chiesto delucidazioni in merito al Professor Pasquale Trematerra, docente di Entomologia generale e applicata presso l’Università degli studi del Molise.

Professor Trematerra, cosa ci può dire degli opilionidi, e dell’invasione di cui ha parlato la stampa estera e italiana in Germania, Austria e Svizzera? Esiste qualche possibilità che si verifichi anche in Italia?

Le dimensioni di questi aracnidi variano molto: da un millimetro fino a oltre 20-22 cm. Generalmente la loro attività non è dannosa; certamente determinano spavento, preoccupazione soprattutto per chi soffre di aracnofobia e non si aspetta di vedere degli organismi così imponenti, nel caso delle specie più grosse. Vi è da specificare poi che in realtà non è il corpo ad essere grande, ma sono solo le zampe (ben otto!!) ad avere dimensioni importanti.Per quanto riguarda poi la massiccia concentrazione che si è registrata in centro Europa, possiamo dire che non è stata adeguatamente approfondita. Si è parlato di una possibile invasione di una specie nuova ma questo sembrerebbe strano, perché in quel caso, prima di esplodere, difficilmente sarebbe comparsa in più punti, e soprattutto con infestazioni così abbondanti. Quello che potrebbe essere accaduto è che per motivi legati a situazioni ambientali particolari, ci sia stata una proliferazione atipica. È una cosa che capita spesso anche ad  altri artropodi come insetti e acari: bastano un inverno mite, una primavera particolarmente umida, insieme ad altre concause favorevoli, per portare all’esplosione temporanea di grosse popolazioni, ma questo non significa che il fenomeno possa avere un seguito. Queste masse atipiche rientrano poi nella normalità, perché aggredite da antagonisti naturali o magari perché le condizioni ambientali che avevano favorito il loro sviluppo cambiano. Che la cosa poi possa arrivare in Italia lo escludo: localmente potrebbero verificarsi esplosioni di opilionidi, ma che la stessa specie si espanda fino a noi risulterebbe abbastanza strano, perché significherebbe una conquista del territorio in tempi troppo ristretti. Dovrebbero piuttosto essere trasportati passivamente, visto che non avendo le ali non riuscirebbero a conquistare il territorio in modo molto ampio.

Esistono altre ipotesi, oltre a quelle di natura ambientale?

Un’ulteriore ipotesi, di cui però non posso dare conferma, potrebbe essere legata ad una favorevole interazione fra molecole insetticide aspecifiche e mirate, impiegate in ambito agricolo: è ipotizzabile,in alcuni casi, che la salvaguardia occasionale di una specie, accompagnata dalla decimazione dei suoi naturali antagonisti ne possa favorire esplosioni di ampia ed inaspettata portata. Ripeto: è un’ipotesi plausibile ma non accreditata, anche perché dobbiamo considerare che l’evento in questione si è verificato ad in primavera. Di solito, nei periodi freddi, si verifica una sistematica decimazione di qualsiasi specie, che in primavera riparte con un numero medio di individui di nuova generazione. Un numero così elevato di opilionidi, che è stato in grado di superare la cattiva stagione, può anche significare che l’inverno non è stato così rigido. In un calcolo matematico teorico, dall’inizio dell’anno alla sua fine, da una coppia di mosche domestiche nascono due bilioni di individui che però, fortunatamente, in parte muoiono perché aggrediti da nemici naturali o perché colpiti da malattie: si ha la potenzialità, ma non certamente la sopravvivenza di così grandi quantità di animali, perché le concause naturali intervengono in modo da mantenere un equilibrio costante.

Avevo letto che specie così grosse sono presenti solo in Asia…potrebbe trattarsi di un caso di ibridazione?

Premetto che esistono 4000 specie di opilionidi al mondo, 120 delle quali sono presenti in Italia; specie di dimensioni importanti sono presenti anche in Europa, il fatto è però che riportati dalla stampa estera ed italiana in questione non le specificavano,limitandosi a darne descrizioni sommarie. Diciamo che l’idea che potesse trattarsi di una specie esotica avrebbe destato l’attenzione soprattutto degli scienziati, cosa che non è avvenuta: l’interesse è venuto soprattutto dai media, e la notizia è rapidamente rientrata, se ne è parlato solo in un periodo circoscritto.

Questi animali non sono particolarmente pericolosi, ma nei casi di aracnofobia, il confine di pericolosità si sposta sensibilmente…

Generalmente le persone hanno fobia di animali di cui non riescono a prevedere i comportamenti; la cosa capita con serpenti,insetti in genere, ragni immaginandoli nascosti  in anfratti in attesa di colpire.La fobia è scatenata da secrezioni ormonali che vanno ad incidere sul sistema nervoso per cui in realtà può scatenare reazioni imprevedibili, a volte decisamente strane, scomposte: ci sono persone che rimangono letteralmente paralizzate alla vista di un ragno…

In merito al loro comportamento, il fatto che si spostino in gruppi…?

Io direi che il problema del gruppo non sussiste, si muovono in molti perché l’infestazione è stata abbondante, ma non sono certo orde di animali alla conquista dell’Europa.Probabilmente nascono da una colonia che si è allargata per le motivazioni di cui sopra, nulla di più. Hanno avuto la possibilità di sopravvivere agli agenti ambientali, si sono sviluppati in grandi quantità e si sono spostati dal luogo in cui sono nati, una volta cresciuti, ma non si può certo parlare di conquista del territorio. Non ho poi conferme in merito all’ipotesi di una importazione via navi, anche se in questo caso mi sento di dover fare una considerazione più ampia. Il rischio di importazione di specie esotiche che possono essere dannose in realtà spesso è presente: anno per anno, attraverso i traffici commerciali, l’import-export di merce, in valichi ed aeroporti internazionali, possono verificarsi ingressi, sebbene ogni nazione disponga di adeguati servizi di quarantena e controllo preventivo. Ogni qualvolta si verifichi la presenza di esemplari dannosi, vengono messe in atto adeguate norme precauzionali. In genere questo accade con entità limitate, sicuramente non riguarda popolazioni enormi: una svista può riguardare pochi esemplari, sicuramente non centinaia di migliaia di individui.

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Paolo Bertazzoni

(tratto da “GSA” n.8, Agosto 2008)

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