HomesanitàProgresso medico scientifico ed etica

Progresso medico scientifico ed etica

(Tratto da “L’ospedale” n.3, Luglio-Settembre 2009)


Riassunto

Nell’ultimo ventennio, ai rapidi sviluppi della scienza medica hanno spesso fatto seguito lunghe ed accese discussioni a livello tecnico, con un forte coinvolgimento dell’opinione pubblica.

Gli esperti concordano sul fatto che in ambito socio-sanitario, a prescindere dalle varie  ideologie, una buona ricerca biomedica, epidemiologica e organizzativa non potrà prescindere dalla validità scientifica e, quindi, dalla metodologia adottata, dal valore morale, da un’adeguata valutazione del rapporto rischi – benefici, dal consenso informato, da criteri di equità nella selezione dei soggetti e, non per ultimo, dalla valutazione preliminare di un comitato etico.

Le Dichiarazioni di Helsinki del 1964, successivamente più volte emendate dall’Assemblea Mondiale Medica, rappresentano il principale punto di riferimento per una ricerca medica corretta in termini scientifici ed ammissibile da un punto di vista etico, nel rispetto della libertà e della dignità umana.

Nel dicembre 2006, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha approvato il VIII del Codice deontologico dei medici italiani, adeguandolo alle nuove esigenze presenti e future.

Riguardo la contrapposizione di ideologie, l’autore condivide il pensiero di Palmaro (6) che non dovrebbero esistere divergenze tra “etiche laiche” ed “etiche religiose”, in quanto nella cultura europea, sviluppatasi nei secoli, la morale dovrebbe essere una sola.

1. Introduzione

Mai in passato la storia ha vissuto una così rapida evoluzione della scienza biologica e biomedica come nell’ultimo ventennio. Spesso le scoperte più innovative e clamorose sono anticipate al mondo dai grandi mezzi di comunicazione e solo successivamente sono confermate o smentite dalle riviste scientifiche specializzate.

Data la rapidità dello sviluppo e dell’innovazione in campo medico scientifico, talvolta manca il tempo per poter sufficientemente riflettere da un punto di vista etico e filosofico. La nostra società, sempre più complessa ed eterogenea, non riesce a raggiungere con altrettanta rapidità un consenso su temi a forte impatto morale ed etico. Di conseguenza, anche l’iter legislativo è tutt’altro che rapido ed il susseguirsi di cambiamenti politici ritarda ulteriormente l’emanazione di norme. I lunghi tempi di vuoto normativo possono creare situazioni caotiche, difficilmente controllabili.

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(Tabella 1)

Quasi giornalmente i mass-media riportano notizie clamorose e promettenti, ma talvolta anche allarmanti, su grandi tematiche a forte impatto etico, quali la clonazione, l’ingegneria genetica, la procreazione assistita, lo xenotrapianto, l’accanimento terapeutico, l’eutanasia.

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(Tabella 2)

È legittima la preoccupazione che, in mancanza di rapidi interventi legislativi sugli sviluppi e sul controllo della scienza medica, l’Uomo possa trasformarsi da protagonista ad oggetto di manipolazione, sperimentazione incontrollata, trasformazione della sua intima natura.

Per quanto concerne, infine, il delicato problema del conflitto d’interessi nel campo della ricerca biomedica, si rimanda alla lettura del documento approvato dalla Commissione di Bioetica nella seduta dell’8 giugno 2006 (4).

2. Rivoluzione scientifica e bioetica

Dopo la scoperta della struttura molecolare del DNA, nel mondo scientifico è nata la consapevolezza che ciò poteva offrire alla comunità nuove prospettive nella diagnosi e cura di malattie gravemente invalidanti ed a prognosi infausta, ma che nello stesso tempo l’applicazione delle nuove conoscenze andava controllata (4, 8, 9).

Quando, infatti, nel 1997 nacque Dolly, la prima pecora clonata, il mondo scientifico e l’opinione pubblica sapevano che la scienza possedeva ora gli strumenti per fare altrettanto sull’uomo. Ciò ha creato non poche ansie e preoccupazioni ai vari livelli.

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(Tabella 3)

3. La bioetica, visione ecologica e “ponte verso il futuro”

Nel 1971, nel suo libro intitolato “Bioethics: Bridge to the Future?” (Englewood Cliffs, N.J.: Prentice-Hall, 1971). l’oncologo americano Van Resselaer Potter, di fronte ai rapidi progressi della scienza, si pone la domanda se “l’uomo è diventato per la terra vivente ciò che il cancro è per l’Uomo” (2). Nasce così la bioetica, basata su riflessioni problematiche in chiave ecologica della vita, in quanto attraverso la tecnica la biologia poteva mutare il terreno su cui si esplicita l’azione dell’Uomo.

Già allora Potter aveva intuito che la sopravvivenza della vita sulla terra sarebbe stata garantita solamente attraverso la creazione di “un ponte verso il futuro” tra cultura scientifica ed umanistica.

Da allora, nei vari Paesi si sono formati numerosi centri ed organismi di bioetica nonché specifici gruppi di studio, che attraverso libri, riviste specializzate e pagine web, hanno reso pubblico il proprio pensiero su tematiche complesse (8,9).

Nascono e si diffondono, con il tempo, ideologie rispettivamente “laiche” e “religiose” che non di rado entrano in contrapposizione tra di loro.

A tale riguardo, Mario Alessandro Cattaneo, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università degli Studi di Milano (7), ritiene che ai sostenitori dell’idea “che la legislazione in ambito biomedico deve lasciare al ricercatore la più ampia sfera di decisioni autonome compatibili con l’interesse della collettività”, vada contrapposta la tesi che il legislatore debba invece “tutelare la libertà e la dignità degli esseri umani che sono o che possono essere oggetto di sperimentazioni genetiche a vari livelli della loro vita o possibilità di vita; siano essi malati gravi, embrioni, esseri umani non ancora concepiti…”.

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Tabella 4

Verso la seconda metà degli anni ’80, in Italia nasce la consapevolezza che a livello nazionale doveva essere creato uno specifico organismo chiamato ad esprimere autorevoli pareri su questioni di particolare rilevanza etica. Ed ecco che nel 1990 viene istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato Nazionale di Bioetica.

4. Il Comitato Nazionale di Bioetica

Il Comitato Nazionale di Bioetica è un organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri che svolge funzioni di consulenza nei confronti del Governo, del Parlamento e delle altre istituzioni. È collegato ad analoghi organismi di altri Paesi, dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa. Possono rivolgersi al Comitato anche associazioni, centri di ricerca, comitati etici locali, studiosi e singoli cittadini per informazioni riguardanti la bioetica.

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(Tabella 5)

Al Comitato Nazionale di Bioetica è affidata la funzione di orientare gli strumenti legislativi ed amministrativi volti a definire i criteri da utilizzare nella pratica medica e biologica per tutelare i diritti umani ed evitare gli abusi.

Il Comitato ha inoltre il compito di garantire una corretta informazione dell’opinione pubblica sugli aspetti problematici e sulle implicazioni dei trattamenti terapeutici, delle tecniche diagnostiche e dei progressi delle scienze biomediche.

A titolo di esempio, nell’ultimo triennio, la Commissione ha espresso pareri sulle seguenti tematiche di particolare rilievo sia etico che sociale:

  • Adozione per la nascita degli embrioni crioconservati e residuali derivanti da procreazione medicalmente assistita, PMA (2005)
  • Problemi bioetici relativi all’impiego di animali in attività correlate alla salute e al benessere umani (2005)
  • I conflitti d’interesse nella ricerca biomedica e nella pratica clinica (2006)
  • Biobanche e ricerca sul materiale biologico umano (2006)
  • Nanoscienze e nanotecnologie (2006)
  • Etica, salute e nuove tecnologie dell’informazione (2006)
  • Bioetica e riabilitazione (2006)
  • Bioetica e diritti degli anziani (2006)
  • Destino degli embrioni derivanti da PMA e non più impiantabili (2007)
  • I grandi prematuri (2008)

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(Tabella 6)

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