HomesanitàDetergenti biologici nelle pulizie: serve maggior prudenza

Detergenti biologici nelle pulizie: serve maggior prudenza

Stand Afidamp preso d’assalto nel primo giorno della fiera Pulire, il 19 maggio scorso, in occasione di un convegno dedicato ad uno degli argomenti più caldi e controversi dell’ultimo periodo: “L’uso dei prodotti biologici nelle pulizie professionali: terminologia e impieghi dei detergenti biologici e dei probiotici”. Un tema particolarmente sentito nel settore della chimica applicata ai servizi di pulizia.

20150519_141617Esponenti del mondo accademico, ospedaliero ed imprenditoriale hanno fatto il punto sullo stato dell’arte della ricerca in materia e sulle possibili implicazioni derivanti da questa particolare categoria di prodotti.

Pier Sante Testi Responsabile del Dipartimento Tecnico di BioFuture, azienda leader nella produzione e distribuzione di prodotti biologici, ha introdotto l’argomento spiegando nel dettaglio in cosa consiste la sanificazione di tipo biologico. Il punto di partenza riguarda la terminologia: l’utilizzo dei microrganismi nella detergenza non deve essere confuso con i prodotti probiotici che, come da definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono quelle sostanze che producono vantaggi all’uomo se ingerite. I detergenti biologici non sono altro che sostanze biodegradabili che consentono un processo di metabolizzazione. Scendendo più nel dettaglio, per la pulizia è necessario un tensioattivo (di origine naturale nei detergenti biologici) atto ad innescare un processo “di rottura” dello sporco. La seconda fase della detergenza biologica viene svolta dagli enzimi. Gli enzimi sono delle sostanze di natura proteica, catalizzatori, che svolgono la funzione di scindere le macromolecole trasformandole in molecole semplici.

Gaetano Privitera, Professore Ordinario di Igiene all’Università di Pisa, ha sottolineato che fu Louis  Pasteur il primo a scoprire l’importanza biologica dei microrganismi. Quando questi vengono utilizzati nelle pulizie, si innesca la normale competizione biologica che si riscontra quando i microrganismi interagiscono con altri esseri viventi, con la differenza che la superficie con cui vengono a contatto nel processo di pulizia è invece inanimata. E’ proprio quest’ultimo aspetto quello che desta maggiori perplessità sulle possibili reazioni che si potrebbero manifestare. Servono quindi, come ha commentato il Professor Privitera, più fonti distinte che dicano qualcosa di coerente su questo tipo di detergenti: sono necessarie maggiori prove tangibili sul fatto che funzionino e che siano davvero sicuri per la salute. Quella della sicurezza è la questione più importante. Bisogna tenere presente che i batteri che si muovono su una superficie inanimata possono contaminare altre superfici, anche critiche, se ne vengono a contatto (in un ospedale ciò potrebbe verificarsi con siringhe, cateteri, etc.).

Come possiamo quindi pulire se nello stesso tempo rischiamo di contaminare? Questa, in estrema sintesi, è la domanda che pone il Professor Privitera. Secondo lui, fermo restando il pesante impatto ambientale dei prodotti di pulizia negli ospedali, sono ancora troppe le criticità ed i punti interrogativi sull’utilizzo dei detergenti biologici. Per questo, in questa fase, la convinzione è che debba prevalere il principio di precauzione.

Sulla stessa linea il Dottor Fabio Tumietto, Responsabile Controllo Infezioni Ospedaliere presso l’ A.O. S.Orsola di Bologna, che ha sottolineato come sia fondamentale tenere una posizione di prudenza quando si parla di microrganismi. Tumietto ha esposto un caso esemplare sulla loro possibile pericolosità: chi ha subito un trapianto deve prestare la massima attenzione a ciò che ingerisce perché, con un sistema immunitario deficitario, anche l’assunzione di un semplice yogurt con probiotici potrebbe creare gravi danni. Questo esempio si riallaccia al problema serissimo delle infezioni ospedaliere: in Italia muoiono 7 mila persone all’anno ed il numero non accenna a calare.

 

Sull’utilizzo di microrganismi nella detergenza, secondo Tumietto, bisogna costruire prima un’evidenza largamente condivisa su più livelli. Si rende quindi necessario proseguire con la ricerca ma aspettare maggiori riscontri pratici. Non ci sono chiusure preconcette sui detergenti biologici, ma la priorità deve essere salvaguardare la salute dei cittadini.

 

 

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