HomesanitàCrisi economica e Sanità

Crisi economica e Sanità

  1. Le criticità

In uno scenario pieno di dubbi, i rischi più significativi per il sistema sanitario ci sembrano rappresentati da:

a) caduta delle prestazioni

b) caduta degli investimenti

c) caduta della qualità

d) perdita di opportunità

e) peggioramento delle retribuzioni

Se si realizzerà una riduzione delle risorse economiche per il Sistema sanitario il primo e più immediato effetto potrà essere rappresentato dalla riduzione delle prestazioni. Questo può avvenire o con l’allungamento delle liste d’attesa, o con l’uscita di prestazioni dai LEA, o con l’individuazione di modalità di erogazione disincentivanti o con una combinazione di tutte queste condizioni. Ovviamente questi fatti di solito non vengono annunciati o evidenziati, e i responsabili dei sistemi sanitari tendono a negarli, facilitati dalla assenza o dalla insufficienza dei sistemi informativi, e dalla scarsa attenzione dei media.

Il secondo effetto, la caduta degli investimenti, è un’altra tipica modalità di risposta alla riduzione delle risorse. Risposta anch’essa poco visibile all’opinione pubblica, e con effetti negativi di rilievo crescente nel tempo.

Come esempio, può essere utile ricordare, con riferimento alla recente catastrofica crisi della compagnia di trasporto pubblico Alitalia che in realtà il vero tracollo si è determinato più di 10 anni fa, quando la Compagnia ha smesso di acquistare nuovi aeromobili rinunciando così a investire sul proprio futuro.

Riduzione delle prestazioni e riduzione degli investimenti determinano una riduzione complessiva della qualità del sistema.

Stante le forti disparità fra le Regioni italiane, questa situazione porterebbe fra l’altro ad un ulteriore incremento della mobilità interregionale dei pazienti. D’altra parte già oggi questo fenomeno, peculiare della realtà italiana, è già molto rilevante. E non è casuale che la mobilità attiva si orienti verso i sistemi sanitari delle Regioni con i conti economici migliori (in prima posizione La Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Toscana e Veneto)

Non trascurabile è inoltre l’effetto negativo di una riduzione dei flussi economici sulla capacità di sviluppo qualitativo del sistema sanitario.

Malgrado la crisi, la scienza e la tecnologia sanitaria nel mondo continuano a svilupparsi, ma per seguire questo sviluppo e non perdere opportunità di sviluppo sanitario occorre un sistema dinamico e in espansione.

Bisogna cioè continuamente acquisire e utilizzare le nuove tecnologie diagnostico terapeutiche, rinnovare gli ospedali, investire in ricerca sia di base che traslazionale. E tutto questo non può avvenire se il sistema sanitario non dispone di risorse per espandersi.

Ultimo punto critico è rappresentato dalle risorse umane. Oggi i 7/800.000 addetti alla sanità in Italia non risentono della crisi, con la sola esclusione di quanti – una piccola minoranza – hanno un rapporto di lavoro a termine.

Questa situazione è determinata dalla assenza di licenziamenti dovuti a crisi aziendali, e dalla stabilità del rapporto di lavoro e delle retribuzioni.

Dubito che la crisi economica, salvo sviluppi drammatici, possa modificare significativamente questa situazione, ed eventuali riduzioni del numero di addetti potranno con ogni probabilità derivare solo da azioni sul turnover. E’ però aperto il rischio, a medio termine, di una perdita complessiva del potere d’acquisto delle retribuzioni, se si svilupperà una forte inflazione post-crisi, che potrebbe colpire soprattutto il rapporto di lavoro dipendente e, in generale, tutti i compensi non legati alla produttività.

Aprendo anche nuovi scenari sul versante dell’azione sindacale.

FIG. 3 Disavanzo sanitario pro capite cumulato (2001-2006)

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  1. Possibili rimedi

Come abbiamo visto, nel sistema sanitario la crisi economica che stiamo vivendo si innesta su una situazione strutturale complessa, caratterizzata da fattori positivi, (il costo più che ragionevole della sanità in Italia) e fattori negativi (inefficienze).

Questa situazione, salvo eventi imprevedibili, si mostra come difficile ma non priva di opportunità.

La difficoltà è rappresentata dai vincoli generali, che tendono e tenderanno a comprimere le risorse disponibili.

Le opportunità sono, oggi, le aree di inefficienza. Proprio la loro dimensione così ampia, infatti, consente di pensare ad una grande manovra che riduca le inefficienze mantenendo le risorse così risparmiate all’interno del sistema sanitario, per finanziare la qualità e lo sviluppo.

Si tratta, in altre parole, di attivare il risparmio riducendo fortemente gli sprechi, e utilizzare le risorse che si liberano per investire sullo sviluppo qualitativo del sistema sanitario.

Questa linea, di alta politica sanitaria, presuppone a mio giudizio alcune scelte organizzative ben precise. Per evitare affermazioni velleitarie, inevitabilmente frustrate dai localismi e dagli innumerevoli interessi di parte interni al sistema sanitario, occorre realizzare almeno tre condizioni:

a) applicare risolutamente il federalismo sanitario, esaltandone le componenti di solidarietà e di responsabilità. Solidarietà nel senso che tutti i bisogni sanitari della popolazione di ogni Regione devono trovare copertura in un finanziamento adeguato e garantito.

Responsabilità nel senso che gli sprechi devono essere impediti,  il loro ripianamento non deve più avvenire a spese delle Regioni virtuose, gli amministratori responsabili del deficit debbono essere definitivamente allontanati.

Ma le risorse che si libereranno debbono restare all’interno del sistema sanitario, e finanziarne lo sviluppo sottraendolo alla morsa della crisi economica.

b) premiare la qualità, applicando regole che valorizzino i sistemi sanitari regionali, le aziende sanitarie e ospedaliere e gli operatori migliori. Questo significa, in sintesi estrema, non porre limiti alla mobilità sanitaria e anzi esaltare la libertà di scelta del paziente, rilanciare con forza il pagamento a prestazione come strumento fondamentale di finanziamento per le attività ospedaliere e specialistiche, promuovere una virtuosa competizione fra erogatori costringendo pubblici e privati ad adeguarsi ai più rigorosi standard di qualità.

c) aumentare gli investimenti tecnologici e strutturali, a partire dalla rete ospedaliera  che in Italia ha un grado di obsolescenza elevatissimo

  1. Conclusioni

La crisi economica globale potrebbe avere effetti negativi sul sistema sanitario italiano, riducendo le risorse economiche di cui oggi dispone, risorse per altro inferiori rispetto a Paesi nell’Unione Europea a noi simili.

Questa possibilità negativa deve oggi confrontarsi con la peculiarità della distribuzione della spesa sanitaria in Italia, che vede importanti aree di inefficienza in non poche Regioni.

Questa riserva di risorse che oggi rappresenta lo spreco della sanità italiana potrebbe però rappresentare un vantaggio inatteso.

Se si svilupperanno politiche sanitarie adeguate, sarà infatti possibile riportare grandi quantità di denaro alla loro giusta finalità sanitaria.

In questo modo, sarebbe possibile evitare una eventuale contrazione del Fondo Sanitario Nazionale dovuta alla riduzione del PIL senza produrre ulteriore disavanzo pubblico.

Probabilmente il risparmio sarebbe anche in grado di finanziare lo sviluppo del sistema sanitario italiano, che ha bisogno di risorse per investire in strutture e tecnologie per   migliorare la qualità.

Bibliografia

1) G. Pelissero (2008)

Sostenibilità del Sistema Sanitario Italiano

Panorama della Sanità. 21 : 22 – 31

2) E.. Anesi Pessina, E. Cantù (2007)

Rapporto OASI 2007 L’Aziendalizzazione della Sanità in Italia

Egea Edizioni

3) F. Spandonaro e Coll (2008)

Rapporto CEIS – Sanità

Health Communication

4) V. Atella (2007)

Sanità: per una ripresa del processo di riforma

CER Centro Europa Ricerche

5) L. Ricolfi (2008)

Profondo Rosso

Guerini


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Gabriele Pelissero

Vice Presidente AMNDO

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