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ASSOSISTEMA: i vantaggi dell’esternalizzazione del servizio di sterilizzazione della teleria e dello strumentario chirurgico per le strutture sanitarie

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (l’OMS), ha posto recentemente l’attenzione sulla relazione tra la sicurezza in sala operatoria e la possibilità di salvare le vite umane. L’interesse sollevato per le cure chirurgiche deriva dal fatto che queste stanno assumendo un impatto sempre maggiore in termini di sanità pubblica: infatti si stima che ogni anno nel mondo vengano effettuati 234 milioni di interventi chirurgici e, che, nei paesi industrializzati, a questi si associno tassi di complicanze post-operatorie compresi tra il 3 ed il 17% e tassi di mortalità compresi tra lo 0,4 e 0,8%.

Nel mondo occidentale, causa l’incremento e l’invecchiamento della popolazione, ci troveremo di fronte nel prossimo decennio ad una espansione dell’attività chirurgica stimato entro il 2020 fra il 15% ed il 45% di tutte le differenti tipologie di intervento.

L’ambiente ospedaliero ha, inoltre, un ruolo determinante nell’abbattimento del rischio di trasmissione delle infezioni associate all’assistenza e cura sanitaria. In Italia, nello specifico, su 9 milioni e mezzo di ricoveri, 500.000 pazienti (tra il 5 e il 17%) contraggono ogni anno un’infezione che spesso implica un prolungamento della degenza stessa. Gli esperti sostengono che il 30% delle infezioni che si manifestano possono essere prevenute attraverso il rispetto delle regole igieniche.

In quest’ottica, la sterilizzazione della teleria e dello strumentario chirurgico diventa un’attività fondamentale per l’attività della sala operatoria perché garantisce la sicurezza del paziente ma anche di tutto il personale sanitario.

Tale forma di esternalizzazione grazie alle garanzie di affidabilità e concretezza poste in campo dalle aziende operanti nel settore è in continua espansione e implica sempre più l’acquisizione di competenze tecniche specifiche che vanno dalla scelta del dispositivo medico alla sua intera gestione.

A Riccione il 17 e il 18 maggio 2012 si è svolta la sesta edizione del Seminario di Primavera, organizzata dal Centro Studi HFM, con l’obiettivo di approfondire i temi della sicurezza, delle responsabilità e della sostenibilità ambientale nella esternalizzazione dei servizi in sanità.

 

Il Seminario è stato occasione di confronto e scambio di informazioni fra i diversi operatori (direttori ospedalieri, mondo delle associazioni, imprese) che, attraverso la trasmissione delle rispettive conoscenze, hanno prodotto un dialogo vivace e produttivo sullo sviluppo del settore.

A questo scopo, è stata invitata al Seminario Assosistema quale rappresentante privilegiato delle industrie che effettuano la sanificazione e sterilizzazione del tessile e dello strumentario chirurgico (generalmente conosciuta come attività di lava-nolo).  Per l’Associazione è intervenuto il Segretario Generale, Patrizia Ferri, con una relazione dal titolo:“Ruoli e responsabilità nella sterilizzazione di teleria e strumentario chirurgico”.

“Attraverso il mio intervento cercherò di spiegare come le imprese del settore possono intervenire a supporto delle Aziende Sanitarie Locali nella migliore scelta di gestione esternalizzata dell’attività di sterilizzazione della teleria e dello strumentario chirurgico – ha detto la d.ssa Ferri – In primo luogo, l’attività di tali industrie si fonda sui criteri di affidabilità e di sicurezza. L’esperienza, l’utilizzo di tecnologie avanzate, di modelli organizzativi efficienti e di personale qualificato; lo svolgimento di test microbiologici rigorosi e sofisticati, la pianificazione documentata della manutenzione degli impianti, la definizione di programmi specifici di pulitura e disinfezione dei locali, impianti ed apparecchiature, nonché adeguate condizioni di confezionamento dei dispositivi medici sterili e la loro rintracciabilità sono fasi fondamentali ed indispensabili dell’esercizio dell’attività di sterilizzazione dei dispositivi tessili e chirurgici. Inoltre, i dispositivi medici tessili e chirurgici sterili possono essere immessi in commercio o in servizio unicamente se rispondono ai requisiti prescritti dal decreto n. 46/97 (emendato con D.Lgs. n. 37/2010 di Recepimento della Direttiva n. 2007147/CE)”.

Le aziende del comparto sono stabilmente organizzate sul territorio regionale e nazionale e, grazie all’esternalizzazione del loro servizio, si è creato un settore che in Italia fattura circa 4 miliardi di euro ed occupa 35.000 lavoratori, il 93% a tempo indeterminato e il 65% donne. Con una media occupazionale di 26 addetti, occupando così il 5° posto fra i 24 settori rilevati dall’Istat con l’ultimo Censimento Industria e Servizi.

Trattasi di prodotto interno lordo: occupazione e reddito che, come tali – e a maggior ragione in questo periodo – vanno assolutamente salvaguardati. “Le Asl possono infatti riorganizzare i propri processi gestionali puntando sempre più al potenziamento di aree dedicate all’assistenza, alla cura e alla ricerca scientifica e medica. Aree molto ampie dedicate all’attività di ricondizionamento dei tessili e dello strumentario chirurgico sono liberate da impianti, macchinari, prodotti, per essere recuperati e riqualificati al fine di essere adibiti ad attività ambulatoriale e/o di ricerca diagnostica – ha spiegato la Ferri – Questo progresso può proseguire se le Asl comprendono in pieno il valore di un ottimo processo di esternalizzazione che consente loro di razionalizzare le proprie risorse secondo i criteri di efficienza ed economicità”.

“La Costituzione riconosce e tutela la salute quale diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Tale principio ha consentito la realizzazione di un modello di assistenza sanitaria accessibile dalla popolazione in generale. E ha favorito il mantenimento di uno stile di vita dignitoso, garantendo al contempo, la produttività della collettività. Un individuo sano, infatti, può lavorare e contribuire allo sviluppo del proprio Paese. Per questo, quando, come in quest’ultimo periodo, si parla di tagli ai servizi non sanitari, occorre ragionare su criteri oggettivi di valutazione, altrimenti si rischia di bloccare quel progresso verso un sistema sanitario di qualità, diritto e dovere di ogni paese civile”, ha concluso la Ferri.

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