HomesanitàArchitetture e Metodi – Il futuro dell’edilizia sanitaria

Architetture e Metodi – Il futuro dell’edilizia sanitaria

(tratto da “Hospital & Public Health” n.2, Aprile – Giugno 2010)

 

Quando un’opera sembra in anticipo sul suo tempo,

è vero invece che il tempo è in ritardo rispetto all’opera.

(Jean Cocteau)

 

Introduzione

Evoluzione delle tecnologie sanitarie, post-genomica, medicina molecolare e nano medicina preannunciano un cambio di prospettiva nelle organizzazioni sanitarie e nei contenitori edilizi ove queste organizzazioni operano e si sviluppano. La fabbrica-ospedale, ancora alle prese con la comprensione del concetto di umanizzazione, abbandona la ricerca della efficienza ad ogni costo per interrogarsi sul futuro dell’edilizia ospedaliera. Il contenitore diviene necessità di involucro adattabile ad una sanità che cambia, che accoglie persone (non solo pazienti) sempre più consapevoli, tecnologie e ricerca.

La progettazione dei luoghi della salute, già complessa per la necessità di professionalità e specializzazioni complementari, assume i contorni della ricerca e della sperimentazione; ne deriva una necessità di organizzazioni tecniche complesse con esigenze continue di aggiornamento cui solo parzialmente le istituzioni accademiche sono in grado di rispondere ed ancora meno le istituzioni regionali sono preparate a fare fronte.

Materiali e metodi

E’ indubbio che per affrontare il tema dell’edilizia sanitaria sia necessario partire dalla analisi dell’evento malattia e dalla ricerca del dare un significato al benessere della persona nelle sue componenti fornite dal corpo, dalla psiche, dalle relazioni sociali e dalle prospettive future che vengono alterate da una diversa condizione di salute; tale significato di benessere viene influenzato dalla cultura del tempo ed oggi deve essere contestualizzato entro la necessità di privacy del paziente ma anche dalla sempre maggiore informazione di questi che influenza la relazione con la struttura curante (consenso informato, richiesta di informazione, consapevolezza, confronto con terapie alternative e complementari, libertà di scelta della struttura sanitaria, ecc.). Riusciamo solo a cogliere i contorni dell’enorme cambiamento continuo di questa relazione influenzata dalle recenti ricerche e dalla evoluzione della pratica medica (medicina predittiva e terapie personalizzate).

Entro questa relazione complessa anche il mondo degli operatori cambia, spesso sottoposto a carichi di lavoro crescenti e di fenomeni di stress correlato anche se inconsapevole: se, infatti, recenti ricerche sugli operatori sanitari evidenziano che non vi è percezione di problematiche derivanti dall’ambiente di lavoro, Ispesl segnala come fortemente critica la diffusione di problemi psico-sociali dovuti a eccessivi carichi di lavoro nel settore sanitario con conseguenze di stress fisico e psicologico. In questo ambito è interessante notare che l’influenza dell’ambiente fisico di lavoro non viene considerato come influente mentre, al contrario, la recente ricerca architettonica considera di primaria importanza l’ambiente costruito nel benessere della persona non solo nelle sue fondamentali componenti strutturali ed impiantistiche (spazio e microclima) ma anche nelle sue componenti più “soft” quali quantità e qualità della luce, colore, acustica.

Tale scarsa importanza data alla qualità dell’ambiente viene confermata dalla scarsa fiducia degli operatori sanitari in un miglioramento degli ambienti di lavoro come se venisse percepito che la scarsa importanza venga data anche dal management decisionale. Questo aspetto assume particolare significato negli ambienti ospedalieri con maggiore presenza di alte tecnologie che prendono il sopravvento sulle qualità degli ambienti, questo nonostante le evidenze scientifiche di una più rapida soluzione del decorso di malattia dove vi sia una elevata qualità ambientale[1].

Vale la pena di ricordare che altri ambiti dell’arte e dell’arte applicata, al contrario, non potrebbero mai sottovalutare tali componenti, concetto che può essere reso paradigmatico ricordando la massima di Wassily Kandinsky “nessuna superficie e nessuno spazio possono esistere senza colore perché il colore è emozione”.

Considerando anche lo spazio dedicato all’ospedale nelle sue relazioni con il contesto esterno si nota come le nuove costruzioni ospedaliere recenti stiano nuovamente acquisendo, giustamente, la loro importanza urbanistica e territoriale; dopo un triste periodo dove le strutture sanitarie (ed i servizi pubblici in generale) erano dei semplici riempimenti dei vuoti territoriali non utilizzati dalla crescita disordinata degli ambiti produttivi e residenziali, oggi finalmente la localizzazione degli ospedali viene considerata nelle sue importanti connessioni con gli spazi urbani e spesso diviene occasione di ridisegno e riqualificazione di ampie porzioni di territorio: le necessità di indotto, la necessità di trasporti adeguati, l’architettura importante e non più anonima riconquistano uno spazio degno. Solo nell’ambito lombardo si ricordano le importanti modifiche urbanistiche legate agli ospedali di Bergamo, di Como, di Niguarda, al Policlinico di Milano ed alla nuova città della Salute, della ricerca e della didattica in zona Milano Vialba.

Tale evoluzione del contenitore-ospedale con la derivante complessità delle tecnologie presenti e degli impianti necessari, che influenzano indubbiamente la relazione medico paziente, rende estremamente complesse le tematiche tecniche legate alla progettazione ed al mantenimento delle strutture sanitarie richiedendo l’apporto di diverse discipline ed il loro coordinamento consapevole.

In questo senso la professione del progettista sanitario deve acquisire quelle fondamentali capacità di gestione e coordinamento di gruppi di lavoro multidisciplinari tipiche del project management, tecnica necessaria alla realizzazione di progetti complessi entro un quadro di risorse limitate. Analogamente anche il responsabile di area tecnica, coinvolto non solo in problemi di progettazione, ma anche in problemi di gestione, manutenzione e trasformazione del patrimonio, deve acquisire tali competenze connotate inoltre da un contesto decisionale proprio delle strutture pubbliche (procedure complesse, normativa specifica, pluralità di decisori pubblici).

La capacità di gestione dei gruppi di lavoro viene corroborata dalla condivisione di un principio che da alcuni autori viene definito organizzazione connessionista secondo il quale l’intelligenza organizzativa non coincide con la semplice somme delle intelligenze individuali ma adeguate forme organizzative a rete liberano una sorta di “plus cognitivo” attraverso la socializzazione delle conoscenze e delle esperienze accrescendo l’efficacia e la capacità di risoluzione dei problemi dell’intera organizzazione.

Numerosi documenti internazionali enfatizzano la necessità di gruppi multisciplinari adeguatamente coordinati per la gestione e manutenzione di strutture sanitarie: tra i principali si citano le linee guida OMS per la ristrutturazione e le linee guida canadesi sulle costruzioni ospedaliere[2].

Recentemente alcuni campi di indagine della ricerca architettonica, tra i quali si cita Evidence Based Design, puntano anche alla identificazione di metodi quantitativi che possano misurare l’efficacia di alcune “soft qualities” della progettazione ospedaliera nel benessere dei pazienti e nella riduzione degli errori degli operatori e quindi nel benessere sociale complessivo nella consapevolezza che progettare strutture sanitarie comporti una necessaria progettazione del benessere dei singoli e del benessere sociale.

Questa prospettiva di benessere sociale risulterebbe non solo ridimensionata ma profondamente elusa se non vi fosse il costante accompagnamento dell’etica professionale, tema centrale dell’ultimo congresso nazionale SIAIS tenutosi a Roma nel 2009. Il tema dell’etica deve essere riportato con forza e determinazione al centro della nostra attività per le pesanti ripercussioni nella pratica quotidiana, negli obiettivi del nostro lavoro e nella formazione dei giovani che entrano nel mondo del lavoro. Proprio in un momento nel quale l’etica professionale del dipendente pubblico sembra un principio privo di ogni fondamento, il valore aggiunto di una società come SIAIS si deve sentire con maggior forza per supportare i singoli e proporre principi caratterizzanti e capaci di identificare le azioni concrete.

Supporto dei singoli e supporto delle organizzazioni con proposte organizzative possibili e praticabili. Per questo motivo il recente Forum Nazionale tenutosi a San Donato nel 2010 ha fatto proprio un documento approvato nel 2007 dal Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti in sanità presso il Ministero della Salute; tale documento sottolinea la necessità di affrontare i temi di edilizia e tecnologia sanitaria (progettazione e gestione dei patrimoni) con organizzazioni tecniche ben strutturate e ben governate valorizzando le professioni tecniche sempre più specialistiche e che richiedono adeguato coordinamento strategico. In relazione alle dimensioni e complessità dell’azienda sanitaria questa esigenza si traduce nella realizzazione di aree tecniche complementari (edilizia, impiantistica, attrezzature, informatica, logistica) coordinate a livello strategico (dipartimento o direzione tecnica). SIAIS a conclusione del citato Forum nazionale si è impegnata a promuovere a livello nazionale tale documento come garanzia di tutela delle professionalità tecniche e di realizzazioni efficaci e di qualità.

Tutte le competenze illustrate in materie tecniche, gestionali ed organizzative sembrano proporre un percorso formativo idoneo a formare professionisti preparati alla sfida della sanità del prossimo decennio: possiamo chiamare questo curriculum formativo Ingegneria della Salute.

Emerge dal quadro delineato che adeguata formazione dei tecnici ed adeguate risposte organizzative diventano garanzia di sicurezza nella gestione delle strutture e tecnologie sanitarie, come conferma l’analisi di alcuni eventi tragici recenti, ma diviene anche importante garanzia di trasparenza negli appalti di lavori e forniture dove solo una committenza adeguata e preparata è in grado di diventare argine efficace al dilagare degli episodi criminosi tristemente tornati a riempire la cronaca quotidiana.

Conclusioni

Tornando al quesito iniziale riguardante gli scenari futuri dell’edilizia sanitaria è possibile, al momento, leggere le grandi complessità che sottendono alla progettazione e gestione dei luoghi della salute. Componenti strutturali e tecnologiche complesse, oculata gestione degli investimenti, necessità di professioni specifiche complementari, coordinamento delle capacità e dei saperi, economicità dell’azione amministrativa, trasparenza nella gestione degli appalti richiedono attenzione organizzativa nella definizione delle aree tecniche a salvaguardia della sicurezza di pazienti ed operatori ed a garanzia di scelte efficaci nella realizzazione e gestione degli spazi sanitari. Ne emerge una nuova figura di coordinamento tecnico a diretto contatto con la direzione strategica che, oltre le specifiche scelte e definizioni organizzative (dipartimento, direzione tecnica, funzione trasversale specialistica), deve prevedere capacità e formazione specifica che possiamo definire di ingegneria della salute a sottolineare l’obbiettivo ultimo di tutela della salute come valore sociale ed elemento caratteristico delle professioni tecniche in sanità. Solo salvaguardando questa professionalità, la sua etica e la sua formazione adeguata sarà possibile prevedere un futuro per l’edilizia sanitaria ricordando, come annunciava Charles Kettering, che “tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita”.

 

Bilbiografia

Architecture of change – Sustainability and humanity in the built environment, Feireiss K, Feireiss L.. Berlin, Gestalten, 2008

Edilizia ospedaliera – approcci metodologici e progettuali, Capolongo S.. Milano, Hoepli, 2006;

La programmazione Sanitaria – Metodologie e strumenti di valutazione per le regioni e le aziende sanitarie, AA.VV.. Roma, edizioni Formez, 2005;

L’attività di contracting nella Pubblica Amministrazione, Rimoldi C.. Milano, edizioni Guerini, 2003;

Hospitals in a changing Europe, Martin McKee and Judith Healy. European Observatory on Health Care Systems Series, Open University Press, 2002.

 


[1] Ulrich fra tutti con le sue ricerche sulla riduzione dei tempi di degenza nei reparti di terapia intensiva e terapia intensiva neonatale.

 

[2] WHO/CDS/2002.12, Prevention of hospital acquired infections. A practical guide. Second edition; CDDR, Construction related nosocomial infections in patients in health care facilities.

 

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Ing. Alessandro Caviglia

Direttore “Progetto e sviluppo città della salute, della ricerca e della didattica” Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta

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